All you can eat sulla via del tramonto. Dopo l’esplosione della sushi mania, le abbuffate nippo-cinesi a poco prezzo perdono smalto e, complice un pubblico sempre più esigente in termini di qualità, la formula “mangia ciò che vuoi spendendo poco” sembra essersi definitivamente eclissata, superata da locali di lusso che propongono autentica cucina giapponese, magari ponendo l’accento su singole specialità. Tommaso Farina su Libero. @ L’integrazione inizia da un piatto di ravioli. Sull’inserto Buone Notizie del Corriere della Sera è da leggere la bella storia di Hujinìan Zhou, per gli amici “Agie”, il cinese titolare della ravioleria di via Sarpi che dopo l’incontro con il macellaio Walter Sirtori, ha trasformato il suo street food in un business di successo. Il segreto? Unire due culture culinarie utilizzando materie prime italiane. @ E di integrazione sa qualcosa anche l’ “oste e cuoco” Filippo La Mantia, sceso in campo a sostegno del progetto “Liberi Dentro”, promosso da My Life Design Foundation in collaborazione con l’Università Cattolica con l’obiettivo di ridurre la recidiva in ambito carcerario avviando percorsi formativi in 3 istituti penitenziari. @ E una bella storia di riscatto arriva anche da Craco, un piccolo paese disabitato della provincia di Matera che nel 1963 fu raso al suolo dal terremoto e che oggi, complici i set allestiti da cineasti come Francesco Rosi e Mel Gibson, attira turisti da ogni parte del mondo. Su il Giornale l’affondo di Daniela Uva.