Quello di oggi è di Marino Niola, che sul Venerdì di Repubblica spiega come il cibo, oggi, abbia perso la sua originaria sacralità. “Le civiltà che ci hanno preceduti - scrive - sacralizzavano gli elementi della sussistenza. Pane, grano, vino, olio, carne. Per non dire di nostra sora acqua di francescana memoria. Era, di fatto, una certificazione religiosa. Una denominazione di origine consacrata. Noi, che della tracciabilità abbiamo fatto un articolo di fede, abbiamo invece svuotato il cibo di ogni significato simbolico”.