Una storia di coraggio e passione. Un’avventura iniziata con poca terra in affitto e una piccola produzione di vino venduto sfuso. Un percorso di oltre sessant’anni che ha visto una famiglia valorizzare il territorio con responsabilità, dedizione e rispetto.
I vigneti dell'azienda Monte del Frà di SommacampagnaQuella di
Monte del Frà è una delle storie che sempre, ma più che mai in questo periodo, scaldano il cuore, potendosi riassumere in un invito a non avere paura, a credere in un destino buono, ad accogliere la sfida che ogni giorno rappresenta.
Era il 1958 quando
Massimo Bonomo affittava alcuni terreni a Monte del Frà (luogo dove dal 1492, i frati – in veneto “Frà” – dell’Ordine di Santa Maria della Scala di Verona si erano dedicati alla lavorazione dei vigneti, come documentato da un testo conservato nella Biblioteca Capitolare della cittadina scaligera che registra l’affitto nel 1619 di 25 campi destinati a vigneti e ad alberi da frutto, nonché il canone dovuto per poter lavorare i terreni di Sommacampagna). Ha due stanze, e in una va a vivere con moglie e figli, nell’altra inaugura una “frasca”, un’osteria di famiglia che si chiamava così per il ramo di frasca, appunto, che veniva esposto all’inizio della strada. Per vivere, coltiva grano, ma anche fragole, pesche e uva, e avvia una piccola produzione di vini, che poi vende nella “frasca”. È l’inizio di una vera e propria “storia di amore”, che trent’anni dopo, e precisamente l’’8.8.1988, vedrà la famiglia proporre al mercato la sua prima linea di bottiglie etichettate.
Oggi a gestire la cantina sono
i figli di Massimo,
Eligio ( “l’uomo della vigna”) e
Claudio (l’enologo), con i
nipoti Marica (figlia di Eligio),
Massimo e Silvia (figli di Claudio).
La famiglia Bonomo al completoL’azienda attualmente conta su
137 ettari di proprietà e 65 in affitto in tutte le principali denominazioni vitivinicole veronesi, con terreni che vanno da Sommacampagna fino alla Valpolicella Classica con la Tenuta Lena di Mezzo, acquisita nel 2006 e situata ad est di Fumane.
Nella struttura di San Pietro in Cariano, acquistata nel 2019, sono dislocati la vinificazione, l’appassimento e lo stoccaggio della produzione dei grandi rossi veronesi. La produzione ora si attesta circa su
1.500.000 bottiglie, con il 60% che viene destinato al mercato estero. Dei rossi, di pregio, vi diremo in altra sede, perché qui invece ci preme condividere con voi le emozioni che ci ha dato la
degustazione dei loro grandi bianchi, orgogliosa interpretazione del
Custoza, doc che peraltro proprio a giugno si appresta a celebrare i 50 anni.
Marica BonomoIn un percorso guidato dalla bella e competente
Marica Bonomo, affiancata da Claudio Introini, enologo di razza e prezioso consulente della famiglia, il primo bicchiere è stato il
Custoza Doc 2020. Un bianco che esprime una modernità non ricercata nella tecnica, ma trovata nel territorio. Dal bel colore giallo paglierino brillante, al naso è fine, piacevolmente floreale, cui seguono note di agrumi e sentori di mela verde, pesca, albicocca, e che si segnala poi per una raffinata nota minerale, che torna subito al palato dove il sorso si caratterizza per sapidità e piacevolissimo equilibrio. Un vino che si potrebbe definire
“easy but not stupid”, a motivo della sua godibilissima bevibilità, ma la cui eleganza ha il passo dei grandi vini. Se ne beve, e se ne ribeve.
La bottiglia di Custoza Doc 2020È vero fuoriclasse il
Cà Del Magro Custoza Superiore, il vino più rappresentativo della storia aziendale, emblema del territorio e figlio di un antico vigneto di oltre cinquant’anni, collocato su una collina nel cuore di Custoza, a sud-est del Lago di Garda. Le colline, che si trovano a 100/150 s.l.m., sono di origine morenica con terreno calcareo, argilloso, ghiaioso. Cà Del Magro (da uve garganega, trebbiano toscano, cortese e incrocio manzoni), nel millesimo 2018, si propone con una bella veste dorata, mentre al naso colpisce per la sua intensità e complessità olfattiva dove si distinguono profumi floreali di camomilla e fiori bianchi, poi note fruttate di mela Golden, albicocca, pesca gialla e frutta esotica, e in particolare di ananas e mango, quindi suggestiva speziatura e intrigante nota minerale e di pietra focaia, mentre in bocca è sapido, di buona struttura e lunghissima persistenza. Chi ha bottiglie di questa annata, se riesce (perché non sarà certo facile resistere alla tentazione di stapparle), provi a “dimenticarle” in cantina, è vino che dal tempo acquisisce sfumature aristocratiche tutte da scoprire.
La bottiglia di Custoza Superiore "Cà del Magro"Una sfida vinta, infine, il
Colombara Veronese Garganega Igt 2016, garganega in purezza figlia del vigneto Colombara, situato in località Oliosi (piccola frazione del comune di Castelnuovo del Garda situata a sud est del Lago di Garda), e che ha profondo carattere ed è interamente terrazzato, su una collina che si trova a 100/200 metri s.l.m., ed è di origine morenica con terreno calcareo e argilloso. Peculiarità di questa vigna, la scelta di procedere – al momento della completa maturazione dell’uva, che di solito è nella prima decade di ottobre – alla recisione del tralcio in surmaturazione. Nonostante gli anni, nel bicchiere si rivela ancora giovane, dal lungo potenziale di invecchiamento, e si presenta di colore giallo oro, con profumi di erbe officinali, fiori di camomilla e albicocca, note di zafferano e raffinata mineralità, gusto setoso, ma con sorso che si muove con grande eleganza su sentori di frutta esotica e spezie, caratterizzato da una spiccata sapidità, per chiudere con ottima persistenza retrolfattiva. Frutto, mineralità, classe...Che uva affascinante la garganega!
La bottiglia di Colombara 2016