Mangiare fino a scoppiare per poi vergognarsi subito dopo. E’ la caratteristica principale del Binge Eating Disorder, il più diffuso tra i disturbi del comportamento alimentare, ma anche il meno noto. Una patologia che negli Usa colpisce il 6,2% della popolazione e che è presente anche in Italia, dove coinvolge l’1,8% delle persone. “Spesso i sanitari non sono addestrati a riconoscere e affrontare il binge eating - commenta l’esperto Carlos Grillo dell’Università di Yale - E chi ne soffre il più delle volte è considerato soltanto un goloso o un mangione. Ma il binge eating è un malessere che ha poco a che vedere con la ghiottoneria”. Tra le cause scatenanti, a preponderare è il disagio di stare con il proprio corpo, mentre lo strumento più efficace è la Terapia cognitiva comportamentale potenziata, che punta a “Coinvolgere il paziente per individuare i processi che mantengono il problema alimentare, sviluppare un trattamento e prevenire le ricadute” (La Repubblica) @ “Quanto dureranno le nostre dentature, attrezzate per fiorentine e bue grasso di Carrù, dopo una vita passata biascicando tofu e seitan?” E’ la domanda che si pone Riccardo Ruggeri, che su Italia Oggi interpreta i nuovi trend culinari in arrivo da New York e scrive: “A NY stanno scomparendo (in verità anche da noi) i meravigliosi e corpulenti osti, un tempo mediatori culturali fra il cuoco - invisibile - e il cliente - al centro dell’attenzione. La scena ora è dominata dagli chef, cucinano pochissimo, parlano tantissimo. Sembrano quelli del G7, non risolvono i problemi, raccontano bene come li si dovrebbe risolvere. (…) Gli chef newyorkese rassomigliano sempre più ai nostri stellati; li vedi così diafani, magri al punto da sembrare pasticciati, capisci che sono costantemente sotto schiaffo, soggetti a continue crisi di nervi per acquisire o mantenere idiote stelle () che ricordano quelle di latta degli aiuto sceriffi del West”. (Italia Oggi)