Il mondo dei dolci e del cioccolato è ricco di leggende e origini mitiche dei prodotti. Però, tra le più belle, c’è certamente quella delle praline ricoperte di zucchero, i cri cri, che spesso compaiono in questi giorni di festa nelle loro carte colorate. La storia si ambienta nella Torino di fine Ottocento, nel laboratorio di Cristina, una giovane sarta fidanzata con uno studente. Per chiamarla il suo ragazzo usava il diminutivo Cri. Il giovane dai modi gentili era solito regalare alla sua fidanzata le praline ricoperte di zucchero e dal cuore di nocciola che acquistava in una pasticceria vicino al laboratorio. La commessa, che era a conoscenza di questa storia, quando vedeva entrare il giovane in pasticceria gli chiedeva semplicemente “Cri?” per sapere se doveva preparargli le praline. E lui rispondeva con un semplice “Cri”. Questa naturalmente è l’immagine romanzata di una coppia della luccicante Torino della Belle Epoque, ma può ben raccontare il significato di questo dolce che è soprattutto l’unione di cioccolato e nocciola intera, che per essere perfetta non sarà mai molle ma rimarrà piacevolmente croccante. Questo prodotto è stato spesso banalizzato, tuttavia esiste ancora qualche bravo artigiano che continua a produrre il Cri Cri con l’attenzione che merita.
La cioccolateria Piemont (via Gran Paradiso, 16/23 - tel. 0112732441) è sicuramente una delle botteghe dove oggi si recherebbe quello studente per cercare i dolci da regalare alla sua fidanzata, perché qui il Cri Cri è ancora l’orgoglio dei titolari, i fratelli Fioraso: l’anima è di nocciola tonda gentile,ricoperta di cioccolato fondente a sua volta rivestito di mompariglia (piccolissime sfere di zucchero). Poi non mancano gli altri prodotti della tradizione piemontese come i gianduiotti e, naturalmente, la crema spalmabile con le nocciole di Cortemilia che trova la sua celebrazione semplicemente adagiata su una fetta di pane.