Era l’ 11 giugno del 1889 quando il cuoco napoletano Raffaele Esposito realizzò la prima pizza della storia. E oggi il piatto diventato il simbolo del Bel Paese si candida a diventare patrimonio Unesco. La decisione è stata presa dalla Commissione nazionale Unesco che, sventata la candidatura americana, ha inserito l’ "Arte dei pizzaioli napoletani" nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’umanità. Il dossier sarà valutato nel 2017 e il verdetto sarà espresso entro dicembre dello stesso anno. E mentre i ministri Martina e Franceschini si dicono orgogliosi del risultato, i pizzaioli partenopei già festeggiano. (QN) @ Ma non è tutto oro quello che luccica. E se da un lato per la pizza è in arrivo un grande riconoscimento, dall’altro la Dieta Mediterranea perde punti in Italia e li conquista negli Stati Uniti. Secondo i dati diffusi da Coldiretti, nella patria del cibo spazzatura si mangia meglio che in Italia, e gli americani sono i primi al mondo per consumo di vino e conserve di pomodoro, mentre si piazzano alle spalle di Italia e Spagna per l’olio d’oliva. Ma cosa mangiano gli italiani? Abbondano in sushi ed hamburger (IlGiornale) @ Tutti pazzi per il ristorante a portata di…smartphone. Lo sa bene JustEat, il servizio di takeaway sbarcato online che mette in contatto i ristoratori con i consumatori e che in Italia sta riscuotendo un grande successo. “In Italia stimiamo ci siano quasi 15mila ristoranti - commenta il manager della piattaforma Daniele Contini - di cui 3500 sono su JustEat. L’incremento maggiore si è sviluppato al Nord, al Centro e nelle grandi città. Mentre nel Centro Sud la crescita è più lenta”. Ma quali sono i cibi più venduti? La pizza spopola al centro-sud, mentre il nord predilige cucine etniche, hamburger gourmet e piatti vegani e vegetariani. @ Ma del business legato al cibo a domicilio parla anche Roberta Schira, che sul Corriere della Sera traccia una panoramica dei principali servizi di food delivery di Milano. Con un risultato che fa riflettere: 5 euro di sovrapprezzo medio richiesto dalle piattaforme online; 50 minuti il tempo di attesa per la ricezione degli ordini; 30% la quota percentuale di appetibilità che perde il cibo trasportato a domicilio. Promosso soltanto il sushi, bocciate invece la pizza e la carne.