Nuovi scontri a Bruxelles sulle etichette nutrizionali “a semaforo” che indicano sugli alimenti la presenza di grassi, sali e zuccheri. Mentre sei multinazionali dell’industria alimentare (Coca-Cola Company, Mars, Mondelez International, Nestlè, PepsiCo e Unilever) hanno annunciato di voler presentare un’etichetta che possa essere “armonizzata a livello UE” con informazioni anche sulla singola porzione l’Italia, da sempre contraria al semaforo, ha sottolineato come questa proposta possa penalizzare gravemente i prodotti italiani tutelati a livello UE come le Dop e Igp, con paradossi come il bollino rosso all’olio di oliva e il verde alle bevande gassate. “L’etichetta a semaforo sponsorizzata dalle multinazionali mette a rischio il made in Italy” ha attaccato Coldiretti, mentre il ministro Maurizio Martina ha assicurato: “Chiederò chiarimenti al commissario competente Andriukaitis già questo lunedì”. (Italia Oggi). @ Intanto, da Coca-Cola arriva anche una svolta light. La multinazionale americana “mette a dieta” i suoi marchi e investe il 60% in più per promuovere bibite meno caloriche, dando un sensibile taglio agli zuccheri. E per Coca Cola Zero e Life annuncia anche il ritorno al logo tradizionale. (Italia Oggi) @ Il mondo “piange” la crisi del cacao, con quotazioni in caduta libera che coinvolgono soprattutto i Paesi produttori ed esportatori, tra cui la Costa d’Avorio, il Ghana, la Nigeria, l’Ecuador e il Camerun. Un calo drastico determinato dall’abbondanza dei raccolti ma anche da un calo della domanda che ha portato a un aumento delle scorte. Ma se la caduta dei prezzi interessa principalmente i produttori, le conseguenze si sentono anche nei Paesi importatori. In Italia, ad esempio, il business del cioccolato vale 2,5 miliardi di euro e nonostante in media si consumino 4 chili di cioccolato (fondente) pro capite, il mercato risulta in contrazione da ormai 3 anni. (Corriere della Sera e La Verità) @ Non tutti i ristoranti naturali sono davvero biologici o a Km0. Lo scrive Mimmo Di Marzio, che sul Giornale di oggi spiega come sotto il vessillo del “biologico” si nascondano in realtà locali che tanto “bio” non lo sono. “La disinformazione che esige sul sistema alimentare biologico - scrive - alimenta equivoci e bufale”. La dimostrazione arriva da Milano, dove sono solo 4 i locali certificati, ovvero i due ristoranti “Radicetonda” (via Spallanzani e p.zza Buozzi), il ristorante NaturaSì di via De Amicis e il Bioesserì di via Fatebenefratelli, oltre ai punti ristoro dei grandi magazzini IKEA sparsi un tutta Milano.