Omina Romana è un’azienda unica nel suo genere, in una regione considerata di scarsa vocazione per i vini. Conoscendola si è obbligati a ricredersi e immaginare un confronto diretto che fa capire come qui non ci sia nulla da invidiare alla Toscana o al Piemonte per i vini rossi o al Trentino Alto Adige per i bianchi.
Dal 2007 l’obiettivo perseguito è di continuare un ideale percorso iniziato più di 2000 anni fa, estirpando le vecchie vigne e ripopolando il terreno con le specie varietali più vocate per questo ambito geologico: chardonnay, viognier, bellone, cesanese, cabernet franc, cabernet sauvignon, merlot, incrocio Manzoni e petit verdot. Tutti i filari possono essere irrigati goccia a goccia, attingendo acqua pura da due pozzi di faglia a 140 metri di profondità; se ne fa uso dopo indagini quotidiane sulle faglie e solo se strettamente necessario.
L’idea portante di Omina Romana non è di pensare a una produzione per ettaro, bensì per ciascuna pianta, monitorandola costantemente fin dal momento del suo impianto, con l’ausilio di addetti ai lavori che conoscono alla perfezione i protocolli e seguono quotidianamente l’evoluzione delle vigne.
Data la forte prosperità del terreno, che conta più di 250 tipi di graminacee e leguminose, qui non si applicano semine. Esse vengono trinciate solo a primavera regalando al suolo humus organico e il giusto ambiente per gli insetti che aiutano nella lotta ai parassiti.
Il vigneto è dotato di tre stazioni meteo: in questo modo, prevenendo gli eventi atmosferici avversi, si può intervenire in modo mirato contro le malattie utilizzando solo un decimo delle dosi di trattamento abitualmente previste.
È l’enologo a scegliere varietà e quantità d’uva oltre ai filari da vendemmiare, avendo la certezza di farlo nel momento perfetto e mantenendo in cantina un rigore assoluto. La vendemmia è gestita eseguendo analisi sensoriali quotidiane sul grado di maturazione con una valutazione collegiale del momento ideale per agire.
Le uve bianche subiscono una criomacerazione, con l’esclusione del passaggio in pressa quando non necessario; il mosto non subisce chiarifica. Pure i rossi subiscono la criomacerazione, operazione che consente di lasciare intatto il loro corredo aromatico e ottenendo vini di bella struttura, caratterizzati da sapidità e freschezza.
Si vinifica in piccole vasche: al termine della fermentazione alcolica, le vinacce che solitamente vanno a costituire il pressato vengono ripassate all’interno con ghiaccio secco arricchendo il mosto fiore. Si ottiene così un liquido denso, oleoso e ricco di tannini (circa il 2% della massa) che verrà dosato dopo i 24 mesi di élevage dello stesso, escludendo così l’uso di sostanze come la gomma arabica.
Ars Magna rappresenta la linea top di gamma. Tra questi, grandissimo il Viogner, strordinariamente intenso di note agrumate e aromatiche. Poi lo Chardonnay, iodato, floreale di ginestra e gelsomino, carico di pesca a polpa bianca.