La Notizia

13.02.2019

Se non tuteliamo le nostre olive, sono a rischio 100 mila posti di lavoro. E’ l’ultimo allarme lanciato da Coldiretti, che domani porterà in piazza a Roma 5 mila coltivatori per risvegliare l’attenzione del governo e del Parlamento sulla crisi dell’oro verde italiano, già messo in ginocchio dal maltempo e dalla malattia delle piante e minacciato dall’avanzata dalle produzioni della Grecia, del Marocco e della Turchia. In attesa di una presa di posizione da parte delle istituzioni, alla manifestazione di domani parteciperanno l’Associazione Frantoi di Puglia, Cia, Confagricoltura, Confcooperative, Copagri, Italia olivicola, Legacoop, Unaprol e l’Uci. Anche per reclamare più tutele sulle frodi e sui cartelli “che costringono ad abbassare i prezzi dell’olio extravergine di oliva, uno dei prodotti di punta del made in Italy”. (Libero e La Stampa) @ Ma tra le brutte notizie sull’olio ne arriva una, positiva, dalla provincia di Pistoia, dove 831 ulivi secolari sono stati affidati in concessione per 3 anni ai cittadini. “Un modo per riscoprire le tradizioni agricole e al contempo fare cultura” spiegano sulle pagine del Corriere alcuni dei “tutori” di queste piante. @ Dalla crisi dell’olio a quella del latte. Nei giorni in cui a Roma approda la protesta degli olivicoltori, anche i pastori sardi si schierano a Montecitorio per far sentire la propria voce. Dopo giorni di proteste drammatiche, a scaldare gli animi è stato il gesto con cui il ministro dell’interno Matteo Salvini avrebbe sfilato di mano al premier Conte l’intento di convocare un incontro di filiera il prossimo 21 febbraio e promesso “Una soluzione in 48 ore”. Un’iniziativa che non è piaciuta particolarmente agli allevatori, soprattutto in vista delle elezioni regionali sarde del prossimo 24 febbraio. E il loro coro resta unanime: “Siamo venuti a Roma per farci sentire da tutti i partiti - spiega il pastore Battista Cualbu, presidente regionale di Coldiretti - davanti a questo non ci deve essere campagna elettorale”. (La Stampa)

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