Bionda o rossa? Chiara o scura? In fatto di birre, siamo cresciuti con queste dicotomie, il mito della “doppio malto”, l'impero delle birre industriali. Da anni, fortunatamente, il panorama brassicolo è cambiato. L'Italia è stata investita da una vera e propria craft beer revolution che ha portato prima alla nascita di quasi 1000 birrifici artigianali italiani, poi alla diffusione capillare di pub specializzati nelle artigianali. In questi luoghi del buon bere brassicolo ordinare una bionda o una rossa è una vera eresia che noi consumatori abbiamo imparato ad evitare.
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Col tempo abbiamo preso le misure con i diversi stili, le basse e alte fermentazioni, gli IBU e i grado plato. Ci siamo costruiti un palato che ha esplorato gli amari luppolati delle IPA, le potenze alcoliche delle Imperial Stout, le rusticità delle birre della Franconia, le acidità volatili delle birre a fermentazione spontanea.
“Partiamo dalla storia – spiega Simonmattia Riva –. La pils, o meglio pilsner, nasce nel 1842 nell'omonima città della Repubblica Ceca, Plzeň, grazie a Josef Groll, birraio bavarese chiamato a sistemare le birre brassate nell'impianto comunale, che risultavano poco stabili. 1842: nasce la pils
1894: nasce la Helles Grazie all'acqua povera di sali minerali della zona, al malto pilsner maltato molto chiaro, all'uso del luppolo Saaz ottenne una birra destinata ad avere un successo mondiale. La Helles è una sua filiazione, brassata a Monaco dopo 50 anni di tentativi di riprodurre la pils ceca. Perché a Monaco l'acqua è molto diversa, meno leggera, e a quell'epoca non era possibile correggere il suo profilo organolettico. Il risultato era dunque una birra troppo amara, astringente. Fino a quando Spaten non trova la quadra, nel 1894, realizzando una versione con meno luppolo e un po' più di corpo. Per essere sicuri di aver fatto centro, inviarono il primo lotto in assaggio ad Amburgo, così da non rovinarsi il mercato locale di Monaco in caso di insuccesso”.
In Italia abbiamo ottime interpretazioni di questi stili. Anzi, possiamo dire di aver indicato una nuova strada, che prevede un massiccio uso dei luppoli. È il caso della Tipopils del Birrificio Italiano, che ha fatto scuola in tutto il mondo: è stata in assoluto la prima pils ad usare la tecnica del dry hopping (luppolatura a freddo nell'ultima fase di produzione, per amplificare le note luppolate) su una pils. Con esiti clamorosi.