Siamo alla stazione Termini, nel lato di via Giolitti, dove un ingresso a vetrate, ampio, ti immette in un Mercato Centrale di prodotti, ma sopratutto di ristorantini. Tanto per capirci qui ci sono le postazioni golose di Bonci, il re della pizza al taglio di Roma, ma anche le carni di Liberati, gloria del nostro Golosario. E poi la pasta di Egidio Michelis, il trapizzino di Stefano Callegari, il tartufo di Luciano Savini, il fritto di Martino Bellincampi, il gelato di Luca Varalli, le specialità siciliane di Carmelo Pannocchietti, il sushi di Donato Scardi, il pesce fresco della Famiglia Galluzzi, i formaggi di Beppe Giovale, il vino al bicchiere di Luca Boccoli, il cioccolato di Pierangelo Fanti, l'hamburger di Chianina di Enrico Lagorio, i carciofi e i funghi di Alessandro Conti e Gabriele La Rocca.
La tentazione di fermarsi al piano di sotto è tanta: ci sono sgabelli e tavolini, per accomodarsi agilmente dopo aver preso ciò che si desidera. Ma merita andare anche al piano di sopra dove c’è un ristorante bottega firmato da Oliver Glowig e da Salvatore De Gennaro, patron di una delle boutique del gusto migliori d’Italia, la Tradizione di Vico Equense, altra gloria del nostro Golosario. E lui quella sera era lì, a spiegare i suoi formaggi oppure a servire il capocollo di Martina Franca.
Ci si accomoda dunque negli spazi di quella che qui chiamano La Tavola, scegliendo da una carta il proprio menu di cinque o sei scelte per ogni portata. La carta dei vini sarà spettacolare e così il servizio a bicchiere, come piace a noi. Anche il personale è competente e con il sorriso.
Ecco allora, agli antipasti, soluzioni come l’insalata di radicchio con erborinato, lamponi e nocciole; la zuppa di mozzarella con melanzane e funghetto; i carciofini sott’olio e freselle; le alici alla colatura con puntarelle e ricotta. Ai primi, generosi gli gnocchi alla romana con funghi pioppini e buoni i tortelli ripieni di coda alla vaccinara alle spezie e salsa di liquirizia. Ci sono anche gli spaghettoni alla coratella d’agnello, la minestra di ceci con scarola e lumachine di mare; le eliche cacio e pepe e ricci di mare; quindi pasta e patate con provola affumicata e gamberi. Un gran bel menu, che invoglia a tornare per assaggiare tutto.
Fra i secondi è da ordinare il totano ripieno con pomodori brasati, ma noi ci siamo deliziati con l’abbacchio e spinaci alla romana (ben fatto) e il baccalà in crosta di pane con cicoria strascinata e pomodori secchi. La guancia di maiale brasata non manca, ma curioso è il pollo ruspante con insalata di rinforzo, mentre il pesce spatola e broccoli romaneschi e mandorle tostate rappresenta una scelta di mare. Anche i dolci rispecchiamo l’estro di chi sta dietro ai banchi o nella cucina a vista: spuma di caprino con fichi d’India e sablè al fior di sale; crema bruciata con melograno; torta di cioccolato e mandorle.
Che dire di un posto così? È un sogno. È il luogo dove torneremo ogni volta che passeremo da Termini, anche solo per un caffè. Appena lo vedi pensi a Eataly, ma se per caso Eataly ha ispirato la nascita di questo posto (non conosciamo gli ideatori, ma sono dei grandi), favorendo una sorta di emulazione, diciamo che questa ha superato immediatamente l’impresa di Oscar Farinetti: in servizio, qualità della proposta e divertimento. Noi qui ci siamo trovati davvero bene. Per ora il faccino è contento con due ++: uno per i vini, l’altro per l’offerta clamorosa di tutto il complesso. Ma accanto, in guida, ci sarà anche il faccino divertito.
Lettore che sei arrivato fino in fondo un messaggio per te: se ci andrai, ci ringrazierai per questa segnalazione.