Ma voi sapete cos’è il paw paw? È il banano di montagna ossia l’unico membro della famiglia tropicale delle Annonacee che vive nelle zone temperate. Si chiama Asimina triloba, in verità, ma anche paw paw o banana di Hoosier.
La pianta del paw pawOra, io conosco l’anona, che il mio amico Francesco Saliceti raccoglie nello Stretto, dalla parte calabrese, ma il paw paw mi mancava e con l’anona ha molte similitudini: nella forma, nel gusto e anche nella conformazione dei semi che ricordano un frutto esotico. L’ho assaggiato appena raccolto nell’azienda biologica
Roncaglia Serabial (
Str. Roncaglia, 25 - tel. 347 098 3716 - 339 1891213)
di Aldo e Davide Bianciotto a
Bricherasio (è un’antitumorale per eccellenza, come l’anona) che venerdì scorso mi ha rapito per portarmi a visitare un’incredibile
piantagione di mele di ben sessanta varietà.
Davide Bianciotto tra le piante di mele della sua aziendaLa loro azienda, come tante, si è sviluppata con la coltivazione dei kiwi, che ci sono ancora, benché le mele stiano offrendo grandi soddisfazioni. Con 60 varietà possono compiere una raccolta scalare e poi rivendere in tempi diversi il tutto. Dove? E qui sta la genialità di Davide: nei gruppi di acquisto di Piemonte, Liguria e Lombardia. Ne forniscono 80 e coi consumatori finali hanno un rapporto praticamente personale.
Aldo e Davide Bianciotto con i loro prodottiDavide è speciale, perché gli occhi parlano di un mestiere che gli dà gioia. Il papà produce anche un vino per gli amici, ma i suoi
succhi di mele sono fantastici, ancor più quello con la mela rossa, che ha la polpa del medesimo colore.
La mela rossa coltivata dall'azienda Roncaglia SerabialNon lontano da questa bella azienda c’è anche l’
agriturismo di Rossana Turina (
Str. Tagliarea, 16 - tel. 0121 59257), che ha una bella casa di campagna in collina, dove fermarsi a pernottare per scoprire le attrattive (che sono tantissime) di questo territorio fra i monti. Se andate verso la montagna ecco il forte di Exilles, ma che dire del museo della Cavalleria di Pinerolo?
Nell’areale saluzzese, confinante, ci sono i nostri amici monaci del
monastero di Pra d’Mill, che fanno una teoria di
confetture buonissime, mentre più in là c’è l’Abbazia di Staffarda, una delle costruzioni medievali più belle mai viste.
Con Rossana siamo stati a pranzo a
Le Arcate di Fenile, neo faccino radioso della nostra guida recensito pochi giorni fa
LINK, mentre in un altro viaggio avevamo conosciuto i suoi amici giovani produttori, mangiando i salumi della
macelleria Caffaratti di Bricherasio (
via Roma, 2 - tel. 0121 59144) che vende la carne a filiera cortissima, essendo i capi di razza bovina Piemontese, allevati in una sola stalla di fiducia, che abbiamo visitato (
link).
Questa volta, invece siamo stati da
Luca Bonansea (
az. agr. il Palaset - strada Camborgetti Ballada, 37 - tel. 3665250410), un giovane che ha preso in mano l’azienda di famiglia per trasformarla in un museo della civiltà contadina, un laboratorio con annesso shop per il pubblico, dove rivende i suoi prodotti sotto il marchio Palaset.
Luca Bonansea all'ingresso della sua azienda agricolaUno su tutti mi ha sorpreso ed è la
torta di nocciole, umida, saporosa, creata con le nocciole che suo padre Claudio aveva piantato proprio qui, a Bricherasio.
La torta di nocciole del PalasetMa Luca fa anche succhi di frutta, confetture, conserve e un’altra teoria di dolcetti, fra cui brutti e buoni e baci di dama, oltre a una crema di nocciole conosciuta ai produttori del
Golosario. Non so come abbia fatto in poco tempo a raggiungere un livello così alto dal punto di vista qualitativo. Ma siccome è giovane, sta già pensando di far diventare il vecchio forno a legna un luogo dove ritrovarsi e poi magari qualche camera per vivere nel silenzio di questa campagna vigorosa.
Rossana e Guido Calleri Di Sala, nobile famiglia di Bricherasio, hanno voluto creare un evento nella loro villa antica (mamma Gianna e i fratelli Roberto, Maria Clotilde e Chantal), radunando tutti questi piccoli produttori, in un pomeriggio di settembre, insieme ai
Vignaioli di Bricherasio e a
Raspini con i suoi salumi. Un gesto che suona come un programma: insieme si fa tanta strada.
Da sinistra: Rossana Turina, Paolo Massobrio, Federico Francesco Ferrero e Guido CalleriQuella sera ho riassaggiato il
Blanchet di Luca Trombotto dell’azienda
La Rivà e l’ho ritrovato buonissimo, come il campione dell’annata precedente che è stato un Top Hundred della nostra selezione.
Ma Rossana mi ha accompagnato anche in un’altra cantina, che affina le bottiglie nelle cave di talco. Siamo a
Barge (
Via S. Agostino, 40 - tel. 0175 346271) e la teoria dei
vini dell’azienda
L'Autin, di Mauro ed Elisa (la figlia) Camusso mi hanno colpito.
L'ingresso della cantina L'Autin di BargePiù sui vini bianchi che sui rossi, in particolare il loro Riesling renano che chiamano “Pellengo”. Ma notevole è anche un bianco da vitigno autoctono, il bianc vert, che hanno battezzato "Verbian". Sa invece di miele l’
Eli brut, pas dosè che si affina nelle grotte di talco. Tuttavia, il vino clamoroso che vale il viaggio, sarà il
Passi di Gio, da uve malvasia moscata passita.
Le bottiglie de L'Autin Ma su questi vini ci torneremo presto. Per ora è tutto, ma soprattutto è tanto.