Pasqua amara. Gli effetti del virus in agricoltura

07.04.2020

Pasqua amara per le aziende del settore dolciario, che vivono la settimana decisiva per capire se riusciranno a contenere i danni. L'allarme arriva dal distretto delle colombe del cuneese, dove si concentra buona parte della produzione italiana e dove le vendite sono in calo di almeno il 30%. E nonostante shop online e consegne a domicilio, anche per i passticceri e cioccolatieri torinesi le perdite si avvicinano all'80%. (La Stampa) @ Ma se il cioccolato a Torino vive un momento drammatico, dopo oltre 20 anni il marchio Domori torna in utile. Sul Corriere della Sera parla il Ceo Andrea Macchione: "Finita l'emergenza emetteremo due bond, poi la quotazione". @ Novità in casa Amaro del Capo. Il gruppo Caffo 1915, che produce il celebre amaro, ha acquisito lo storico marchio Petrus dalla multinazionale Diageo, leader mondiale  nel settore degli spirits. @ Nei campi mancano macchine e persone. In piena emergenza, gli agricoltori lanciano un nuovo appello per avere manodopera e nel settore vitivinicolo si fanno già i conti con le perdite, stimate tra il 60% e il 70%. Per Paolo Viarenghi, direttore CIA di Alessandria: "Sarà difficile vedere italiani al lavoro nei campi, ma dall'estero i tempi sarebbero lunghi anche con il decreto flussi". Intanto, i viticoltori del Monferrato rispondono: "I lavori in vigna non finiscono mai. Alla vendemmia pensiamoci ora" e i produttori del Gavi preparano un pacchetto di contromisure riunite sotto il nome "Valore Gavi", pronti a cogliere le opportunità del mercato. "Non dobbiamo subire, ma agire", spiegano su La Stampa. Tiene invece il Brachetto d'Acqui Docg, che per spingere le vendite pasquali si affida agli spot in tv, a un programma di "proximity marketing" e alla collaborazione dei blogger. (La Stampa) @ Troppa gente senza cibo, e in provincia di Alessandria il Banco Alimentare lancia la "spesa sospesa". "Sono moltissime le persone che di punto in bianco si sono trovate con la necessità del cibo, ben oltre il numero dei soliti assistiti - racconta su La Stampa il presidente della onlus per la provincia di Alessandria Paolo Bertolini - gli alimenti non ci mancano, ma dobbiamo modificare le strategie dei nostri interventi per aiutare tutti. Tra questi la 'spesa sospesa', che consiste nell'acquistare alimenti primari nei negozi e supermercati, da mettere a disposizione degli indigeni".

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