Giugno 2016, la mia auto ha tre anni e 192.000 chilometri. Ma non è questo il compleanno di cui voglio parlare. Penso invece all’ultimo viaggio di giovedì: da Bassano del Grappa, con tanti amici radunati nel Convivio Italia, a Bovolone, a vedere la nuova pasticceria della famiglia Perbellini. Poi su alla Contrada Bricconi a trovare Giacomo Perletti in quella valle sperduta a Oltressenda Alta. Gli ho parlato di Orazio Schelfi, che ha una storia come la sua e si devono conoscere, ma prima di tornare a casa, ad Alessandria, io e Silvana siamo stati da un altro Perletti, che nella piazza della Basilica di Gandino (Bergamo) ha uno dei più interessanti wine bar e boutique del gusto del mio privilegio, che sarà a Golosaria a Milano fra le realtà migliori cui andrà un riconoscimento.
Sono arrivato in ufficio alle 16.30, ma alle 18.30 ero già in partenza per Cherasco: Monica e Bernard, con 40 amici, in questi giorni sono nelle Langhe per fare una vacanzina. Ed hanno voluto conoscere il Barolo. Mi ha aiutato Enrica Scavino (la bionda), e con lei abbiamo assaggiato due cru eccezionali: il Bricco Ambrogio di Roddi e il Bric del Fiasc di Castiglione. Stamane al bar Gipsy's, i maccheroncini alle polpette erano particolarmente buoni. E al momento di pagare i due ragazzi che gestiscono questo posto mi hanno fatto vedere la fotocopia di una pagina del mio Golosario: macelleria Alemanni di Bubbio “Il più buon salame cotto della nostra vita”.
Ieri alle 17 ho posizionato gli 80 campioni di vino che insieme a Marco Gatti, Roberto e Marco Giacomo assaggeremo domenica per le semifinali dei Top Hundred 2016, ma intanto mi ha chiamato Gianico, che vuole un conforto su un’impresa nuova a Molvena che sta per iniziare. Alle 18.30 di venerdì Volto è salito in auto con me. Destinazione Rocchetta Tanaro, passando per Masio, per la strada dei Mogliotti. In Municipio ci aspettavano Paolo Frola, Franco Fasano e Massimo Fungo per gli ultimi dettagli della festa dedicata Bruno Lauzi, di settimana prossima. Intanto il calendario si riempie di appuntamenti: martedì a Milano, mercoledì a Castegnato, poi a Cuneo... poi, poi, poi.
Tutto questo, che è un tran tran da svariati anni, è nato ufficialmente il 19 giugno del 1992, ad Alessandria: il Club di Papillon, che oggi ha al suo fianco anche un’Associazione di “sostenitori”. E il primo evento, immortalato in video (clicca qui per visualizzarlo) di Uno Mattina e oggetto della fotografia di copertina è del 22 maggio 1993: il primo treno enogastronomico dal Monferrato.
Se dovessi dire cos’è il Club di Papillon dopo 24 anni, guardando i messaggi su WhatsApp dei Delegati di tutta Italia, direi che è la storia di un’amicizia, di una gran bella amicizia, inossidabile come quella che c’è fra me e Marco Gatti, che è un dono divino. Con lui condividiamo ogni cosa, con la leggerezza di chi ancora si diverte e lo stupore di chi vede crescere intorno tante opere che, nel nome del gusto, si intrecciano. Poi ci sono i Delegati, dalla Sicilia al Veneto, che sono rimasti fedeli a questa amicizia e sono un altro dono magnifico. In 24 anni abbiamo visto passare tantissima gente: chi ci ha lasciato dopo qualche breve periodo, chi è con noi sempre. E sempre di più. E organizza le Giornate di Resistenza Umana, come quella in programma domenica prossima in Val D’Enza, nel Club di Reggio Emilia, oppure si fa presente con un messaggio, una mail, un “mi piace” su facebook. Il Club Papillon è una sferzata di vita – dico fra me pensando al ritmo delle giornate – alle persone che continuamente incontriamo, alla stima umana. L’altra sera mi ha chiamato Stefania Ridolfi per dirmi che col marito Roberto a Mondavio (Pu) e alla figlia Claudia, ha ricominciato a occuparsi di formaggi: la casciotta di Urbino. E io sono commosso, perché so che attraverso quei caci riprende un racconto, riprende la vita.
Mi passano davanti le immagini e i volti di questi 24 anni: Giacomo Bologna, Bruno Lauzi, il conte Riccardi, il don Gius, Claudia Ferraresi, Giacomo Rallo, il Berna, Elena di Cento, Claudio Scillieri, Giacomo Cioni, Adriana Portas, Pino Ratto... Io penso che queste vite, che si sono intrecciate con le nostre di vite, siano come il mosto, che è distruzione e rinascita nel medesimo tempo. Noi oggi stiamo bevendo quel vino, quella stessa vita che ci hanno trasmesso e che rimane in movimento per sempre. Lunga a vita a Papillon! Guardate nel video (clicca qui per visualizzarlo) alcune immagini dei primi 20 anni!