Dici Barbera e pensi al Piemonte. Per questo non puoi non rimanere sbacalito quando degustando una Barbera, non grande, ma grandissima, nei diversi millesimi che raccontano il trentennio della sua vita, scopri che non viene dal Monferrato o dalle Langhe, bensì dall’Emilia Romagna. È quello che ci è successo con Nabucco, rosso - gioiello dall’anima barberosa, che abbiamo incontrato viaggiando tra le trenta vendemmie della sua storia.
È la sfida vinta di Paolo Pizzarotti, patron illuminato della cantina Monte delle Vigne di Ozzano Taro, in provincia di Parma. La sua intuizione, dar voce alle dolci colline adagiate sulla riva destra del fiume Taro e attraversate dalla via Francigena - zona ad alta vocazione vitivinicola, come documentato già da Fra Salimbene de Adam che, nelle sue Cronache Medievali definiva il territorio “Li monti de le vigne” - valorizzando due vitigni, barbera e malvasia, a suo avviso, capaci di esprimersi in questa terra come eccellenze.
Quello che agli esordi era un sogno, è realtà.
Cresciuta dai sette ettari degli inizi, nel 1983, ai sessanta attuali. Dotata dal 2006 di una preziosa cantina ipogea, a pigiatura gravitazionale, a temperatura costante, con sistema geotermico e di recupero delle acque piovane per l’irrigazione, in perfetto equilibrio tra funzionalità ed estetica, tra innovazione e modernità. Con un team affiatato e di valore, che, guidato con competenza dall’amministratore delegato Lorenzo Numanti e dall’agronomo Andrea Bonini, ha visto la cantina affermarsi a livello internazionale.
Monte delle Vigne, oggi come ieri, vede la qualità dei vini accompagnarsi sempre al rispetto dell’ambiente e a una filosofia che guarda alla sostenibilità come valore irrinunciabile. Il che significa adozione del fotovoltaico per produrre l’energia destinata all’autoconsumo in cantina, continua riduzione dell’impronta carbonica, utilizzo di agricoltura di precisione e conduzione dei vigneti in regime biologico con quanto ne deriva in termini di pratiche agronomiche. Detto che l’azienda è realtà leader anche nell’enoturismo, in virtù dell’attenzione all’accoglienza, documentata dall’aver pensato a camere e a un’offerta di ristorazione, e per aver inventato quell’Aperistreet con cui ogni giovedì la cantina accoglie oltre mille persone, che arrivano a condividere un’esperienza di gusto unica, degustando i vini aziendali in abbinamento ai piatti proposti dai food truck, con una formula che è quella del pic-nic. Un’iniziativa che sta riscuotendo un successo formidabile avendo catturato in particolare l’interesse dei giovani winelovers.
Due i vini di punta. Spiazzante, per la sua notevole caratura, Callas 2020. Malvasia di Candia Aromatica in purezza, con macerazione sulle bucce in anfora per un 30%, ha colore giallo paglierino brillante, naso dalla fine aromaticità con note floreali di tiglio e di agrumi, tra cui spicca il cedro, sentori di salvia e timo, mentre al palato è fresco e sapido, di buona lunghezza.
E, come dicevamo in apertura, Nabucco, un autentico fuoriclasse. Vinificato per la prima volta nel 1992, e da subito pensato per esaltare il valore della barbera, visto che per il vino è sempre stata prevista una percentuale di merlot, che tuttavia non è mai stata superiore al 30% e ora è solo del 10%. Questo grande Rosso italiano trova espressioni emozionanti nei millesimi 2015, 2011, 2005 e 1998.
Con il 2015, che racconta l’annata non particolarmente calda di cui è portavoce, con note di frutta matura, spezie, caffè, tostato, e sorso caldo, tannino morbido, quasi rotondo.
Il 2011, che figlio di un’annata fuori dagli schemi, per la primavera con temperature superiori alla media, che han dato inizio a uno sviluppo vegetativo anticipato, e per la vendemmia anticipata tra agosto per il merlot e settembre per la barbera (che ha tratto beneficio dal caldo di agosto, favorendo un abbassamento naturale dell'acidità tipica del vitigno). Nel bicchiere dopo un’iniziale timidezza, si apre e va in un crescendo “Verdiano” rivelando una splendida integrità, con profumi di frutta rossa, nota balsamica, fine speziatura, con una raffinata nuance ammandorlata, che si ritrova anche al palato, dove si propone disteso ed equilibrato.
Il 2005, annata normale, che svela la vinificazione avvenuta nella nuova cantina, con l’uso di legni nuovi, con note di marasca sotto spirito, viola appassita, prugna, tabacco e vaniglia, e gusto dal retrogusto speziato.
E il 1998, che dopo un quarto di secolo, dice della longevità della barbera, con un naso ancora vivo, balsamico, con sentori di sottobosco, frutta secca, liquirizia e spezie, e con un gusto dalla trama setosa e distesa.
Il bello tuttavia è che se queste annate formano un poker suggestivo, a lasciare a bocca aperta sarà il 2018, millesimo che anche nel modo con cui si presenta, con un’etichetta nuova, comunica un cambiamento, un lavoro diverso fatto in vigna e in cantina, che a un rosso di suo già eccellenza, riesce a far fare un passo qualitativo ulteriore, con un vino che tenendo conto delle mutate condizioni del clima, va a valorizzare la finezza. A far svoltare ancora in meglio, l'introduzione di botti di rovere da 25 e 20 ettolitri e la riduzione dell'inserimento di legni nuovi al di sotto del 30%, con il risultato che il vino è più fresco, fruttato, polposo, con tannini meno evoluti, pur conservando la sua struttura ma in versione di maggiore eleganza. Realizzato con 90% di barbera e solo 10% di merlot, ha colore rubino intenso, bouquet ampio che si apre su profumi di rosa, poi si esalta con note di frutta rossa, quindi stupisce con sentori speziati e nota ammandorlata di grande raffinatezza, mentre al palato ha corpo, freschezza e sapidità a rendere il sorso dinamico, potenziale che lascia intravvedere longevità e un grande futuro. Un vino immenso, che fa guardare ai 30 anni di Nabucco come a un prestigioso traguardo, sì, ma con la consapevolezza che solo di una tappa di un cammino di successo si tratta, perché la storia continua!
Monte delle Vigne
Strada Monticello, 22
Ozzano Taro (PR)
Tel. 0521 309704