Massimo Della Torre è un manager di base a Londra, con alle spalle studi di economia nelle migliori università d’Europa. Stiamo parlando del solito manager folgorato dall’agricoltura che decide di ritirarsi in campagna? Non proprio. L’idea di Massimo Della Torre è quella di applicare i principi del proprio lavoro alla produzione di miele, commercializzato con il marchio Fundus dellaTorre (Valenza • Cascina Cortili Grandi • mdt@fundusdellatorre.com), in modo da assicurarne la maggior redditività possibile. Quindi alta qualità, offerta sul mercato internazionale - puntando sulle boutique del gusto e gli hotel 5 stelle - cura estrema del packaging.
Però anche il marketing deve fare i conti con la natura. E qui, al progetto di Massimo, è arrivato in aiuto il fondo di oltre cento ettari sulle colline del Monferrato, tra Valenza e San Salvatore, di proprietà della famiglia da secoli. Narra infatti una leggenda che, già nel 1290, un ramo piemontese della famiglia Della Torre - uno dei più antichi casati della nobiltà italiana, che dominò gran parte dell’Italia Settentrionale tra il XII ed il XIV secolo - possedesse diversi terreni, sulle colline del Monferrato. Questi erano coltivati per lo più a cereali e a prodotti agricoli, ma si praticava anche l’apicultura da nomadismo.
Questa antica tradizione è stata ripresa dagli apicoltori del Fundus, che, fedeli agli insegnamenti di Padre Adam - al secolo Karl Kehle (1898 – Buckfast 1996), il monaco tedesco appartenente all’ordine benedettino che per più di 60 anni è stato responsabile dell’apicultura all’Abbazia di Buckfast - si pongono l’obiettivo di non alterare la purezza del miele, nell’ottica di conservarne le caratteristiche organolettiche e nutritive. Nei terreni del Fundus ci sono le arnie dove si producono miele di acacia, di erba medica, di rovo, di edera, ma anche di cipolla, di melata e di tiglio. Del nomadismo sono anche frutto il miele di cardo, di limone (con il suo profumi intenso di zagara), di spiaggia (con le straordinarie note aromatiche che gli dona l’elicriso), di castagno e di fico d’India (un miele raro, di cristallizzazione quasi immediata). Una produzione complessa e in evoluzione (a breve un tecnologico impianto di noccioleti), oggi quasi completamente distribuita all’estero, ma che nei prossimi mesi guarderà anche all’Italia, a partire dal Monferrato che ospiterà Golosaria.