Pesto brianzolo, home restaurant e lo spopolamento dei piccoli centri

21.03.2018

Il pesto migliore del mondo? E’ “made in Brianza”. A prepararlo è il “cuoco” di Seveso Emiliano Pescarolo, che sabato scorso a Genova ha sbaragliato la concorrenza locale conquistando il titolo mondiale al Campionato di Pesto al mortaio. “Ho usato un mortaio di marmo di Carrara e applicato qualche trucco rubato agli amici genovesi” ha raccontato il vincitore. Intanto, alla premiazione non sono mancate le gaffe; al momento dell’annuncio, per sbaglio è stato nominato il vincitore errato. (Corriere della Sera) @ Il ristorante arriva a casa. Sulle pagine del Corriere della Sera è da leggere anche la storia di Gian Franca Revello, che ha chiuso la sua ultima attività su strada a Torino trasformando la sua casa in home restaurant. “Adoro cucinare per le persone - spiega Franca - e il vantaggio è che qui da me, dopo quarant’anni di attività, riesco a farlo con tranquillità”. Un pranzo ai tavoli della “Maison Revello” con vino della casa, costa intorno ai 20 euro. Il pagamento? Può essere effettuato con carte di credito o bancomat. @ Per un’attività che apre, un’altra è costretta ad abbassare le serrande. Si tratta de La Baita del Formaggio di via Lagrange, negozio storico del capoluogo sabaudo (e referenza del nostro Golosario ndr) che per decenni è stato un punto di riferimento per i torinesi e i turisti amanti dei caci di ogni tipologia e genere. Arrivato alla terza generazione, è stato costretto a chiudere per via degli affitti troppo alti. “In questa strada ormai co sono solo grandi gruppi”, ha spiegato il titolare Marco Castagno. @ Ma di spopolamento dei centri parla anche Paolo Massobrio, che su Avvenire di oggi spiega come, a fronte di un impoverimento dei centri nelle città di provincia, grandi metropoli come Milano, Firenze o Roma dimostrino come invece un certo dinamismo - anche enogastronomico - sia ancora possibile. A patto che diventino delle reali mete turistiche. Secondo Massobrio “La chiave per non subire ancora gli effetti della crisi, è mettere a sistema il racconto di un luogo. Che si chiama turismo, enogastronomia, storia. E diventa poi promozione”.

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