I fratelli Pierangelo e Laura Boatti, insieme alla madre Donna Carla Dellera Boatti (“LaCarla” o “mamma”, com’è chiamata con affetto da tutti i suoi collaboratori) continuano con determinazione l'eredità lasciata dal padre, Carlo Boatti. Oltre a celebrare questo importante anniversario, sono pronti a condurre Monsupello verso nuovi traguardi, testimoniando così la continua evoluzione e il futuro luminoso dell'azienda, raccontando il nuovo corso che si basa su solide fondamenta e su altrettante solide collaborazioni.
Alla
conferenza stampa del 14 marzo 2024 a Milano,
Pierangelo Boatti,
chef de cave di Monsupello, con un “fuori programma” legge un emozionante messaggio scritto di proprio pugno, denso di umanità che intende raccontare con il cuore in mano cosa significhi per lui il vino nell'Oltrepò Pavese. Per lui, questo vino è sinonimo di cura delle vigne e produzione attenta in cantina, oltre che di ricerca costante per avere vini capaci di narrare una storia.
Al centro Pierangelo Boatti con il microfono“Da sempre la mia famiglia ha creduto nel nostro territorio e soprattutto nella vigna e nella cura assoluta della terra. Io sono felice di aver contribuito con tanta passione, con tanta curiosità e studio alla crescita di attenzione nei confronti, non solo delle bollicine dell’Oltrepò, ma del Metodo Classico Italiano. Ho immaginato e disegnato un modello di vino a cominciare dal Nature, che fosse unico ma non strano, che fosse complesso ma non complicato, che fosse bevibile, e soprattutto in modo esclusivo per tutti. Ho sempre cercato di fare dei vini unici, ma al tempo stesso universali, che piacessero agli esperti di vino ma fossero apprezzati anche dagli appassionati, da coloro che cercano il piacere e il buon vivere nel vino. Al primo posto ho sempre cercato di mettere la finezza; certo, anche eleganza, ma in particolare la bevibilità, senza inseguire mode o fare cose strane. Ecco, Monsupello, la famiglia Boatti, cercherà sempre di seguire questa strada, senza avere miti nella tradizione, ma sapendo sempre guardare avanti”.
Monsupello è indubbiamente
leader nella produzione di spumanti in Italia, rinomata per la sua capacità di innovare mantenendo salda l'identità di una
"family company".
Fondata alla fine dell’Ottocento nella località di Cà del Tava, con appena due ettari di terreno nel comune di Oliva Gessi, l'azienda ha una storia che si estende per oltre un secolo, durante il quale si è dedicata con cura alla coltivazione dei propri vigneti. Nel 1914, la famiglia Boatti acquista un'altra tenuta chiamata "Podere La Borla" nel comune di Torricella Verzate, a pochi chilometri di distanza da Cà del Tava. Qui viene costituita la cantina, che oggi è stata potenziata e modernizzata per la vinificazione delle uve provenienti dai terreni originari della famiglia e da quelli successivamente acquistati. Nel 1959, Carlo Boatti avvia un significativo sviluppo aziendale attraverso diverse iniziative: acquisisce nuove terre nei comuni di Casteggio, Redavalle e Pietra de’ Giorgi, ridisegna la composizione dei vitigni introducendo nuove varietà, realizza nuove strutture e modernizza l'impianto per la vinificazione, l'imbottigliamento e lo stoccaggio dei vini; i suoi attuali appezzamenti arrivano a 50 ettari di vigneti densamente piantati con potatura corta, garanzia di qualità elevata. Considerando anche i terreni in affitto,
la superficie totale raggiunge circa 100 ettari.
Carlo Boatti, figura chiave nell'evoluzione dell'azienda, si distingue come un visionario, creando il primo spumante "Il Nature Pas Dosé " e introducendo il concetto di grande affinamento "Sur lies", al quale Monsupello continua a credere.
Monsupello vanta una serie di prestigiose referenze nel mondo degli spumanti, tra cui il
"Pas Dosé", uno spumante secco senza annata, il
"Brut senza annata", il "
Ca del Tava" (dedicato al bisnonno e proveniente da una vigna unica), il
"Rosè" che rispecchia il gusto d’oggi e il
"Blanc de Blancs" ottenuto dalla base di chardonnay. Queste eccellenze non sono solo il frutto di una grande dinamicità aziendale, ma soprattutto della volontà di Pierangelo di osare, sperimentare e spingersi oltre i confini tradizionali.
IL PODERE DOVE L’UVA BORLA GIÒ
Il "Podere La Borla" rappresenta un vino rosso fermo destinato all'invecchiamento. La sua storia, che supera i sessant'anni, è stata ricreata in un pomeriggio di ottobre grazie alla piena collaborazione della famiglia Boatti (Pierangelo, Laura e la madre Carla) e dell'
enologo Marco Bertelegni.
Questo racconto è intriso di affettuosi ricordi legati alla figura indimenticabile di Carlo Boatti e offre spunti di grande interesse per coloro che desiderano approfondire le vicende legate alla produzione vinicola dell'Oltrepò Pavese. Se la storia del Metodo Classico di Monsupello ha inizio nei primi anni Ottanta, quella del Podere La Borla ha le sue radici all'inizio degli anni Sessanta, quando Carlo Boatti decide di dedicarsi completamente alla cantina di famiglia. Nel 1961, Boatti introduce un nuovo elemento nella produzione vinicola: affianca alla
Barbera frizzante “Magenga” un rosso fermo invecchiato in botte grande. Una scelta insolita per l'epoca, in una regione nota principalmente per vini giovani e frizzanti. L'ambizione di Carlo Boatti è quella di produrre un vino di livello internazionale utilizzando le uve tipiche dell'Oltrepò Pavese, come la barbera, la croatina e l'uva rara. La sua scelta si rivela presto un successo: il vino del Podere La Borla supera i confini nazionali e diventa noto anche all'estero, approdando persino oltreoceano. Per esempio, viene inserito nella carta dei vini del Giambelli’s di New York, un ristorante aperto nel 1960 da Francesco 'Frank' Giambelli di Voghera, molto famoso all'epoca.
Anche in Italia, il vino del Podere La Borla gode di estimatori di prestigio.
Luigi Veronelli, dopo aver visitato l'azienda nella seconda metà degli anni Sessanta, regala ai Boatti una litografia di sé stesso raffigurato come la Gioconda (opera del pittore bergamasco Mario Donizetti), accompagnata da una dedica tanto ironica quanto lusinghiera:
"Se avessi bevuto un sorso del Podere La Borla, avrei anche sorriso".
I sorrisi sono comunque garantiti il 25 ottobre 1969, quando il vino del Podere La Borla è presente sul tavolo delle nozze di Carlo Boatti e Carla Dellera. Questa lunga storia, qui brevemente riassunta, ha origine dal vigneto La Borla, il cui nome fa riferimento alla sua pendenza, che può far sì che le uve
"borlino" giù (il termine lombardo per "cadere").
Situato su terreni limoso-argillosi, questo antico vigneto è stato acquistato dai Boatti nel 1914 e da allora è coltivato principalmente a barbera e croatina, con qualche filare di altre varietà come l'uva rara.
Nel 2012, il vigneto è stato reimpiantato con pinot nero e le uve di base per il Podere La Borla hanno iniziato ad essere raccolte nel vicino vigneto Monsupello. Quest'ultimo è il vigneto storico situato sul promontorio omonimo che ha dato il nome all'azienda, reimpiantato nel 2008 principalmente a barbera e croatina. E, per dar lustro alla lunga storia di questa azienda, è proprio il Podere La Borla a essere stato selezionato per creare una speciale bottiglia celebrativa dei 130 anni, dedicata a Carlo Boatti.
LA CERTIFICAZIONE BIGOT HA 9 PARAMETRI
Durante la presentazione, ampio spazio è stato dedicato a raccontare l’impegno di Monsupello per la
sostenibilità ambientale attraverso un protocollo di auto-disciplina aziendale volto al rispetto dell'ambiente, nel contesto delle certificazioni che attestano la qualità dei suoi vini.
L'azienda ha sviluppato un
protocollo di certificazione chiamato Bigot, dal nome del suo ideatore, l'agronomo Giovanni Bigot, creato in oltre 25 anni di lavoro e presentato al mondo viticolo quattro anni fa, per valutare il potenziale qualitativo dei vigneti e gestire la complessità agricola.
L'indice Bigot considera
9 fattori agronomici misurabili al fine di massimizzare la qualità di ogni vigneto. La gestione agronomica, racconta Giovanni Bigot, si concentra sull'analisi della vigoria del vigneto, il suo stato idrico, la biodiversità del suolo, il carico produttivo e il cotico erboso fertile, ovvero un terreno fertile che non viene trattato con erbicidi chimici, ma viene mantenuto tramite pratiche di diserbo meccanico e seminazione di specie erbacee che favoriscono la resistenza all'erosione del terreno causata dalla siccità o da forti piogge, particolarmente rilevante su pendenze fino al 38%, una caratteristica tra le più importanti per i dettami europei.
Ora, anche se non è certificata biologica, la produzione di Monsupello può essere paragonata a quella dei vini biologici: l'azienda ha investito notevoli risorse nella cura e nella tutela dell'ambiente, garantendo un controllo estremamente preciso sul vigneto.
IL PROGETTO SOCIALE IN VINO LIBERTAS
Inoltre, è anche fortemente attiva nel tessuto sociale del territorio con diverse iniziative, come il
progetto di sostenibilità sociale,
"In Vino Libertas", in collaborazione con le scuole superiori di Voghera (le classi 5^) e il carcere di Voghera.
L'iniziativa ha coinvolto gli
studenti e i
detenuti nell'attività di lavoro nei vigneti insieme ai collaboratori dell'azienda, creando un'occasione di festa e di messaggio positivo per coloro che cercano una seconda possibilità nella vita. Il progetto prevede inoltre momenti di confronto sui principi della Costituzione con don Pietro Sacchi, il parroco di Voghera che sostiene attivamente l’iniziativa anche tramite l’associazione “Terra di Mezzo”, che si concentra principalmente sull'incrocio tra il mondo della pubblica istruzione e quello della marginalità sociale. La vigna è stata dunque utilizzata come pretesto per creare un contesto in cui tutto questo potesse avvenire: l'uva, metaforicamente, viene "scomposta" dalla sua condizione attuale per poi essere trasformata in qualcosa di molto più bello, sprigionando odori, sapori e colori.
Il risultato di questo impegno è stato
il primo vino "Sprigionato" (disponibili Sauvignon e Müller Thurgau) fornito dall'azienda durante la vendemmia del 2023. La manualità, la gestualità e il lavoro nei vigneti hanno permesso a Monsupello di aprire le porte della sua storica cantina con grande spirito di accoglienza, unendo due mondi apparentemente diversi in un'unica esperienza significativa.
Diverse esperienze di vita che si incontrano attorno alla vite: incontri semplici e al tempo stesso generativi. Una mescolanza che ritroviamo in una delle frasi scelte da Laura Boatti per il nuovo depliant cartaceo, che si sfoglia in movimento come lo sbocciare di un fiore:
"Altro il vino non è se non la luce del sole mescolata con l'umido della vita - Galileo Galilei".
Ed è sotto il sole della primavera che, dal colore identitario “verde Monsupello”, fiorisce nuovamente la storia dei “Signori di Pavia” in questo anniversario eccezionale.
L'Azienda Agricola Monsupello produce una gamma completa di vini, da mani eleganti e delicate, utilizzando una varietà di uve, tra cui pinot nero, croatina, riesling renano, sauvignon, chardonnay, merlot, cabernet sauvignon e nebbiolo, con un’offerta che comprende 7 spumanti metodo classico, 7 vini bianchi, 1 vino rosé, 15 vini rossi e 3 vini dolci.