Il pandolce di Natale, prodotto tipico del Genovesato (area che racchiude come tradizioni anche molti paesi del basso Piemonte) è una di quelle preparazioni che rientra, giustamente, nella categoria del mito e delle usanze irrinunciabili dei genovesi.
Innanzitutto gli amanti del Pandolce si dividono in due scuole di pensiero: alto o basso? Soffice o friabile? Da qui si può distinguere quella che è documentata come la prima versione, cioè quella alta, lievitata naturalmente e con tempi di preparazione molto lunghi mentre, solo alla fine dell’800, con l'introduzione di lieviti chimici, è nata la versione bassa, molto più veloce da preparare.
La stessa Cuciniera genovese di G.B e Giovanni Ratto eleva la versione alta del Pan Doce de Natale, ben distinta dal Pan dolce svelto affermando che: “Il dolce genovese indispensabile nel giorno di Natale e nelle altre due successive solennità, il primo giorno dell’anno e l’Epifania. Esso differisce di molto da quello che vendesi tutto l’anno dai pasticcieri, è molto più gustoso e sostanzioso”.
La tradizione più classica vuole inoltre che venisse portato in tavola – adornato da un rametto di alloro, simbolo di fortuna e benessere - dal più giovane della casa; a questo punto veniva tagliato e distribuito dal più anziano, tenendone da parte una fetta per il primo povero che avrebbe suonato alla porta e un’altra per il 3 di febbraio, giorno tradizionalmente dedicato a San Biagio, protettore della gola.
L’ultimo pandolce basso assaggiato durante le feste è stato quello della Pasticceria Maurizio e Giovanna di Genova Pegli (via Martiri della Libertà, 76/r - tel. 349 5741567); lo abbiamo trovato eccellente, friabile, gustoso, morbido e con l’impasto umido al punto giusto. Gli ingredienti sono quelli canonici: farina 00, burro, zucchero, lievito, uva sultanina, scorza d’arancia, cedro, pinoli, canditi. Ottimo!