Parità. Questo il risultato della sfida tra Nebbiolo e Sangiovese, i due prìncipi del vigneto d’Italia, svoltasi al Ceresio 7 di Milano, in una degustazione guidata dal giovane Gabriele Gorelli, primo italiano a riuscire nell’impresa di diventare Master of Wine.
Nei bicchieri i vini di
Giuseppe Gorelli, enologo e viticoltore in Montalcino, e di
Davide Bettini, imprenditore edile ed immobiliarista, ma produttore in Valtellina, con la sua
cantina I Vitari. Come potete intuire, l’evento, un’occasione per far conoscere due piccole realtà, di recente fondazione, le cui produzioni – come hanno documentato gli assaggi – una cosa hanno in comune (oltre al fatto che Giuseppe Gorelli, di una cantina è titolare, e dell’altra è il consulente per la parte enologica): firmano vini di un’eleganza straordinaria. Sebbene per la loro “giovinezza” non siano ancora conosciute, dateci retta, poco note lo saranno non per molto, visto che tutt’e due sono vere eccellenze. I loro risultati dicono che questo insolito “duo” tosco - lombardo è destinato a traguardi prestigiosi, pur essendo due realtà che operano in territori dove i nomi blasonati certo non mancano.
“Galeotto fu il Sangiovese” l’espressione che potrebbe sintetizzare come mai i percorsi di queste sue aziende si siano incrociati, trasformandosi in un cammino che le vede ora procedere affiancate.
Ma andiamo con ordine.
Giuseppe Gorelli, enologo, e per anni consulente tecnico del Consorzio di Brunello di Montalcino, dopo le esperienze nelle aziende di famiglia, sempre nel territorio ilcinese, a fine 2017 ha deciso di fondare una sua cantina a Montalcino. Obiettivo fare un prodotto che riflettesse la sua idea di fare vino e il suo stile. Individuate le aree più vocate – un versante nord-ovest della collina montalcinese a 350 m s.l.m. – ha iniziato a prendersi cura di 4 ettari con vigne di età compresa tra i 20 e i 40 anni, e ha impiantato 2,3 ettari. Solo Sangiovese, con i vigneti coltivati secondo le regole dell’agricoltura integrata, con interventi ridotti al minimo, assecondando il ciclo biologico delle piante. Lo stesso, con 400 olivi. Così, all’insegna della naturalezza, sono nati il suo
Brunello di Montalcino e quel suo
Rosso di Montalcino che, in degustazione, ci ha conquistato dimostrando grande classe. Ottenuto dalle stesse uve del Brunello di Montalcino, con fermentazione spontanea, grazie ai lieviti indigeni che si sviluppa in parte in tini/botte di legno, e in parte in recipienti di acciaio inox. Dopo un invecchiamento che avviene in gran parte in legno da 50 ettolitri, per circa 9 mesi. All’olfatto presenta profumi rossi di bacche mature, con lievi sfumature balsamiche. In bocca si manifesta una giusta avvolgenza, complessità, con nota di dolcezza che contrasta con un'acidità viva. Il finale è un equilibrio tannico finemente persistente.
Ora, il destino ha voluto che questo Rosso, sia stato assaggiato da Davide Bettini, come dicevamo imprenditore edile ed immobiliarista lombardo. Affascinato dal mondo vitivinicolo e con forte passione per l’enoturismo, dopo aver visitato importanti realtà in Italia ed Europa, quando nel 2013 ha deciso di concretizzare il suo sogno, ossia provare a produrre un grande vino che sapesse onorare la secolare tradizione enologica valtellinese, lo ha fatto coinvolgendo il Professor Mario Fregoni dell’Università Cattolica di Piacenza – a cui si è rivolto in sede di impianto del vigneto – e Giuseppe Gorelli, appunto, per il suo saper fare parlare i suoi rossi con un’eleganza unica.
Con l’impianto di un vigneto di 2,5 ettari, nel Comune di Sondrio, a 510 m s.l.m., è nata l’azienda
I Vitari, completata nel 2020 con la costruzione di una struttura ipogea, in frazione Ponchiera, totalmente interrata e con un tetto coperto dal vigneto. I vigneti, coltivati a nebbiolo allevato a guyot, sono gestiti secondo le regole dell’agricoltura integrata, con interventi ridotti al minimo. La vendemmia inizia dalla metà di ottobre e si protrae fino alla fine del mese. Il mosto è fermentato in serbatoi di acciaio inox da 50 e 30 hl grazie all’intervento di lieviti autoctoni, con la macerazione che dura all’incirca 3 settimane, per poi passare allo svinamento. Il vino è travasato in botti di legno di rovere di Slavonia da 10 e 20 hl e qui riposa per 2 anni, nel caso di “SO” Valtellina Superiore, e per 3 anni per “SO” Valtellina Superiore Riserva.
Per quanto riguarda il
“SO” Valtellina Superiore 2018 Riserva, al debutto sul mercato a dicembre 2021 dopo affinamento di 24 mesi in botti grandi di legno da 10 hl e per altri 15 mesi in bottiglia, con tiratura limitata di sole 310 bottiglie e 490 magnum. Nel bicchiere ha colore granato luminoso, al naso rivela note floreali di rosa e viola, profumi di ciliegia ed erbe aromatiche. Dalla struttura imponente ed elegante, chiude con un finale lungo e persistente con trama tannica di notevole caratura che lascia presagire ottima capacità di invecchiamento.
Il
“SO” Valtellina Superiore 2018 Grumello, invece, affinato per 24 mesi in botti grandi di legno da 20 hl e per 9 mesi in bottiglia prima della commercializzazione al via in queste settimane di settembre e prodotto in una tiratura di 3.000 bottiglie. Dal colore rosso rubino luminoso con riflessi granata, al naso si propone con note di piccoli frutti di bosco, confettura di ciliegia e fiori appassiti, mentre al palato rivela sapidità, equilibrio e tannini fini. Una coppia di vini che son racconto emozionante della Valtellina.
Sangiovese o Nebbiolo quindi? Tutt’e due! Quando i vini sono così, impossibile rinunciare alle eno-zioni che regalano!
Azienda Gorelli
Montalcino
T +39 0577 848254
M +39 348 3530321
I vitari
Frazione Ponchiera 163/A
Sondrio
T +39 0342 213546