Ghost grocery può essere tradotto letteralmente come “drogheria fantasma”, locuzione che non sta a indicare lo spopolamento dei piccoli centri e la relativa desertificazione degli esercizi commerciali quanto un fenomeno più nascosto e insidioso: i negozi creati o riconvertiti solo per il delivery. L’equivalente delle dark kitchen però relative alla preparazione e confezionamento di spese on line pronte per il ritiro o la consegna.
L’ipotesi viene avanzata in una lunga analisi sulla rivista Atlantic che prende in considerazione la realtà del commercio al dettaglio negli Usa in tempi di Covid e post Covid. Una realtà che presto potrebbe avere dinamiche simili anche dall’altra sponda dell’Atlantico
Ci sono due fenomeni che hanno subìto un’accelerazione incredibile con il Covid. Il primo è il lento ma inesorabile declino dei grandi centri commerciali. Già negli anni scorsi le dimensione delle superfici di vendita si sono via via ridotte e le necessità di contenimento virale potrebbero dare la spallata finale ai grandi centri che rischiano di assomigliare sempre di più a cattedrali nel deserto.
Ecco il vero punto interrogativo (e punto dolente). I piccoli negozi sono già stati schiacciati abbondantemente negli anni dalle grandi catene. E la pandemia potrebbe essere il punto di non ritorno. Specializzate e comode: il futuro delle botteghe Potrebbe, perché in realtà si è visto che proprio la specializzazione può risultare un’àncora di salvezza accanto alla dislocazione più variegata sul territorio. L’effetto spesa on line combinato alle competenze potrebbe aprire nuovi mercati: il commerciante specializzato che sa consigliarti in base ai gusti tuoi e della tua famiglia diventa un punto di riferimento che può operare con clienti vicini e lontani. L’esempio, lo abbiamo citato anche noi pochi giorni fa: è quello di un negozio come Parlacomemangi di Guido Porrati a Rapallo. Non è detto che però vada tutto così, anzi.
Un Amazon locker in FranciaIl secondo scenario che si sta prospettando è quello appunto della nascita delle ghost grocery ovvero negozi che vengono rilevati dalle grandi catene per diventare semplicemente punti di smistamento e confezionamento della spesa pronta per il ritiro. Le grandi catene infatti più che sulla spesa a casa, difficile da gestire e con costi enormi, si stanno organizzando su punti di ritiro. I vecchi negozi potrebbero diventare questo, liberando nel contempo grandi superfici all’interno degli store che potranno essere reimpiegate nelle modalità più disparate, con nuovi generi e nuovi servizi.
Le grandi catene, che hanno abbandonato la vecchia conformazione a ipermercato, ora si allargano sul territorio in tanti punti più piccoli, dove investono parte delle loro enormi risorse (che in queste settimane sono ancora aumentate); i commercianti così vengono spossessati delle loro competenze e sostanzialmente ridotti a meri imbustatori o comunque lavoratori da catena, pur trattandosi di catena smaterializzata sul territorio.
Cambia però anche la toponomastica delle città, con meno necessità di grandi arterie e grandi parcheggi, e ad esempio la pubblicità: la competizione, dicono le ultimi analisi, sarà direttamente sul carrello virtuale (cosa metto negli acquisti: replico quanto già comprato) e molto meno su tutti gli altri mezzi. Potrebbero addirittura nascere veri e propri servizi della spesa a pacchetto sul modello di Netflix.
Prospettiva di fantascienza o possibile realtà? "Un'industria gigantesca si alza con la rugiada del mattino” commenta sull’Atlantic uno storico commerciante americano prossimo alla chiusura e alla possibile riconversione. Cambiare la storia spetta ai commercianti e a noi acquirenti, che rischiamo di perdere un patrimonio secolare (e un po’ anche la nostra anima).