Tempi duri per il pane. In Italia consumi sempre più giù: - 40% negli ultimi dieci anni. Attualmente il consumo pro capite è al minimo storico: 80 grammi a testa. All’epoca dell’Unità d’Italia, per fare un paragone, erano 1100 (ma si mangiava quasi solo quello). E nonostante il crollo produttivo, è uno degli alimenti più sprecati: ne buttiamo 13mila quintali al giorno. Male anche la produzione: scomparso un campo di frumento ogni cinque. Infatti nonostante il pane costi mediamente al chilo 3,1 euro, il grano agli agricoltori viene pagato solo 21 centesimi, con una crescita quindi di 15 volti dalla materia prima al prodotto trasformato. In compenso, nonostante il crollo produttivo, si moltiplicano i grani antichi: dai mille ettari del 2017 si è passati agli attuali seimila. @ In tema pane, da leggere il bel pezzo di Roberto Defez sul Corriere della Sera che commenta il libro I seimila anni del pane. Storia sacra e storia profana di Heinrich Eduard Jacob. “La nostra civiltà - scrive Defez - nasce con l’agricoltura nell’antica Mesopotamia. E probabilmente sono le donne che per prime selezionano le spighe più adatte per la semina e cuociono l’impasto. Quel cibo acquista un valore simbolico enorme, dall’Ultima Cena dei Vangeli alle grandi svolte rivoluzionarie”.