Cina sempre più vicina al vino italiano grazie a Vinitaly. Oltre 200 cantine rappresentate, provenienti da tutte le regioni italiane, e 60 espositori uniti sotto il marchio del salone veronese sono stati tra i protagonisti della più antica fiera cinese dedicata al vino e agli alcolici, l’International Wine and Spirit Show di Chengdu. Un rapporto che si è rafforzato anche a seguito dei buoni numeri mostrati dall’import del dragone, che nel 2018 ha comprato vino per oltre 2,4 miliardi di euro, inserendo l’Italia al quinto posto tra i Paesi fornitori, con vendite pari a 142,3 milioni di euro. (QN) @ Dell’uva non si butta via nulla. E se la grappa, per tradizione, è il prodotto che chiude il ciclo virtuoso della filiera vitivinicola con l’utilizzo delle vinacce, oggi la “gallina dalle uova d’oro” sono i polifenoli contenuti nell’uva, alla base di percorsi più remunerativi. Così, dall’utilizzo delle vinacce sempre più spesso si ricavano anche prodotti destinati ai settori più disparati, dalle creme anti-età ai tessuti per auto e moda. L’approfondimento di Daniele Colombo su Italia Oggi. @ Un “vecchio” di 125 anni ha salvato Melegatti. E’ tutto da leggere, su Libero di stamane, il viaggio nella storica azienda dolciaria veronese, che rischiava di chiudere per fallimento ma che è stata rimessa in piedi grazie all’intervento degli industriali del metallo (la famiglia Sprezzapria ndr) e ai tre “Angeli del Lievito”, ovvero i dipendenti Davide Stupazzoni, Michele Isolan e Matteo Peraro che - nonostante l’annuncio del fallimento - hanno continuato ad alimentare il lievito madre dell’azienda, vecchio di 125 anni. Come a dire “Finché c’è lievito, c’è speranza”. @ Il boom della cucina somiglia a una bolla. Su Avvenire di oggi Paolo Massobrio prende spunto dalla tragica morte dello chef toscano Luciano Zazzeri per avanzare una riflessione sullo stato dell’arte e sul futuro prossimo della nostra ristorazione, contrassegnata da una saturazione di offerta generata da una domanda in continua crescita. Per Massobrio “Quel che è certo è che le case delle nuove famiglie avranno cucine sempre più ridotte, per cui la propensione al pasto fuori casa aumenterà (…) Peccato non stiano aumentando anche gli stipendi, mentre forse si inflaziona un’offerta a basso prezzo e di scarsa qualità che è quanto ci deve far riflettere. Siamo dentro a una nuova bolla, ma occorre sgonfiarla un po’ prima che scoppi con danni deflagranti, anche sulla salute”.