La Notizia

16.03.2016

Chi aprirà un ristorante, bar o negozio nel centro di Firenze dovrà vendere almeno il 70% di prodotti toscani con marchio Dop, IGP o inseriti nell’elenco delle tipicità locali. E’ la “gastro-crociata” intrapresa dall’amministrazione comunale per contrastare l’invasione di kebabbari e cibi etnici, ma che rischia di colpire anche i promotori del cibo made in Italy. Tra i fiorentini il fronte è diviso e ad opporsi a questa soluzione è anche Annie Feolde, fondatrice e chef della storica enoteca Pinchiorri, che dice: “Il Pianeta è diventato piccolo. Non possiamo essere così ottusi”.  A darle man forte anche Carlo Cracco, che in un’intervista sulla stessa pagina sostiene che anche il KM0 ha dei limiti. “Giusto tutelare il made in Italy, ma deve vincere l’eccellenza. A Milano altrimenti come faremmo?” (La Repubblica) @ Paese che vai, legge che incontri. Non nel caso della UE, che impone agli stati membri il recepimento regole che spesso sfiorano l’assurdo. Gli esempi si sprecano, soprattutto quando si tratta di cibo; dalle banane lunghe meno di 14 cm alle albicocche con diametro inferiore ai 3 cm che non possono (o non potrebbero) entrare in commercio,  fino alla curvatura dei cetrioli, che dovrebbe essere di almeno un centimetro. Ma mentre esistono restrizioni rivolte a cibi erroneamente ritenuti nocivi - come succede per il nostro Casu Marzu, il formaggio pecorino colonizzato dalle larve di mosca casearia - ci sono alimenti che non sono soggetti a divieti, e che invece dovrebbero esserlo. Qualche esempio? Brodo di mirauda (serpente), merdocchio (feci della beccaccia) e lattume (gonadi del tonno) tra gli italiani; il retto di maiale per la Francia e l’estratto in brodo dall’organo di renna per la Lapponia, dal potere (pare) altamente afrodisiaco. (Viene da dire: le vie del palato sono infinite) (QN) @ Che caratteristiche hanno le aziende alimentari di successo? Su Avvenire ne parla Pietro Saccò, che analizzando i dati positivi dell’industria alimentare italiana riporta i risultati delle ricerche condotte dagli esperti dell’Università Cattolica di Milano. E scrive: “Le aziende di successo sono quelle capaci di combinare la tradizione con alti livelli di qualità e la forte vocazione all’innovazione”. Tra i segni particolari spiccano invece la fiducia dei dipendenti e del territorio di cui fanno parte e la conduzione, quasi sempre familiare. (Avvenire) @ Dal finto olio alle truffe sulle olive, sempre più spesso vendute colorate, mal conservate e con tipologie diverse da quelle dichiarate. E’ la nuova frode alimentare scoperta a febbraio, che ha portato al sequestro di 85 tonnellate di olive contraffatte, provenienti da Grecia e Spagna ma vendute come italiane. E a fronte di questa nuova minaccia, su Italia Oggi interviene la biologa Elga Baviera, che invita a leggere attentamente le etichette e aggiunge: “Se si opta per un prodotto biologico o naturale, controllare sempre che tra gli ingredienti non compaiano codici di additivi”. 

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