La notizia

21.04.2016

Acetamiprid, chlorfenapyr, carbendazim, pyridaben. Sono solo alcuni dei nomi riportati nel dossier firmato dall’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (Efsa) sui residui dei fitosanitari in Europa, che ieri è stata ripresa da Coldiretti per stilare una lista nera dei cibi contaminati in arrivo dall’estero. A guidare la classifica sono i broccoli cinesi, risultati fuori norma ai controlli in 92 casi su 100, seguiti da prezzemolo vietnamita, basilico indiano, melograni, fragole e arance egiziane, peperoncino thailandese, meloni dominicani e piselli kenioti. Una situazione che ha spinto il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo a lanciare un allarme: “Non c’è più tempo da perdere - ha detto - occorre rendere finalmente pubblici i flussi commerciali delle materie prime provenienti dall’estero e liberare le imprese italiane dalla concorrenza sleale”. E mentre anche il Codacons prende posizione segnalando i rischi per la salute e chiedendo alle autorità italiane di effettuare controlli a tappeto su tutto il territorio nazionale, da parte dell’Efsa arriva qualche rassicurazione: “Il 97,4% dei campioni analizzati in un anno dalla UE - ha comunicato lo specialista dell' Efsa Hermin Reich - è risultato in linea con i limiti di legge. Questo significa che il rischio che i cittadini d’Europa siano esposti a residui chimici realmente pericolosi è basso”. Una buona notizia, confermata dal fatto che l’Italia è al vertice della sicurezza alimentare mondiale, con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari (0,4%), una quota inferiore di quasi 4 volte alla media europea. “Quando si tratta di salvaguardare la salute del consumatore non possono esserci sconti o concessioni - ha commentato il medico nutrizionista Giorgio Calabrese - Sono un sostenitore della filiera corta e sono convinto che si debbano sostenere i prodotti del nostro Paese. Ma siamo ance figli dell’Europa, per cui - purché siano sicuri e controllati - sono d’accordo anche sui prodotti bulgari o romeni”, mentre il chimico Antonio Logrieco ha aggiunto: “La conoscenza, la ricerca e le tecnologie sono l’antidoto più forte alle contaminazioni alimentari e il miglior contributi alla sicurezza dei cibi. Ma è fondamentale prestare attenzione alla filiera dei cibi stranieri”. (La Stampa e Libero) @ Ma sul tema intervengono anche altri addetti ai lavori; per Edoardo Raspelli: “Noi italiani ci vantiamo di aver esportato nel mondo la musica, l’arte, la pizza; ben vengano le contaminazioni. Ma dobbiamo pretendere di sapere da dove vengono, e che rispettino le regole di salubrità imposte dal nostro Governo”, mentre il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo avverte: “L’ortofrutta fresca rientra nel regime dell’etichettatura di origine, ma quando un’arancia o un pomodoro si trasformano in succo, non esisite più l’obbligo di indicare la provenienza. Così, una mozzarella su due viene fatta con cagliate estere e tre confezioni di latte UHT su 4 non provengono da mucche italiane”. (QN) @ Dai dati sulle sostanze presenti nei cibi ai numeri (mostre) relativi allo spreco di cibo: ogni anno in Italia vengono buttate al vento 5milioni e mezzo di tonnellate di cibo, per un valore complessivo di 12miliardi. “Più o meno la metà del cibo scartato potrebbe essere salvato - spiega il direttore dell’Istituto per le piante e per l’ambiente (Ipla) del Piemonte Luca Rossi - Vengono scartati per rispettare obblighi di legge o perché sono giudicati inadatti per la vendita. Ma si possono ancora mangiare”. Intanto il ministro Maurizio Martina assicura: “In Italia recuperiamo ogni anno 550mila tonnellate di cibo che viene distribuito a milioni di persone in difficoltà”. Ma non basta, perché gli scarti derivanti dal consumo domestico pesano ancora per il 47%. “E in questo non serve una legge, ma l’educazione alimentare”. (La Stampa)

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