Riabilitazione del bollito e cucina green

29.01.2016

Il bollito torna nel carrello. Dopo anni passati nel dimenticatoio, superato dai fanatici delle avanguardie gastronomiche, il misto di carni torna in voga. E mentre a Milano nasce la Confraternita del bollito misto, il piatto piemontese riconquista le tavole dei ristoranti, che lo reinseriscono nei menu: dal Cambio di Torino  al Diana di Bologna, dall’osteria La Resca di Vescovato alle trattorie di Carrù, fino all’Osteria Francescana di Modena, dove Massimo Bottura ha riabilitato questo piatto con il suo celebre Bollito non bollito. (Corriere della Sera) @ Quali ingredienti concorrono per creare il piatto perfetto? Utilizzo responsabile delle risorse naturali, rispetto delle biodiversità e protezione dell’ambiente. Sono pronti a scommetterci i 30 chef che si sono ritrovati in Val Badia nell’ambito di Care’s - the ethical chef days, la rassegna organizzata da Norbert Niederkofler del ristorante St.Hubertus di Bolzano in cui si è discusso di enogastronomia green. E tra gli spunti più interessanti emersi durante l’evento si è fatta avanti la necessità di tornare in cucina: “E’ indispensabile ricondurre il cuoco nel luogo che gli spetta: la cucina” ha commentato Niederkofler - “Negli ultimi anni abbiamo raggiunto troppa visibilità, ma dobbiamo ricordarci da dove siamo partiti e tornare in qualche modo…a casa”. (Sette) @ Dalla rassegna sulla cucina green ai corsi per insegnare agli chef l’agricoltura. Succede in Sicilia, nell’entroterra palermitano, dove la famiglia di viticoltori Tasca d’Almerita ha dato avvio ad un corso denominato “Cook the Farm”, dove agronomi e botanici insegnano ai cuochi tecniche e metodi per imparare a gestire la terra. “Il nostro messaggio - dice l’organizzatrice Fabrizia Tasca Lanza - è che il cibo è un sistema che abbraccia natura, cultura e antropologia. Non è possibile non considerare tutti questi aspetti”. (Corriere della Sera) @ Può a tutti gli effetti definirsi un anarchico del vino, perché diffida dai sommelier e dalle scuole di cucina. E’ Josko Gravner, il viticoltore che sulle colline intorno a Gorizia coltiva uva di confine. “Il segreto - dice - è avere il coraggio di portare la stagione il più avanti possibile. Allora puoi fare un vino eccezionale”. Lo intervista su Sette Giulia Calligaro. @ Dal vino “anarchico” di Gravner a  Gino Barile, il produttore della celebre grappa definita da Veronelli “La migliore del mondo”. Sul Corriere confida: “Il segreto è metterla in botte (…) La distilliamo nobilitandola come il Cognac”. La sua formula vincente? Al 40% bagnomaria, al 20% fuoco a legna, al 15% vinacce e 25% uomo.

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