Che colpo di cuore! Che emozione! Che scoperta! È l'Antica Osteria del Progresso (via del Progresso 22 – tel. 0245482954) di Milano. È osteria vera, come non ce ne sono più, con ambiente e atmosfere che vi restituiranno uno spaccato di vita meneghina ottocentesca e vi lasceranno a bocca aperta.
Solcato il portone su cui campeggia la bella insegna verde con scritta oro, sulla sinistra le cassette della posta, la lapide con la corona che ricorda Andrea Bontadini, trucidato il 24 dicembre 1944 nel campo di sterminio di Mathausen, infine la corte, che custodisce una delle ultime case di ringhiera, il campo di bocce, la porticina che dà accesso all’osteria. Bocciofila 1850, la scritta che i titolari portano con orgoglio sulle maglie, a segnalare gli anni di onorato servizio di questo affascinante luogo di umanità, un’emozione se pensate che 1848 è l’anno delle Cinque giornate di Milano, e che tra queste mura son state condivise gioie e dolori di generazioni, respirando il Risorgimento, con le arie di Giuseppe Verdi al Teatro alla Scala, poi della Grande Guerra, del fascismo e della Seconda guerra mondiale, quindi della liberazione e del miracolo del boom economico del dopoguerra, che vide scrivere alcune delle sue pagine più significative proprio nei dintorni, con le migliaia di tute blu che qui passavano per raggiungere Breda, Pirelli, Falk, Marelli, Ansaldo.
Potrete accomodarvi nella piccola e graziosa saletta con mattoni a vista, nella luminosa veranda, o, se amate mangiare all’aperto, nella bella stagione, nel magnifico dehors sotto alla glicine di fianco al campo di bocce.
In sala Davide Maffucci e Marco Cucchi, padroni di casa che trattano la clientela con simpatia, professionalità e, qualora sia richiesta (soprattutto a pranzo), velocità “meneghina”.
Una bella sorpresa la cucina, che vede ai fornelli Gianluca Grecchi, chef di valore che i lettori del GattiMassobrio ben conoscono per averlo apprezzato nelle sue precedenti esperienze.
In tavola, riccioli di fassona (la carne è della macelleria Annunciata di Milano) su fonduta di patate, pasta, con tagliolino con ragù di lepre o riso (Carnaroli della Tenuta San Massimo di Groppello Cairoli), con risotto pesto di pinoli e chicchi di melograno. Poi di secondo, ossobuco con verdure, baccalà mantecato crema di cavolo viola o ricciola su crema di cannellini. Cheesecake, tiramisu o millefoglie a chiudere la sosta in questa osteria, che non è certo meta da gastrofighetti, ma che è indirizzo imperdibile per chi ha Duomo, Madonnina e nebbia, nel sangue, per chi “Milàn l’è un gran Milàn”!