Meno sei giorni all’apertura di Vinitaly, la rassegna internazionale dedicata al vino che quest’anno compie cinquant’anni. Sul Corriere della Sera Luciano Ferraro ripercorre le tappe di questo importante appuntamento e sottolinea come, rispetto alla prima edizione, siano cambiate le abitudini degli italiani: se nel 1967 l’Italia era quella delle “botti piene”, con 63milioni ettolitri prodotti e un consumo pro capite di 106 litri, oggi i numeri sono diminuiti (47milioni di ettolitri prodotti in Italia nel 2015 e 33 litri consumati individualmente) a favore della qualità. Ma quali sono i numeri dell’edizione alle porte? 4.100 gli espositori attesi, 141 le nazioni rappresentate e oltre mille i buyer che visiteranno i padiglione di VeronaFiere. E ancora: 5.4 miliardi di euro il valore dell’export del vino italiano, 310mila le aziende vinicole italiane e 275.7 milioni di ettolitri di vino prodotti nel mondo nel 2015. (Corriere della Sera) @ Ma di Vinitaly parla anche Licia Granello, che su Repubblica di domenica dedica un servizio alla sfida più interessante di questa edizione, ovvero le piccole produzioni da uve sconosciute o quasi. E sceglie 8 tra le 548 varietà di uve indigene scommettendo sul loro ritrovato successo. Tra queste: il Marsigliese, il Bovale, la Nascetta, il Colorino, il Fiano e la Vitovska. (La Repubblica) @ Fatturato verso i 100milioni di euro e nuove tenute. E’ il progetto di Frescobaldi, la famiglia che dai primi del Trecento produce vino in Toscana. Su La Stampa di stamane l’intervista di Roberto Fiori al presidente del Gruppo, Lamberto Frescobaldi, che dichiara: “Abbiamo scelto di semplificare il nostro marchio eliminando il titolo di Marchesi. Adesso ci concentreremo sulla firma Frescobaldi e sulla presenza in Toscana”. Quanto alle esportazioni annuncia: “Ci sono mercati dove non siamo quasi presenti. La quota in Cina è risibile e lì dovremmo fare un lavoro puntuale”. (La Stampa) @ Dici vino, dici (anche) architettura. Sono sempre di più le aziende vinicole che legano il prestigio del loro marchio alla bellezza delle loro sedi, “Templi invisibili del vino”. Succede soprattutto in Toscana, dove sono 14 le cantine d’autore che presentano vere e proprie squadre di Ciceroni che accompagnano i visitatori tra i filari e le cantine. Una tendenza che è diventata un vero e proprio business, tanto che la Regione Toscana, con l’assessore al Turismo Stefano Ciuoffo, ha appena presentato un progetto per unirle in un unico circuito. (Corriere della Sera di sabato) @ Da sparuto gruppo a oltre 700 iscritte. E’ la storia de Le Donne del Vino, l’associazione che raccoglie le quote rosa del mondo vinicolo che celebra i suoi (quasi) trent’anni sulla cresta dell’onda. Secondo le cifre diffuse dall’Associazione, le aziende vinicole guidate da donne - il 36% del totale - sono tutte in attivo. Un successo confermato dalla presidente Donatella Cinelli Colombini, che racconta: “La storia dell’associazione iniziò così: cercavo un cantiniere e mi rivolsi all’Istituto di enologia a Siena per scoprire che le uniche persone disponibili erano una decina di ragazze che nessuno voleva perché donne. Fu la prima sfida. Ne portai una in azienda e predisponendo qualche accorgimento strutturale, superò brillantemente la prova”. (Corriere della Sera)