La mafia punta al mondo del gusto. Complice la crisi, che ha ridotto drasticamente gli investimenti nelle case ma aumentato le presenze al ristorante, l’enogastronomia è diventato il primo settore di riferimento di ’ndrangheta, Camorra e Cosa Nostra per riciclare denaro sporco. Ne parla Grazia Longo, che su La Stampa spiega come la mafia oggi abbia in mano 5 mila ristoranti tra bar, bistrot e locali esclusivi. Ma oltre ai ristoranti, l’agromafia cresce in tutta Italia alimentando un giro d’affari da 22 miliardi. E tra i prodotti che finiscono nel mirino del business criminale ci sono eccellenze come l’olio, la mozzarella e l’ortofrutta. @ E di criminalità organizzata parla anche Paolo Massobrio, che su Avvenire riprende alcune notizie di furti in aziende agroalimentari insieme ad altri esempi di mala amministrazione e lancia un allarme: “Qualcosa non torna nel quadro bucolico della provincia italiana - scrive - orfana di un’amministrazione di prossimità che una volta si occupava di strade, scuole e protezione civile. La verità è che la provincia produttiva italiana è fortemente mortificata. (…) La rincorsa a smantellare il sistema dei corpi intermedi sta provocando solo dei vuoti, che a loro volta producono la distruzione di un sistema sociale che ha funzionato per 60 anni”.