La selezione dei migliori vini italiani firmata da Paolo Massobrio e Marco Gatti compie 19 anni e si conferma una delle più longeve e interessanti nel panorama nazionale. Merito anzitutto di una formula che in questi anni ha permesso di andare a fondo nel territori, scoprendo chicche quasi introvabili.
Il tutto per offrire un quadro unico dell'Italia da bere che vede affacciarsi con convinzione - ed è la maggiore novità dell'anno - una regione in particolare, la Calabria che con i suoi 7 vini premiati affianca i top player del Sud Italia Campania e Sicilia (che ne ha comunque 7). Ai vertici si confermano Piemonte e Toscana rispettivamente con 22 e 21 vini premiati che vanno a toccare sia le grandi denominazioni (sono 4 i Barolo premiati 2 i Brunello e 3 i Chianti Classico) ma anche i territori emergenti (come Carema e Valli Ossolane in Piemonte) o diventati negli anni una splendida realtà (come Montecucco e Maremma che in Toscana contano complessivamente ben 5 premi).
Come ogni anno, il riconoscimento dei Top Hundred comprende anche i Top dei Top, ossia l’eccellenza per ogni categoria. Per i vini bianchi è il Sardegna Superiore Semidano 2016 "Costa J Vacca" di Muxurida di Samatzai (Su), per i vini rossi è il Bergamasca Cabernet Franc Biologico "Vento Forte" 2018 di Le Corne di Grumello del Monte (Bg), per i rosati il Lazio Rosato "Ramatico" 2018 di Pacchiarotti di Grotte di Castro (Vt), per gli spumanti il Brut Metodo Classico "Bàsura Obscura" di Durin di Ortovero (Sp) e per i passiti il Terre Siciliane Zibibbo Passito "Zhabib" 2018 di Hibiscus di Ustica (Pa).
GRESSAN (AO) • CUNEAZ NADIR Vallée d'Aoste
Gewurztraminer "Pantagruel" 2019
È una cantina di cui si sta parlando molto e l’espressione valdostana del traminer è una sorpresa. Scende nel bicchiere con quel suo colore giallo oro e subito ti imprime la sua nota fruttata e aromatica di uva spina e mele a buccia rossa, ben mature. In bocca scende ampio, elegante, senza mai tradire la sua anima aromatica che deriva dal vitigno. Sul finale avverti anche liquirizia nera e una chiusura sapida.
* SAINT-PIERRE (AO) • PELLISSIER
Vallée d’Aoste Torrette Superieur 2017 (fuoriditop)
È stato l’assaggio più godibile della nostra cena a Lo Grand Baou di Avise. Si tratta di un piccolo produttore che a pieno titolo entrerà come novità nel nostro Golosario 2021. Il suo vino ha colore rubino brillante d bella consistenza. Al naso, la piacevolezza dei piccoli frutti freschi e una caratteristica nota un po’ fumé. In bocca ritrovi la consistenza del colore, ma anche una spada fresca, che poi si traduce in un sorso secco. Sapido, di lunghissima persistenza. Bravo!
* AVOLASCA (AL) • LA VECCHIA POSTA
Colli Tortonesi Barbera “Languia” 2016 (fuoriditop)
Da 27 anni condotta a regime biologico, La Vecchia Posta conta 3 ettari di vigneti ad Avolasca in provincia di Alessandria, puntando sui vitigni autoctoni come barbera, dolcetto, cortese e timorasso (oltre alla perla del ciliegiolo). Massima cura nei vigneti e limitato intervento tecnologico in cantina. Troverete inoltre un impianto fotovoltaico che fornisce il 50% del fabbisogno energetico e un impianto termosolare per la produzione di acqua calda (che copre il 60% delle necessità giornaliere). Il Colli Tortonesi Barbera “Languia” 2016 sa proprio di ciliegia ed in bocca è strutturato, di un certo spessore. Ti riempie il palato e grazie alla sua persistenza non ti abbandona mai. Acidità pregnante che invita ad un altro sorso. Poi un altro ancora. E così via.
COSTA VESCOVATO (AL) • TIRELLI
Derthona Timorasso 2016
Andrea Tirelli si autodefinisce “custode” dei 4 ettari che possiede sulle colline del Tortonese, dove da 18 anni coltiva la vite. Simbolo della sua azienda è il Triskele, antico simbolo celtico che rappresenta la dinamica unione tra terra, acqua e aria. Membro dell'associazione VAN – Vignaioli Artigiani Naturali – Andrea spinge sulla tradizione e sui vitigni autoctoni, affidandosi alle pratiche biodinamiche e anche in cantina la mano è leggerissima. Il suo Derthona è un timorasso macerato per circa cinque giorni che resta – dopo la svina - a contatto con fecce fini e lieviti per minimo due anni in vetroresina e riposa poi per ulteriori 6 mesi in bottiglia. Questo “viaggio” ci regala un naso di miele di castagno e di pesche di Volpedo. Poi spezie dolci, finissime. Nel finale – che in bocca è equilibratissimo – accenni di idrocarburi. Quanta roba in questo bicchiere, un vino da mangiare!
* FUBINE (AL) • PASTORELLO MARIO
Monferrato Rosso “Madò” 2018 (fuoriditop)
Un bell’approccio quello di Pastorello di Fubine, cantina monferrina, ancora poco nota, ma in cui la voglia di far bene si coniuga con una grande passione, e con il desiderio di far parlare il territorio e i vigneti, con autenticità. Dei due vini degustati, l’Albarossa “Passion” 2015 ha gradevoli note aromatiche che si alternano a profumi di frutta rossa. Succoso, diretto nel suo proporsi fruttato ed elegante, il “Madò”, da uve barbera e nebbiolo, che nel bicchiere ha colore purpureo, luminoso, profumi floreali di viola e rosa, nota di frutta rossa molto marcata, con l’amarena che spicca, sorso pieno, di bella struttura ma sostenuto da buona acidità e finale che chiude con retrogusto ammandorlato.
NOVI LIGURE (AL) • LA RAIA
Gavi 2019
Viti, pascoli, terreni a seminativo e boschi di castagni popolati da animali selvatici. Siamo alla Scuola Steineriana, gestita dall’associazione Intorno al Melo e dalla Fondazione La Raia - arte cultura territorio, con l’obiettivo di promuovere una riflessione critica sul paesaggio. Questa la realtà di un’azienda agricola biodinamica certificata Demeter, di 180 ettari, dove c’è produzione di vini di pregio. Il Gavi, prodotto seguendo i rigorosi principi della coltivazione biodinamica, del millesimo 2019, ha colore giallo paglierino, profumi di fiori bianchi, e in particolare di acacia, e ancora quadrifoglio e rose, nota di agrumi e salmastra, mentre in bocca è secco e con nota sapida che rende la beva agile.
OLIVOLA (AL) • BRICCO DEI GUAZZI
Piemonte Albarossa 2017
È il 1938 quando il dott. Dalmasso ebbe la felice intuizione di incrociare il potente nebbiolo di Dronero con la barbera, creando così l'albarossa. Questi ultimi due vitigni citati sono i protagonisti principali del lavoro di Bricco dei Guazzi, con i suoi 35 ettari vitati di proprietà ad Olivola, a pochi chilometri da Casale Monferrato. Radici profonde che risalgono al 1400, quando la cantina fu scavata sotto la villa residenziale della nobile famiglia Guazzo. Sorpresa dunque per il loro Albarossa 2017, davvero lodevole. Al naso si evidenzia con la mandorla e la mora di gelso, con un tratto davvero caratteristico all’olfatto. In bocca è notevole, eccezionale come interpretazione: velluto, eleganza, mineralità e tannini che rincorrono l’acidità in una nota lunga e persistente. Mi è piaciuto molto.
ROSIGNANO MONFERRATO (AL) • BONZANO VINI – MANDOLETTA
Grignolino del Monferrato Casalese "Baticor" 2018
La famiglia Bonzano ha già messo a segno nei pochi anni che segnano il suo debutto una serie di vini davvero interessanti. Certo che questo Grignolino ci ha impressionato subito ed è un'interpretazione amorevole di un enologo illuminato, Donato Lanati, che conosce bene i vitigni di casa propria. Intanto il colore bellissimo per un Grignolino: buccia di cipolla. Al naso sono imperiose le note di frutta rossa e di ciliegia sotto spirito. In bocca è piacevolissimo l'equilibrio, l'ingresso morbido, la tannicità presente ma non sfacciata, la freschezza. Un gran bell'esemplare, ghiotto, con una combinazione che sarà curiosa col passare del tempo. Promosso a pieni voti.
SERRALUNGA DI CREA (AL) • TENUTA TENAGLIA
Barbera d’Asti Superiore “Emozioni” 2015
Questa cantina la conosciamo da tanti anni, quando ancora c’era Delfina Quatroccolo al timone. E durate il lockdown abbiamo aperto diverse bottiglie degli anni Novanta, soprattutto di Giorgio Tenaglia, trovandole sorprendentemente integre. Con Sabine Ehrmann, la nuova proprietaria, ci lega un ricordo indelebile, dell’estate del 2005, quando Bruno Lauzi, l’anno prima di lasciarci, fece un concerto nella sua cantina. I suoi vini li abbiamo sempre assaggiati negli anni e il livello è sempre stato notevole. Incredibile è la Barbera d’Asti “Emozioni” 2015, nomen omen. La cogli come in un bosco con note di terra bagnata e frutto vivo. È la sintesi di tutte le Barbera che abbiamo assaggiato: ha l’aromaticità della prima, le spezie delle altre, ma in più un velluto lunghissimo e un nota minerale accentuata.
* AGLIANO TERME (AT) • DURIO Nizza
“Pragerolamo” 2017 (fuorditop)
Nonno Guido e nonna Giuseppina per primi lavorarono queste terre per l'armatore genovese Corsiglia Commendatore Umberto; negli anni la famiglia è riuscita ad acquistare la cascina e i terreni, iniziando a scrivere così le prime pagine della loro nuova storia vitivinicola. Dopo Adriano e Francesca (seconda generazione) arriviamo ai giovani Alessandro e Alberto che oggi, attraverso idee innovative e spirito d'iniziativa, sono pronti ad intraprendere il lungo cammino che li attenderà, cavalcando l'onda della terza generazione. La grandezza del Nizza “Pragerolamo” la troverete nella pulizia dei suoi profumi, che spaziano dalla prugna disidratata alla vaniglia, passando infine per il caffè. Possiede una vena minerale sottilissima e in bocca l'acidità è quella delle grandi Barbera. Continuate così!
SALUSSOLA (BI) • DONNALIA
Vino Rosso “Variabile” (blend uve autoctone)
Incontriamo questa cantina alle pendici della serra morenica di Ivrea in Piemonte, nell'area più occidentale della provincia di Biella. La zona di vinificazione è una nostalgica cantina settecentesca con soffitto a volta e mattoni a vista, con fascinose botti in cemento e un'atmosfera contadina. L'obiettivo dichiarato è il recupero identitario della proprietà e del territorio, caratterizzato dalla presenza di numerosi laghi limitrofi e alla conformazione morenica del terroir. Veniamo letteralmente conquistati dal loro Rosso “Variabile” (da uve rosse autoctone): bouquet di sottobosco e spezie, molto zuccherino il frutto che è sicuramente croccante. Vino contadino che rimane equilibrato e ghiotto, da bere e ribere.
BAROLO (CN) • L’ASTEMIA PENTITA
Barolo “Cannubi” 2016
Questa cantina sulla strada che da La Morra conduce a Barolo non può passare inosservata: per il nome, L’Astemia Pentita, e per la struttura, due casse di legno di 200 mq ciascuna, una sopra l’altra, che suonano come una provocazione di fronte a un certo tradizionalismo locale. Dietro a questa azienda, dal 2013 c’è Sandra Vezza, designer, già proprietaria di Gufram, azienda di design famosa per i cactus giganteschi. Siamo nei pressi della mitica località Cannubi, ovvero nel cru più prestigioso del Barolo. E a stupirci è proprio il suo Barolo Cannubi 2016, che è sontuoso. Qui senti le erbe officinali, il tabacco e una profondità al naso avvincente dove scovi persino l’arancia candita. Elegante, estremamente elegante, con i tannini ben levigati. Che dire Sandra: è un Cannubi, ma soprattutto è un vino che compie, come tutti gli altri, la propria identità.
CASTELLINALDO (CN) • MORRA STEFANINO
Barbera d’Alba “Castellinaldo” 2017
Stefanino Morra: a distanza di 34 anni, assaggiare il suo Arneis è stata una folgorazione. La sua è una storia tenacia di vignaiolo nel Roero, iniziata a metà degli anni '80 quando riconvertì l'azienda frutticola di famiglia (Castellinaldo era rinomata per le sue pesche). Oggi Stefanino, affiancato dalla moglie Edda, dal figlio ventiseienne Luca (enotecnico) e dal cognato Gianni Olivero, si è definitivamente affermato con una proprietà di tredici ettari vitati per 75 mila bottiglie. E siccome lui è una persona sincera, altrettanto lo sono i suoi vini, a cominciare dalle Barbera che qui hanno un’enclave speciale. Solenne sarà la Barbera d'Alba “Castellinaldo” 2016. Nasce dalla vigna più vecchia di proprietà (oltre 50 anni) a dimora su terreni calcarei di argilla e tufo. Si affina per 15 mesi in barrique e qui senti la rosa della Barbera e tutta la sua mineralità. Che spettacolo!
CASTIGLIONE FALLETTO (CN) • TERRE DEL BAROLO - ARNALDO RIVERA
Barolo “Rocche di Castiglione” 2016
La cooperativa Terre del Barolo di Castiglione Falletto, a partire dall’annata 2013, ha una linea di vini dedicati al maestro Arnaldo Rivera, fra i fondatori di questa realtà nel 1958. Per festeggiare i 60 anni del sodalizio hanno deciso di sottoscrivere un protocollo particolare per esprimere, dai migliori vigneti dei soci conferitori, la purezza del vitigno. Tra le diverse etichette, ci ha conquistato il Barolo Rocche di Castiglione 2016 di Castiglione Falletto (340 metri). E qui abbiamo appuntato: “Davvero di viola e liquirizia” pensando a Nico Orengo e al suo libro omonimo. Ma veniamo a un altro dato di questo Barolo che ci ha impressionato: il colore rubino trasparente (e coerente). Nel fluttuare del naso c’è proprio tutto: goudron, viola, che si rincorrono con intensità. In bocca scende molto elegante, rotondo, marcando una freschezza fine che quasi nasconde la tannicità che avverti su un finale pregnante, fresco, con un che di amarognolo.
LA MORRA (CN) • MARRONE GIAN PIERO
Barolo “Bussia” 2016
Quella della famiglia Marrone è una storia molto lunga, che inizia quando Pietro, anch'egli figlio di vignaioli, chiede nel 1910 all'età di 23 anni di poter gestire e rivoluzionare il vigneto di suo padre Edoardo. Passano gli anni di fatiche e investimenti, arrivando fino alla quarta generazione, ovvero i figli di Gian Piero. In cantina l'enologo è Valentina, in amministrazione e nei rapporti con i mercati esteri puoi incontrare Serena (supportata dal marito Marco), mentre Denise è il volto dell'accoglienza. Insieme a mamma Giovanna, è un “team rosa” quello a disposizione di Gian Piero: una squadra efficiente e piena di passione dove al centro c'è il rispetto per il vigneto. Sontuoso è il Barolo Bussia 2016 dove la viola sembra una musica che ti accompagna. Qui senti la profondità del Barolo in tutta la sua essenza e il bouquet ti racconta di caramelline marca Leone, finocchietto selvatico, marasca, viola macerata, liquirizia, spezie, cuoio. In bocca è rotondo, di straordinaria eleganza. Bravi, bravi!
* MONFORTE D’ALBA (CN) • JOSETTA SAFFIRIO
Spumante Nebbiolo d’Alba Brut Rosé Metodo Classico 2017 (fuoriditop)
La storia dei Saffirio a Castelletto di Monforte d'Alba risale ai primi anni del ventesimo secolo. A metà del Novecento nasce Josetta Saffirio la quale, alla giovane età di 23 anni, decide di trasformare l'azienda di famiglia che vende l'uva in una cantina produttiva. Il suo Barolo sconvolge il panorama vinicolo italiano e assicura un futuro roseo per la sua famiglia che oggi è giunta alla quinta generazione, con Sara Vezza. Continua dunque la linea femminile che garantisce una qualità incredibile nella produzione. Decidiamo di premiare tuttavia il suo Spumante Metodo Classico Nebbiolo d'Alba Brut Rosè 2017 che vi accompagnerà in un campo di fiori di sambuco. Naso di una femminilità e di una eleganza disarmanti, che ricordano proprio un profumo di donna. Arrivano alla fine gli agrumi per un sorso bilanciato, fresco e morbido. Alla salute!
NEIVE (CN) • RESSIA
Barbaresco Canova Riserva “Serie Oro” 2015
La famiglia Ressia produce vini in una zona altamente vocata alla viticoltura, rappresentata nel loro caso dal “cru Canova”. Radici che risalgono agli inizi del Novecento, è il 1997 a rappresentare un punto di svolta cruciale: lotta integrata, rese più basse e sforzi economici (e personali) volti a una produzione enoica di qualità. In cantina puoi incontrare Fabrizio, che oggi ha in mano le redini dell'azienda. È grazie alla sua guida che possiamo assaggiare il suo spettacolare Barbaresco Riserva Canova Serie Oro millesimo 2015 che è lungo, lunghissimo! Trovi l'amarena sotto spirito che poi muta in una viola, quasi macerata. In bocca è pieno e rotondo con un tannino poderoso. Nel retronasale comanda un sentore netto di finocchietto molto particolare, che è la firma di un grande vino.
NOVELLO (CN) • COGNO ELVIO
Barolo “Ravera” 2016
Sulla sommità della collina Bricco Ravera, in un’antica casa padronale del Settecento, ha sede questa storica cantina circondata dai tredici ettari di proprietà, tutti coltivati a vigneto rigorosamente autoctono, con Barolo, Barbaresco e Barbera, che sono i vini che l’han resa celebre. Elvio Cogno e il genero Valter Fissore, oltre ad essere all’origine del riscatto della Nas-Cëtta, propongono una interpretazione del loro nebbiolo – che prende il nome di Barolo “Ravera” - davvero superba. Dal cru storico di Novello un vino brillante con riflessi aranciati e un naso con tante storie da raccontare. Liquirizia e tartufo, ma anche menta e tabacco; possiede un'acidità freschissima e un sottofondo minerale caratteristico. Un vino importante che mostra eleganza e austerità nella sua giovinezza, senza dimenticare questa complessità gusto-olfattiva da meditazione.
SANTO STEFANO BELBO (CN) • CANTINA VALLEBELBO
Alta Langa Brut Millesimato "Cesare Pavese" 2015
Ecco una cantina che ci fa un gran piacere presentare. Intanto perché siamo a Santo Stefano Belbo dove dal 1956 esercita il suo ruolo la cantina cooperativa Valle Belbo, che ora si avvale di un enologo fuoriclasse, tale è Piergiorgio Cane, che qualcuno conosce per una teoria di brut firmati Marcalberto, che oggi produce il figlio. Lui ha quindi accettato una sfida che a noi piace molto, essendo dei fan per le cantine cooperative che decidono di percorrere una strada di qualità. Tra tutti i loro vini quello che ha raggiunto i voti più alti è stato l’Alta Langa “Cesare Pavese” 2015 che ha un colore giallo oro brillante. Al naso c’è qualche nota accennata di crosta di pane piacevolissima; in bocca una stoffa molto consistente. È un vino di grande equilibrio, che le bollicine fini esaltano, però in questo caso ci ha incuriosito riassaggiarlo il giorno dopo senza bolle, per testare una spada di acidità davvero importante, dalla persistenza lunghissima.
VERDUNO (CN) • MORRA DIEGO
Verduno Pelaverga 2019
Il logo dell'azienda Diego Morra è l'unione di 3 “M” (quasi intrecciate), che rappresentano rispettivamente Monvigliero, territorio le cui qualità e peculiarità hanno permesso di introdurlo come sottozona del Barolo; Morra, ovvero la famiglia di Diego generazione dopo generazione tiene saldo il legame tra l'uomo e la terra; Mosca, nome della Cascina con cui l'azienda era conosciuta. Nei migliori cru di Verduno, La Morra e Roddi d'Alba sono coltivati principalmente a nebbiolo, senza dimenticare una piccola quantità di dolcetto, barbera e pelaverga. Proprio quest'ultima ci ha conquistati grazie alla sua giovialità e giovinezza già preannunciati dal colore vivace. La speziatura è la linea guida di questa bevuta, accompagnata da un frutto rosso croccante. La bocca è fresca, calda ed equilibrata. Un Verduno d'autore!
CALUSO (TO) • GIACOMETTO BRUNO
Erbaluce di Caluso Passito 2008
Nel 1967 Giuseppe Giacometto ebbe la soddisfazione di vedere il Caluso Passito premiato con la concessione della DOC; dal 2001 è il figlio Bruno, 59 anni, a portare avanti l'azienda di famiglia, con nuovi investimenti in cantina e in vigna. Oggi sono otto gli ettari vitati di proprietà (20 mila le bottiglie), coltivati in regime biologico lungo le belle dorsali collinari del Canavese. L'enologo è l’ottimo Giampiero Gerbi che ha dalla sua il merito e la bravura nel declinare l'uva erbaluce. È vera apoteosi il Caluso Passito 2008, ottenuto con le uve in fruttaio per circa 6 mesi, quindi fermentazioni spontanee e affinamento in parte in acciaio e in parte in legno per 6/7 anni. Ha un bellissimo color ambra cristallino e offre profumi agrumati e di tabacco, ma soprattutto datteri, miele d'acacia e frutta disidratata. Sentori "metallici" per un vino lungo, armonico che, pur essendo un passito, rimane fresco e sapido. E tutto richiama a un formaggio erborinato in abbinamento.
CARAVINO (TO) • LA CAMPORE
Erbaluce di Caluso 2019
Dal latino “Campus Regis”, questa azienda viene acquistata nel 1974 dalla famiglia Fiamenghi che inizia un progetto di ristrutturazione del vecchio casale e alla messa a dimora di piante di vite. Inizialmente utilizzata come casa per le vacanze della famiglia Gabriele – Fiamenghi, nel 2003 venne costruita la prima cantina cui seguirono numerosi investimenti. Dal 2008 la famiglia si è trasferita a Caravino per seguire passo per passo il progetto La Campore. Oggi la gestione aziendale è in mano al giovane Alessandro Gabriele e al padre Roberto, affiancati dall'enologo Maurizio Forgia. Stappiamo l'Erbaluce di Caluso 2019 che è vivace nei colori come nei profumi, fruttati inizialmente; interessante tuttavia la trama erbacea di sottofondo e l'acidità finale che è pregnante.
CAREMA (TO) • SORPASSO
Carema 2017
Da un blend di nebbiolo (min. 85%), ner d'ala e neretto, nasce questo Carema che è superbo. Note di erbette officinali, con il sottobosco che rincorre la menta. Tannino travolgente anticipato da sentori balsamici e quella che ci è sembrata proprio resina di pino. Sorpasso è una piccola azienda condotta sapientemente da Martina e Vittorio, due giovani canavesi di nascita che dal 2012 coltivano e imbottigliano il loro “sogno”. Per ora si tratta di una gran bella storia, ci aspettiamo altri grandi racconti dalle prossime annate!
DOMODOSSOLA (VB) • EDOARDO PATRONE
Valli Ossolane Nebbiolo Prunent “Stella” 2018
Edoardo Patrone ha 29 anni, figlio di ristoratori e laurea in Viticoltura ed Enologia con esperienze in Langa, Spagna e Australia. Ed ora è qui, nella viticoltura eroica delle Alpi Lepontine, dove ha cercato piccole vigne di proprietà, raggiungibili perlopiù attraverso antiche mulattiere e, particella dopo particella, ha recuperato i filari “a topia” con età dai 30 ai 150 anni. In quattro anni ha messo insieme cinque ettari vitati (20 mila le bottiglie) a prunent, presente in queste valli dal 1300; quindi merlot (cloni di un secolo di vita) e altri vitigni rari (negrun, rosoleta). Il Valli Ossolane Nebbiolo Prünent “Stella” 2018 ha un 5% delle uve più belle poste con il raspo intero sul fondo della vasca, prima di aggiungere il mosto. Poi macerazione per 20 giorni, fermentazione spontanea in acciaio e affinamento in barrique di un anno. E qui è pazzesca la nuance di viola, prugna rossa e fragolina di bosco intensa. In bocca ha la freschezza tipica dei vini minerali di montagna che mostrano una certa stoffa.
SANREMO (IM) • PODERE GRECALE
Riviera Ligure di Ponente Pigato 2019
È una creatura di Lino Roncone, che nel 2007 ha scelto di impiantare una vigna a Bussana, nel Sanremese. Con lui la figlia Serena, laurea in Lingue e una in Viticoltura ed Enologia. Insieme si sono messi in gioco, investendo in nuovi appezzamenti tutti terrazzati e con vitigni autoctoni, curati secondo i principi della viticoltura sostenibile. Hanno circa 4 ettari per 25 mila bottiglie l'anno. Ora, il Riviera Ligure di Ponente Pigato 2018 è un paglierino con note floreali molto pronunciate ma è in bocca dove si manifesta la sua piacevole complessità, quasi un senso di purezza del Pigato. È il risultato di una criomacerazione per 24/48 ore delle uve in purezza e di un affinamento in acciaio sulle fecce fini, prima dell'imbottigliamento in primavera. Serena produce anche la versione passita... da meditazione. Da andare a cercare!
LA SPEZIA • ROSADIMAGGIO DI ARRIGONI
Cinqueterre “Pipato” 2019
Meta turistica rinomata e affascinante, le Cinque Terre offrono antichi borghi di case colorate e vigneti aggrappati ai ripidi terrazzamenti ricavati sulla costa. La famiglia Arrigoni nella tenuta Rosadimaggio di La Spezia ha voluto omaggiare il territorio tramite una interpretazione sublime e commovente dei suoi vitigni principe, ovvero albarola e vermentino. Il Cinqueterre Bianco “Pipato” 2019 è color oro acceso e ti accoglie con sentori di spezie dolci finissime, per poi virare verso idrocarburi, una leggera nota zolfata e quasi aromatica. Incredibile infine quando senti il rabarbaro! Un vino corposo ed elegante, davvero buonissimo.
* LUNI (SP) • FEDERICI AZ. AGR. - LA BAIA DEL SOLE
Spumante Extra Brut Metodo Classico “Giulio F56” (fuoriditop)
A Golosaria Milano era stata una sfida appassionante quella lanciata dall’Enoteca Regionale della Liguria, che in uno dei wine tasting più seguiti della manifestazione, aveva voluto proporre a sommelier, ristoratori e intenditori presenti, la degustazione delle diverse espressioni di spumanti della regione. Nei giorni scorsi un’ulteriore, luminosa conferma, dalla famiglia Federici: una lunga tradizione contadina che risale ai primi del 900, e dal 1985, con la rivalorizzazione di un antico casolare rurale nella piana di Luni, protagonista di un percorso che ha come cuore la coltivazione e la valorizzazione del Vermentino. Il loro Metodo Classico Giulio F56 (con il nome che indica la dedica al fondatore Giulio Federici) è da uve vermentino, accuratamente selezionate, lavorate poi con pressatura soffice e fermentazione a temperatura controllata per 15 giorni, con il vino ottenuto che sosta per 6 mesi sulle fecce fini in botti di rovere per poi essere avviato alla rifermentazione in bottiglia, con permanenza sui lieviti di 24 mesi. Nel bicchiere ha colore giallo oro, perlage fine e continuo, profumi di agrumi, tra cui spiccano il bergamotto e il cedro, note di ginestra e di frutta esotica, e in particolare di ananas e mango, sentori di nocciola, mentre in bocca è fresco e sapido, con sorso ampio e finale di buona lunghezza.
LUNI (SP) • LA PIETRA DEL FOCOLARE
Colli di Luni Vermentino Superiore “Solarancio” 2018
Una storia che ha origine nella mezzadria ottocentesca dei bisnonni Angelini. E nella poesia della piccola cantina ricavata da una vecchia sala da ballo, allestita con botti di castagno e gestita dallo Zio Cambrà. Dagli anni ‘90, la svolta con Laura Angelini e Stefano Salvetti, che han dato vita a una nuova realtà vitivinicola, iniziando il percorso che li ha portati fino a oggi. Abbiamo riassaggiato il loro "primogenito", Solarancio, Vermentino Superiore di classe, che nel millesimo 2018 ha colore giallo oro, naso di notevole intensità con profumi di agrumi, note di erbe aromatiche e di macchia mediterranea, sentori minerali, che ritornano anche in bocca, dove si propone con un sorso convincente, caratterizzato da sapidità formidabile e buona freschezza.
* LUNI (SP) • TERRA DELLA LUNA
Liguria di Levante Vermentino “Lun’Antica” 2017 (fuoriditop)
Terra della Luna è l’azienda al confine con la Toscana (è l’ultimo lembo di terra ligure) di Alessandro Vignali che ha deciso di non aggiungere solfiti nel vino, di non usare diserbanti e concimi chimici; in cantina niente lieviti selezionati, neppure chiarifica e filtrazione. I risultati? Che non tutti i vini sono al medesimo livello, perché la natura libera ti presenta il conto che vuole. Ma il Vermentino “Lun'Antica” è sicuramente espressione pulita e fragrante della Liguria, perché trovi le erbette officinali e le mandorle, ma soprattutto quell'impronta salina inconfondibile. Macerato sulle bucce per circa due settimane riesce ad “estrarre” una naso mieloso e una bocca rotonda, travolgente nella sua pienezza. L'azienda nasce nel 2006 a Ortonovo (SP) grazie all'impiego di materiali bioedibili e impianti fotovoltaici: anche in vigna la filosofia è quella di ridurre al minimo l'impatto ambientale, rispettando la natura in ogni sua forma.
ORTOVERO (SV) • DURIN AZ.
AGR. Spumante Brut Metodo Classico “Bàsura Obscura” (TOP DEI TOP SPUMANTI)
È stata una sorpresa, per la seconda volta in 12 mesi, l’assaggio dei brut affinati nelle antiche grotte di Toirano da Antonio Basso dell’azienda Durin. Una bella cantina ligure a dimora in Valle Arroscia, che dal 2007 ha avviato un progetto inedito legato all'affinamento degli spumanti in questo luogo unico, costituito da cavità carsiche ricche di stalattiti e stalagmiti e ubicate a pochi chilometri dal paese omonimo, in provincia di Savona. Il Brut Bàsura Obscura è dunque un’eccellente interpretazione di un pigato spumante, decisamente croccante, buono, avvincente. Prodotto con criomacerazione e parziale affinamento in barrique usata di secondo/terzo passaggio (30%), matura dai 30 ai 48 mesi sui lieviti all'interno delle grotte. Ha un colore giallo paglierino piuttosto carico e al naso si evince subito una nota fine, al pari delle bollicine che persistono nel bicchiere. Al naso senti soprattutto fiori e una carezza di mandorla che quasi si confonde con la crosta di pane che è precursore di fragranza. In bocca lo senti vivo, con la sua freschezza che si esprime in una duplice finezza: quella delle bollicine e quella del suo corpo vibrante ed equilibrato. Finisce con un ché di sapido, quasi a completare i descrittori di quello che dev'essere, ed è, un grande spumante italiano.
GRUMELLO DEL MONTE (BG) • LE CORNE
Bergamasca Cabernet Franc Vino Biologico “Vento Fermo” 2018 (TOP DEI TOP ROSSI)
Ai margini della Valcalepio, separata dalla Franciacorta dal corso del fiume Oglio, ecco una realtà vitivinicola che dal punto di vista toponomastico viene menzionata fin dal 1400 per apparire anche successivamente all'interno del catasto napoleonico. Il nome Le Corne deriva inoltre dalla presenza geologica degli omonimi enormi massi di sabbia arenaria. In epoca moderna, l'ultimo importante tassello è stato fissato da un industriale del lago di Iseo, Osvaldo Paris, che ha acquistato la proprietà una decina di anni fa. Clamoroso il Cabernet Franc “Vento Fermo” 2018 (prodotto senza solforosa). E subito lo osservi con il suo colore rubino brillante e impenetrabile. Al naso ha un’immediata profondità animale, ma poi ti offre abbondante il peperone. In bocca è il massimo dell’eleganza che puoi chiedere a un vino con un finale tannico e vinoso. È il miglior vino rosso assaggiato quest’anno, ovvero il Top dei Top fra i Rossi dei 100 migliori vini d’Italia. Davvero grande!
COCCAGLIO (BS) • LORENZO FACCOLI AZ. AGR.
Franciacorta Dosaggio Zero 2014
Azienda che conta 11 ettari al limite sud-occidentale della Franciacorta, su suoli rocciosi e calcarei e uno scheletro prevalentemente franco-argilloso. Gli ettari vitati sono poco più di 5 e la loro storia inizia con Bortolo Faccoli quando – nel 1963 – la Franciacorta era ancora agli albori e la viticoltura del tutto in divenire. Oggi la produzione si aggira intorno alle 50.000 bottiglie annue. La prossima generazione vedrà i figli Francesca e Giorgio, a loro l'onere di portare avanti la tradizione di famiglia. Speriamo riescano a replicare l'incredibile bevuta del Franciacorta Dosaggio Zero 2014 che possiede un bouquet olfattivo ammirevole: toni di pasticceria, poi frutta esotica, fiori macerati e pera disidratata. La bocca richiama freschezza, morbidissima e goduriosa. Perlage fine e persistente, un vino da mangiare!
ERBUSCO (BS) • CAMOSSI
Franciacorta Extra Brut
Sono 24 gli ettari di proprietà della cantina Camossi, divisi in tre comuni franciacortini: Erbusco, dove ha sede la cantina, Paratico, affacciato sul Lago d’Iseo (e dove si coltiva quasi esclusivamente pinot nero) e Provaglio d’Iseo. Del 1996 il primo Franciacorta, nel 2002 l’ingresso in azienda dei nipoti di Pietro, Dario e Claudio, che supportano il nonno e i genitori nella conduzione enologica. Di pregio il Franciacorta Extra Brut giallo paglierino brillante, dal perlage finissimo, con profumi floreali e note di frutta esotica, dai sentori speziati, dal gusto fresco, secco, piacevolmente sapido.
ERBUSCO (BS) • I BARISEI
Franciacorta Brut Satèn Millesimato 2014
I Bariselli sono vignaioli dal 1898, e hanno visto succedersi alla guida Paolo, bisnonno di Gian Mario (ora a capo dell’azienda), poi Giuseppe e i suoi figli, Francesco e Gianbattista. Come Solive i Franciacorta con cui si son fatti conoscere, linea ora riservata al loro agriturismo. Ora la scelta di creare una linea più prestigiosa, I Bariséi, di cui abbiamo assaggiato il Franciacorta Brut Saten Millesimato 2014 color oro e naso floreale, poi citrino. Bollicine fini e sorso sapido, davvero profondo. Sentirete infine la polvere da sparo e lo zafferano, per un bicchiere davvero caratteristico!
RODENGO SAIANO (BS) • MIRABELLA Vino Spumante
Pinot Bianco Metodo Classico Brut Nature
In questa cantina di Rodengo Saiano troverete un'attenzione maniacale per i dettagli e un rispetto sincero per la natura (e per l'uomo) con lo sguardo sempre rivolto alla ricerca della qualità del prodotto. Teresio Schiavi è il fondatore di Mirabella, Alessandro e Alberto i due figli: il primo enologo, il secondo direttore commerciale e responsabile marketing. La forza di questo team la ritroviamo nel bicchiere del loro Pinot Bianco Metodo Classicco Brut Nature, cremoso e fresco, offre profumi di pasticceria e sentori “pietrosi”. Poi arrivano i fiori bianchi, come il biancospino: una facilità di beva disarmante per un vino che rimane pieno e goloso. Una perla rara, il pinot bianco brut in Franciacorta.
BORGO PRIOLO (PV) • LA TORRAZZETTA
Provincia di Pavia Pinot Nero “Settecani” 2016
La Torrazzetta è la prima azienda agrituristica della provincia di Pavia (dal 1984): antica cascina ristrutturata, qui troverete ampi spazi rustici e sale attrezzate a meeting (e molto altro). Naturalmente non poteva mancare la cantina, quest'ultima senza dubbio non solo di bellezza. Le bottiglie prodotte infatti sono di una certa caratura, come il Pinot Nero Provincia di Pavia “Settecani” 2016 che è elevato un anno in barrique, dalla quale carpisce struttura, bilanciamento e una spezia dolce. Il frutto rosso si apre lentamente mostrando carattere soprattutto in bocca, che è piena ed avvolgente.
CANNETO PAVESE (PV) • GERRY SCOTTI
Mesdì (b - riesling) 2019
Una storia importante, iniziata nel 1875, con la prima generazione dei Giorgi che produceva vino per le famiglie dei paesi vicini, secondo le usanze del tempo. Oggi, la famiglia, realizzando un grande progetto, ha creato un’azienda vitivinicola di primaria importanza. Dall’amicizia tra Fabiano Giorgi e Gerry Scotti ha preso il via il percorso che ha dato vita alla linea di vini che portano il nome del celebre conduttore televisivo. Incredibile rappresentazione varietale per il riesling renano in purezza che in etichetta si chiama “Mesdì”, la cui carta d'identità è sicuramente la spiccata mineralità e la facilità di beva. Al naso incontri la pesca che poi ritrovi in bocca, quest'ultima rotonda, piena, morbida e ben bilanciata tra acidità e sapidità.
CASTEGGIO (PV) • BALLABIO SOCIETÀ AGRICOLA Spumante
Pinot Nero Extra Brut Metodo Classico VSQ “La Farfalla”
Questa è una delle prime cantine che visitammo e ricorderemo per sempre quella sera di nebbia del novembre 1984. La collezione noir "La Farfalla" la riteniamo un privilegio e una commovente evoluzione di questa cantina. Quest’anno abbiamo assaggiato la sboccatura 2019. L’extra brut ha una persistenza ammirevole di bollicine, al naso è floreale e pungente. In bocca è cremoso, fresco, ma di impatto subito importante, quasi a dire che stiamo parlando di un pinot nero, appunto. La chiusura fresca e ammandorlata è un gran bel regalo.
CIGOGNOLA (PV) • MORATTI - CASTELLO DI CIGOGNOLA
Oltrepò Pavese Metodo Classico Pinot Nero “Cuvée dell’Angelo” 2012
Il Castello di Cigognola è uno splendido maniero del XII secolo oggi patrimonio storico del Fondo Ambiente Italiano (FAI). Ora con la gestione del figlio Gabriele Moratti e dell'ad Gian Matteo Baldi, uno dei grandi nomi del vino (è stato alla Bertani, a Sella&Mosca) è iniziata una nuova strada, puntando anche sul metodo classico a base pinot nero che in questa terra caratterizzata dal 45° parallelo ha un’espressione importante. La scelta condivisa con l’enologo Federico Staderini e Beppe Caviola contempla anche l’affermazione dei principi della sostenibilità ambientale ed economica. E questo per i due brand della famiglia: l’etichetta "Castello di Cigognola” dedicata ai vini fermi, mentre la dicitura “Moratti” appare sui Metodo Classico. Tutto frutto dei 30 ettari vitati di proprietà (140 mila le bottiglie), ad altitudini tra i 300 e i 350 metri s.l.m. Ecco allora la “Cuvée dell’Angelo”, un pas dosé sta 72 mesi sui lieviti e qui non sappiamo se dire: "è perfetto" o "siamo davanti ad un outsider". Colore giallo oro note fresche di erbe di campo e di pompelmo. In bocca è una carezza di equilibrio dove la crema pasticciera si sente come un sottofondo.
MONTALTO PAVESE (PV) • LEFIOLE - AZ. AGR. PIAGGI ENZO
Oltrepò Pavese Pinot Nero “Alené” 2018
Elisa e Silvia piaggi sono due sorelle che hanno voluto rendere omaggio a nonno Guglielmo e papà Enzo attraverso il vino, che per loro è amore, condivisione ed identità. Aiutati dall'enologo Guido Beltrami – che è riuscito a far dialogare tecniche produttive moderne e tradizione contadina – hanno prodotto tre etichette, dedicate ai genitori e a tutto il nucleo famigliare. Oggi vi parliamo di “Alenè” che è un pinot nero in purezza davvero sapido, con la classica nota di grafite tagliente. Trovi anche la frutta sotto spirito e poi piccoli fiorellini, anch'essi rossi. Che bella storia!
CASTIONE ANDEVENNO (SO) • LA SPIA di Rigamonti Michele
Az. Agr. Valtellina Superiore Sassella “PG40” 2016
Nome legato all'omonimo costone roccioso situato nella sottozona Sassella, nel 1962 la proprietà dei territori di quella che oggi è l'azienda La Spia viene acquistata dalla famiglia Rigamonti. Uve nebbiolo – biotipo chiavennasca – per la prima grande vendemmia del 2006 in cui nasce l'etichetta Valtellina Superiore Riserva. Quattro anni dopo, nel 2010, finalmente arriva il Valtellina Superiore Sassella 2016 ha note di finezza notevoli e in bocca sembra davvero molto concentrato. Di notevole eleganza, è un vino in divenire, ancora allappante, ma sicuramente ghiotto. In totale La Spia imbottiglia annualmente circa 15.000 bottiglie, figlie di quella viticoltura eroica che è Sassella.
* TIRANO (SO) • CÀ BIANCHE
Valtellina Superiore “La Tèna” 2015 (fuoriditop)
Realtà di 6 ettari totali, di cui 2 vitati, figlia di un territorio che non regala nulla senza fatica. Posizionata a 750 metri s.l.m. sulla sponda retica della alpi, Ca Bianche è attualmente condotta dalla mano esperta di Davide Bana che nel 2007 – all'età di 27 anni – decide di abbandonare tutto per dedicarsi a questa piccola azienda di famiglia. Lodevole il suo Valtellina Superiore “La Tèna” 2015, rosso rubino con inclinazione al granato. La prugna è senza dubbio matura e regge tutta la bevuta: in bocca è equilibratissimo e il tannino ben integrato. Sottofondo speziato, elegantissimo.
COL SAN MARTINO (TV) • MEROTTO Valdobbiadene
Prosecco Superiore “Cuvée del Fondatore Graziano Merotto” 2019
Che onore, poter assaggiare un Prosecco d’eccezione, firmato Merotto. Siamo in una cantina di Col San Martino dedita alla produzione di Valdobbiadene Prosecco e qui abbiamo di fronte una cantina che a noi evoca serietà e grande affidabilità. La “Cuvée del Fondatore” Graziano Merotto 2019 è un Valdobbiadene Prosecco superiore che si presenta di un bel colore paglierino brillante e una trama finissima di bollicine. Al naso è pungente di primo acchito, come se mostrasse tutta la sua forza espressiva, con note fruttate che ricordano gli agrumi, ma in questa fase anche fiori. In bocca è avvincente l’equilibrio, che svolge un sorso fragrante di eccellente persistenza che termina con un accento sapido e amarognolo di particolare piacevolezza. Un assaggio da ripetere!
PONTE DI PIAVE (TV) • VITICOLTORI PONTE
Prosecco Extra Dry Bio
Il Prosecco è un mondo che bisogna conoscere, evitando di fare di tutta un’erba un fascio. Per questo siamo grati a Luca Giavi, direttore del Consorzio che rappresenta questo vino, quando due anni fa a Treviso ci propose una degustazione con sei sfaccettature di questo vino. E come in molti casi resta un vino che ti rimane impresso. E questo, in etichetta, aveva il nome di Viticoltori Ponte, realtà cooperativa nata nel 1948, grazie ai vignaioli della zona del Piave, decisi a fare sistema per rilanciare l'attività vitivinicola del comprensorio locale. Il loro Prosecco Extra Dry Bio si presenta con quella spuma bianca molto intensa da cui emerge netta la mela fragrante (che è descrittore aromatico più ricorrente dell’uva glera). È tuttavia curiosa la nota di mandarino, che è un precursore di freschezza. Ora, questo vino ci ha colpito per l’assoluta eleganza che si sostiene con quella cremosa freschezza, piacevolissima. Nel caso specifico le uve glera vengono sottoposte a pressatura soffice, fermentazione a temperatura controllata e seconda fermentazione con il metodo charmat.
* VIDOR (TV) • DE FAVERI
Valdobbiadene Superiore di Cartizze Dry (fuoriditop)
L’azienda storica De Faveri nasce qualche anno prima del successo mondiale del Prosecco, nel 1978. Così ha tempo di farsi le ossa, migliorare costantemente la produzione, dotarsi di strutture all’avanguardia. Oggi i fondatori, Lucio e Mirella De Faveri, sono affiancati in vigna e in cantina dai figli Giorgia e Giordano. Il Valdobbiadene Superiore di Cartizze è sicuramente un asso, capace di marcare la distanza, che può dimostrare quanto lontano possono arrivare i vini da uve glera. Bollicina fine, che in bocca comunica la giusta cremosità. Il sorso è piacevole, raffinato così come il naso, dove a spiccare sono i profumi floreali, glicine e biancospino con in più una nota importante di salvia ed erbe aromatiche. In bocca c’è la giusta acidità che ne aumenta le bevibilità. De Faveri lo consiglia con i lievitati, noi lo metteremmo con l’astice. Diteci la vostra.
PORTOGRUARO (VE) • VILLA BOGDANO 1880
Lison Classico 2018
Destano subito un certo interesse i vini di questa tenuta che porta la data di fondazione 1880, a dimora lungo la Via Annia, antica strada romana che collegava le città di Padova e Aquileia. Dal 2016, con l’ingresso della nuova proprietà, è stato fatto un lavoro di recupero del sistema agricolo della tenuta, col reimpianto di cloni a partire dai polloni della pianta madre per preservarne le caratteristiche genetiche originali. Oggi le bottiglie prodotte sono 30 mila e dai vigneti di tocai friulano nasce dunque questo clamoroso Lison Classico 2018, ottenuto da una criomacerazione delle uve e successiva fermentazione a temperatura controllata in acciaio; quindi, l’affinamento per 8 mesi in vasche di cemento e 3 mesi di riposo in bottiglia. Il suo colore è di un giallo limone brillante di ottima consistenza. Al naso si palesano agrumi vari che si rendono eleganti evocando marmellate (quella di limone sfusato di Amalfi). In bocca si presenta pieno, ma capace di dipanarsi con eleganza filigranosa, lunga e persistente.
CAPRINO VERONESE (VR) • MONTE ZOVO - FAMIGLIA COTTINI
Delle Venezie Pinot Grigio "wohlgemuth" 2019
Davvero clamorosi i vini in assaggio di questa azienda agricola della famiglia Cottini di Caprino Veronese. Un’azienda che ha quasi 100 anni, essendo nata nel 1925 e che ora si permette di mettere sul mercato dei vini formidabili e di alta qualità, che fanno parte della collezione della Tenuta di Caprino, che annovera cinque etichette (due rossi, due bianchi, un rosato).
NEGRAR DI VALPOLICELLA (VR) • DOLCEVERA
Amarone della Valpolicella Classico 2016
Marco Benedetti eredita da papà Giovanni un ettaro di vigna e quando scopre che gli zii ne avrebbero affittato altri 4 – a Villa, frazione di Negrar - non pensa due volte: nel 2013 prende la decisione, nel 2015 esce il suo primo Amarone e nel 2016 tutta la gamma dei vini della Valpolicella, Recioto compreso. “Sono molto tradizionale" dice Marco, che ha dedicato la sua azienda a suor Vera D’Agostino da Brecciarola, una mistica amica di famiglia, che a sua volta ha realizzato una fattoria didattica con tanto di vigna. Marco conduce 8 appezzamenti, che vanno dai 250 ai 400 metri di altitudine, per 4,8 ettari. Assaggiamo il suo Amarone 2016, che ti invade con una nota di ciliegia ampia e un ché di fumé. In bocca lo senti roteare: tondo, pieno, complesso e fragrante. Un Amarone vero. Un Amarone di Negrar!
RONCÀ (VR) • FATTORI VINI
Lessini Durello Metodo Classico Brut 60 Mesi Millesimato “Roncà” 2013
Antonio Fattori è un uomo che con umiltà, pazienza e tenacia sta facendo conoscere i vini della sua cantina in tutto il mondo: quello stesso temperamento potevate trovarlo in suo nonno – anche lui di nome Antonio, classe 1888 – che post prima Guerra Mondiale trasportava il proprio vino su carri da Verona a Vicenza. Di anni ne sono passati, i terreni sono aumentati e la qualità dell'offerta è andata di pari passo. Lodevole l'assaggio del loro Lessini Durello Metodo Classico Brut 60 Mesi “Roncà” 2013. Giallo paglierino acceso, se servito alla giusta temperatura ha quella nota di pasticceria che “champagneggia”; poi arriva il frutto agrumato e anche disidratato. Perlage elegante e sorso lungo. Una goduria.
SOMMACAMPAGNA (VR) • GORGO
Custoza “San Michelin” 2018
"Che buono!" è stato il nostro commento immediato di fronte alla purezza del Custoza di questo produttore di antica conoscenza. Lo osservi col suo giallo paglierino carico e al naso senti emergere la frutta candita freschissima e intensa. In bocca c'è la coerenza della medesima complessità olfattiva, per un vino che ha spalle ed eleganza, ma soprattutto una freschezza aromatica scalare che mostra aspetti sapidi e minerali. Roberta Bricolo lo produce in regine bio e, per non farci mancare nulla, abbiamo assaggiato anche la sua Corvina Veronese "Cà Nova" 2016, che aveva la medesima pulizia, con note erbacee diffuse e di piccoli frutto freschi. Bella degustazione.
TERRAZZO (VR) • LE CAREZZE
Verona Merlot “Vulcanus” 2017
Luigi Marangoni è il titolare di Le Carezze, cantina di chiara impronta biologica. A Terrazzo, ad affiancare Luigi nei vigneti, è stato l'enologo-agronomo Fabio Melotto: il successo ottenuto in campagna ed in cantina ha portato a diversi ampliamenti ed investimenti che hanno permesso alle etichette di raggiungere addirittura le tavole cinesi, vincendo la “Competizione Asiatica Internazionale di vini” ad Hong Kong con il “Vulcanus” Merlot, bicchiere che ci ha letteralmente stregati grazie alle sue avvolgenti note di prugna, tabacco e cacao: premio Top Hundred 2020 meritatissimo grazie ad una potenza di profumi che ha sovrastato i diversi concorrenti.
VERONA • CORTE FIGARETTO
Amarone della Valpolicella Valpantena “Brolo del Figaretto” 2016
Sempre nell’Anteprima degli Amarone di quest’anno a Verona, la sorpresa è stata lo spiccare dell’areale Valpantena, l’area forse meno considerata negli ultimi anni benché fosse il terreno (siamo fra i 150 e i 300 metri di altezza) dei gloriosi vigneti Bertani. Sublime silhoutte, dunque, per l’Amarone della Valpolicella Valpantena “Brolo del Figaretto” 2016 di Corte Figaretto, l’azienda di Mauro Bustaggi con la moglie Patrizia, che dal 2004 sono entrati nell’agone dei produttori in bottiglia. Vinificato per gravità e affinato in botte grande e in barrique, la sua stoffa l’avverti già al naso, prodiga di un sorso di pregevole equilibrio e piacevolezza, che non stanca mai. Le violette selvatiche stuzzicano il naso che si apre dolcemente su note di frutta rossa matura e di spezie. Vino di corpo che rilascia anche sentori di cuoio, soprattutto nel finale. Tannini perfetti.
VERONA (VR) • LAVAGNOLI
Amarone della Valpolicella 2016
Il simbolo dell'azienda Lavagnoli è un picchio rosso che rappresenta il paese dove tutto è nato, ovvero Pigozzo – in dialetto veronese picchio è “Pigosso”. È una storia di contadini e di una famiglia che ora ha voluto concentrarsi sulla produzione di vino proprio, con particolare attenzione alla qualità e alla comunicazione del prodotto. Ai vertici dei nostri assaggi (oltre 54 campioni di Amarone) quest’anno è arrivato l'Amarone 2016 della Val Squaranto nel comune di Verona, un vino che è un racconto coerente dal naso alla bocca, con frutta e spezie che si rincorrono e una spada acida che sostiene il finale minerale. Davvero un bell’esemplare che va direttamente accanto ai grandi Amarone nostri preferiti.
ALA (TN) • BORGO DEI POSSERI
Vino Bianco Vigneti delle Dolomiti “Malusel” 2018
L'orientamento produttivo di questa cantina è quello di valorizzare la variabilità ambientale così da ottenere vini dalla spiccata personalità. Prodotti fitosanitari in combinazione con trattamenti biologici rispecchiano pienamente la filosofia produttiva di Maria Marangoni e Martin Mainenti, i quali hanno rivoluzionato questa azienda riuscendo nel difficile compito di non alterare l'identità del territorio. Espressione genuina di Ala è il loro “Malusel” Vigneti delle Dolomiti, che è un bianco morbido e vellutato vestito di oro, colore precursore di una naso intenso e avvolgente che racconta di fiori (rosa e gelsomino) ma soprattutto di frutta esotica quasi disidratata. Fresco ed equilibrato, grandissimo blend di müller thurgau, chardonnay, sauvignon blanc e traminer.
MORI (TN) • GRIGOLLI BRUNO
Vallagarina Traminer 2017
Che nostalgia la Vallagarina, dove può succedere di incappare nella storia di una famiglia, come quella dei Grigolli, che da secoli applica la tradizione del “Maso chiuso”. Ovvero, quel particolare istituto giuridico alpino che conferisce l’eredità delle proprietà al primogenito. Nel loro caso significa allevamento di bovini per la produzione di burro e formaggi, coltura di frumento, tabacco e della vite. Proprio su quest’ultimo filone si deve a Bruno Grigolli, enologo, la svolta nell’impresa di famiglia che ha scommesso sul traminer. Oggi, coadiuvato dalla moglie e dal giovane figlio Marco, anch’egli enologo, la proprietà si estende per cinque ettari, dei quali solo due sono destinati alla produzione delle loro 13 mila bottiglie annue. Ebbene, i vini che abbiamo assaggiato sono stati tutti al top, ma quello memorabile che ricordiamo ancora fra centinaia di assaggi che sono seguiti, è quel Traminer 2017, ottenuto da una macerazione a freddo delle omonime uve e dalla successiva pressatura; fermentazione e affinamento per 6 mesi su fecce fini in acciaio precedono il riposo di sei mesi in bottiglia. Il colore è giallo limone e al naso ti inebria (non usiamo mai questo termine desueto e abusato, ma qui ci sta) l’avvolgenza intensa del frutto della passione. In bocca è piacevole la sua freschezza che sorregge un sorso aromatico e secco che lascia la bocca pulita come quando hai succhiato una caramella.
RIVA DEL GARDA (TN) • GABRIELE FURLETTI
Trentino Pinot Grigio Riserva 2018
Non è figlio di vignaioli, ma Gabriele Furletti, appena compiuta la maggiore età, aveva ben chiaro quale sarebbe stata la sua strada. Compiuti gli studi di viticoltura a San Michele all'Adige e a Udine, ha iniziato il suo percorso professionale riprendendo in mano la vecchia vigna del nonno sulle sponde trentine del lago di Garda. Dopodiché, l’acquisto di nuovi appezzamenti e qualche affitto per arrivare a una sorta di anfiteatro naturale rivolto a sud che gode del clima temperato del lago. Oggi - Gabriele ha 25 anni - si occupa da solo dei circa tre ettari vitati (13 mila le bottiglie) suddivisi tra particelle d'altura (a 600/700 metri sul livello del mare) con varietà di vite a bacca bianca; le altre sono prossime alle sponde lacustri, dove invece hanno casa quelle a bacca rossa. Sorprendente il suo Pinot Grigio Riserva 2018 che ci ha dato note di fiori recisi e di fior d'arancio in un connubio di freschezza. Un Pinot Grigio particolare, esemplare: velluto puro con una chiusura sapida. Nel risentirne i profumi è come fare una passeggiata accanto a una siepe che profuma di verde e primavera. Lo vinifica con una fermentazione in barrique e continui bâtonnage fino all'estate successiva la vendemmia. Il riposo in bottiglia sarà di almeno sei mesi.
CALDARO SULLA STRADA DEL VINO (BZ) • RITTERHOF WEINGUT TENUTA
Vigneti delle Dolomiti Moscato Giallo “Goldmuskateller” 2019
L'uomo di punta di questa cantina altoatesina si chiama Ludwig Kaneppele, coordinatore, visionario e vignaiolo instancabile. Accanto a lui diversi volti, tra cui citiamo il capo cantina Hannes Bernard: alla Ritterhof di Caldaro il bagaglio professionale e umano permette di presentarsi come una delle cantine più rappresentative della zona. A testimoniare la qualità dei loro prodotti chiamiamo all'appello il loro Moscato Giallo “Goldmuskateller” millesimo 2019, un vino dal colore paglierino con fiori di arancio al naso e note di mandorla e armellina. Molto elegante, molto piacevole, rotondo, con un finale leggermente amaro e vellutato. Un’interpretazione davvero notevole, dove riassaggiandolo senti il pomodoro e la sua buccia, l’alloro. Sorprendente.
FARRA D'ISONZO (GO) • BORGO CONVENTI
Collio Sauvignon 2018
La cantina viene fondata nel 1975 e dopo 25 anni viene acquisita dalla famiglia Folonari, che contribuisce in modo decisivo ad affermare la qualità nei vini. Poi il passaggio ad un’altra importante famiglia della viticoltura italiana, i Moretti Polegato, già conosciuti per il marchio Villa Sandi. I terreni collinari nel cuore del Collio sono antichissimi fondali marini, costituiti da strati di argilla, sabbia e residui fossili, che offrono riconoscibili note minerali e sapide ai vini. A cominciare dal Collio Sauvignon 2018. Viene vinificato con fermentazione in acciaio per circa 10 giorni, per poi affinare sulle fecce fini fino alla primavera successiva. Nel bicchiere il colore è giallo paglierino classico tendente al brillante; al naso sono avvincenti le note caratteristiche del vitigno: i fiori (l’iris), le carezze volatili quasi medicinali con un effluvio fine, ma intenso e pungente. In bocca ha un equilibrio che ti fa chiudere gli occhi, speciale per davvero. Esemplare il suo finale amarognolo e il sorso ghiotto. E qui senti la grandezza di questa terra che si esprime molto bene proprio con superbi Sauvignon. Davvero complimenti per questo regalo di tipicità.
SGONICO (TS) • SKERLJ
Venezia Giulia Malvasia 2017
È un produttore esemplare Matej che, insieme a Kristina Skerli, svolge il compito di produrre i vini tipici di questa area, esattamente comme il faut. Sono 2 gli ettari di vigneti divisi in poche parcelle circondate dai boschi del Carso. Terrano, malvasia e vitovska sono le varietà coltivate su terreni ricchi di ferro a circa 250 metri s.l.m. che donano eleganza, mineralità ed acidità. Al nostro tavolo è arrivata la Malvasia 2017 che ha note dorate e un ché di spezie minerali (polvere da sparo), con una aromaticità che si esprime meglio in bocca.
MANZANO (UD) • TORRE ROSAZZA
Friuli Colli Orientali Pinot Grigio 2019
Il territorio di Torre Rosazza rientra in quel lembo di terra che può essere identificato come una microzona privilegiata dei Colli Orientali del Friuli, oggi chiamata Rosazzo. Nel 1974 l'azienda viene acquistata da Genagricola che subito procede ad una zonazione dei 90 ettari vitati. Negli anni, ad orientare le scelte in cantina fu Walter Filiputti, il cui obiettivo è sempre stato quello di accompagnare il mosto a divenire vino in grado di rappresentare i valori e le caratteristiche del territorio friulano. E oggi la cantina segue ancora questa filosofia. Il loro Pinot Grigio 2019 è super: senti la pera intensa che emerge da un paglierino con sfumature più cupe. Molto fine al naso, c’è anche la frutta vellutata e un finale acidulo, fresco, pieno.
MODIGLIANA (FC) • CASTELLUCCIO
Forlì Bianco Sauvignon “Ronco del Re” 2010
Una cantina mitica, dove Vittorio Fiore, uno dei più grandi enologi italiani, ha portato innovazione. Un’azienda che ha fatto scuola nel mondo del vino, creando dei miti. Ora, nei nostri assaggi delle vecchia annate c’eravamo imbattuti in un glorioso Ronco del Re del 1999, ancora integro. Da qui è cresciuta la curiosità per vedere come sono i vini adesso. Ebbene il Forlì Bianco Sauvignon “Ronco del Re” 2010 era lui, senza se e senza ma. Un Sauvignon color giallo oro brillante, che al naso sembra un limone spremuto al momento, che poi diventa candito. Lo senti caldo, pieno, equilibrato, balsamico, scalare nella sua espressività che sembra volerti farti mangiare un frutto della passione. Il finale è sapido, con quell’acidità vibrante che alla fine diventa amarognolo. Uno dei grandi bianchi dell’anno.
* PREDAPPIO (FC) • NOELIA RICCI
Sangiovese di Romagna Predappio "il Sangiovese" 2019 (fuoriditop)
Noelia Ricci è la figlia del Commendator Giuseppe Ricci, imprenditore di Forlì che nel 1941 acquistò la Tenuta Pandolfa dai Marchesi Albicini. La proprietà oggi è della nipote del Ricci, Paola Piscopo, ed è proprio uno dei suoi figli, Marco Cirese, che porta avanti l'azienda sull'onda dell'entusiasmo della quarta generazione. Il terroir di Predappio ha come maggiore interprete il sangiovese, che qui incontra terre argillose di diverse sfumature: risalendo lungo il torrente Rabbi diventano sempre più ricche di minerali. L'azienda Ricci vede confluire nel proprio sottosuolo tre differenti matrici geologiche (spungone, arenaria e marna sulfurea) che donano ai vini una traccia identitaria. Devastante la ciliegia che trovi nel Romagna Sangiovese Predappio “il Sangiovese” 2019, davvero diretto nei profumi che si divertono a mutare verso note animalesche. Poi arrivano i fiori e le spezie e non smetti mai di berlo. Grande bottiglia.
SAN PROSPERO (MO) • CAVICCHIOLI U. & FIGLI
Lambrusco di Sorbara Vino Frizzante Secco “Vigna del Cristo” 2019
Umberto Cavicchioli è uno dei capostipiti del Lambrusco, quando nel 1928 decide di trasformare un laboratorio dietro casa in una cantina dove vinificare questo nettare. L'azienda passa attraverso momenti di difficoltà, eppure – generazione dopo generazione – oggi può felicemente sostenere di essere la cantina sintesi di un'epopea del vino emiliano che da saga famigliare è divenuta realtà le cui etichette sono apprezzate in tutte le regioni della penisola. Il Lambrusco di Sorbara “Vigna del Cristo” 2019 è brillante e dalla schiuma generosa (violacea); il naso sorprende per finezza e troverete piccoli frutti rossi e note di rosa e viola. Pregnante l'acidità che regala una beva avvolgente e cremosa.
* POLESINE ZIBELLO (PR) • ANTICA CORTE PALLAVICINA
Vino Bianco “Biancopo” (vitigni antichi) (fuoriditop)
Tra le anse del Po (il Grande Fiume qui si può “respirare” ed è tra gli attori principali della lenta stagionatura dei salumi) la famiglia Spigaroli è proprietaria fin dal 1882 di una grande corte di campagna, oggi azienda agricola completa dove si producono anche vini, come il Vino Bianco “Biancopo” figlio di un blend tra antichi vitigni provenienti da Bordeaux e da uve bianche autoctone: un mix che regala un naso agrumato e di frutta tropicale e una bocca fresca, con un elegante vena sapida. Secco, persistente, goloso.. una sorpresa!
BRISIGHELLA (RA) • FONDO SAN GIUSEPPE
Albana di Romagna Secco "Fiorile" 2019
Cinque ettari di vigneto situati a Brisighella, più precisamente nella sottozona di Valpiana. Qui, l'Appennino Romagnolo regala paesaggi dolci e zone boschive, fondamentali per quella biodiversità di cui il mondo del vino sta piano piano comprendendo l'importanza. Per raccontare il valore umano e professionale del titolare di questa azienda - Stefano Bariani – servirebbe un libro intero. Avendo a disposizione poche righe ci limitiamo a ricordare la sua esperienza lavorativa (di ben 7 anni) con Angelo Gaja, periodo che ha profondamente caratterizzato la vita di Stefano che nel 2006 decise di abbandonare Barbaresco per scrivere la propria storia. Decisamente notevole il suo Romagna Albana “Fiorile” 2019, suadente alla vista con un colore oro. Al naso ne avverti l’aromaticità e la nota minerale. In bocca è piacevolissima la sua trama filigranosa che termina con un’avvolgenza aromatica.
* CAMPEGINE (RE) • FERRETTI VINI
Lambrusco dell’Emilia Metodo Ancestrale “Caveriol Ros” (fuoriditop)
Una storia contadina e “travagliata” per questa realtà di Campegine. Nel 2013 tuttavia le sorelle Denise ed Elisa decidono di scommettere su questo bel progetto, riportando in auge i sogni di papà Sante e del bisnonno che per primi vinificarono e imbottigliarono il Lambrusco figlio di queste terre. Con gioia stappiamo il Lambrusco dell'Emilia Metodo Ancestrale “Caveriol Ros” che ha una veste violacea e una spuma generosa. Percepisci l'alloro e sentori terziari interessanti; arrivano le spezie e poi la mandorla. I tannini son ben integrati in questa bevuta fresca e scorrevole. Continuate così!
CAPRAIA E LIMITE (FI) • VILLA BIBBIANI
Toscana “Montereggi” (r - cabernet s.) 2018
Eravamo curiosi, dopo le anteprime dei vini in Toscana di febbraio, dei vini di questa cantina di Capraia e Limite (Firenze). E la curiosità è stata ripagata con il "Montereggi" Cabernet Sauvignon 2018 che colpisce per l’intensità e la persistenza, le note erbacee coerenti con la natura del vitigno. La sua speziatura sembra evocare zenzero, ma anche qui note di caffè. In bocca si esprime in maniera esemplare, molto buono, dove l’equilibrio raggiunto è ai massimi livelli. Un plus anche per la nota fresca finale e una persistenza decisamente superiore a tutti gli altri vini.
SAN DONATO IN POGGIO (FI) • PODERE LA CAPPELLA
Chianti Classico 2018
Bruno Rossini – di origini venete – è il titolare di questa cantina del Chianti Classico che ospita anche un parco, al cui centro è situata la chiesetta di S. Maria a Cerbaia. Le prime testimonianze dell'esistenza di questo edificio risalgono al 1043 e il nome della cantina è dunque in suo onore. Clamoroso è il Chianti Classico 2018, espressione perfetta con note molto intese di viola mammola, ciliegia, spezie. Ha una freschezza elegante che diventa velluto. Un Chianti di bella struttura come non assaggiavamo da tanto tempo.
Campagnatico (GR) • Pierini&Brugi
Montecucco Sangiovese “Ginepraio” 2016
Pierini&Brugi è un'azienda agricola che si estende per circa 100 ettari, grazie all'unione di due realtà, ovvero Podere Poggilombardo e Podere Belvedere. Storia di due famiglie accomunate dalla passione per la terra e per il vino, per la qualità del prodotto attraverso la pazienza e ad una visione ecosostenibile. Nasce così il nostro vino top, ovvero il Montecucco Sangiovese “Ginepraio” 2016 che ha note fruttate molto profonde con un’anima animale e contadina: senti la viola macerata imperiosa e un’espressione elegante che termina piacevolmente amaricante.
CINIGIANO (GR) • TENUTA RIBUSIERI
Montecucco Rosso “Le Maciole” 2018
In provincia di Grosseto, immersa nel verde panorama che offre il Monte Amiata, la Tenuta Ribusieri sorge nella zona di Montecucco nel comune di Cinigiano. La presenza del monte condiziona in modo favorevole la coltura della vite e dell'olivo, senza parlare delle carni, del miele e dei funghi e molto altro. Se troverete nei vostri viaggi enoici le loro etichette, non fatevi scappare il Montecucco Rosso “Le Maciole” 2018. Rosso rubino intenso è subito diretto al naso, con frutta rossa quasi croccante e un profumo esplosivo di viole. Spada fresco-sapida interessante, lunga la persistenza di un bicchiere davvero godurioso.
GAVORRANO (GR) • ROCCA DI FRASSINELLO
Maremma Toscana Rosso “Rocca di Frassinello” 2018
Questa realtà situata tra i comuni di Gavorrano e Roccastrada nasce da una joint venture tra Castellare e la famiglia più famosa del mondo del vino, ovvero quella dei Baroni di Rothschild Lafite, i quali evidentemente non necessitano di presentazioni. A completare il maestoso progetto economico (500 ettari di cui 90 vitati) è intervenuto Renzo Piano, dalla cui visione è nata la splendida cantina ad anfiteatro. “Rocca di Frassinello”, il loro Maremma Toscana Rosso, è color rubino fitto e poderoso nei profumi di frutti di bosco e caffè. Strutturato, morbido, fresco, persistente: cos'altro aggiungere? Un vino completo che ti guarda dritto negli occhi. Che bevuta!
GROSSETO • PODERE CASINA
Maremma Toscana Rosso “Don Lucifero” 2017
Nel 1987 i coniugi Rahel Kimmich e Marcello Pirisi acquistano un podere abbandonato di 45 ettari nella Maremma. Oggi, a curare i 12 ettari di vigneto c'è in aiuto anche il figlio Andrea, senza dimenticare Ivan e Michele. Il vino che ci ha conquistati è stato il Maremma Toscana “Don Lucifero” 2017 (da uve sangiovese) che ha una viola più concentrata. Un vino speciale con note aromatiche di frutta che si fanno confettura. Ha una piacevolezza davvero invitante e una persistenza gusto-olfattiva da sottolineare. Rahel – artista – cura personalmente l'immagine dell'azienda, portando un egregio contributo. Complimenti a tutti!
* MAGLIANO IN TOSCANA (GR) • CUPIROSSO
Maremma Toscana Sangiovese "Suadente" 2018 (fuoriditop)
Una delle nuove cantine che ci hanno sorpreso quest'anno è della Toscana. Si chiama Cupirosso e siamo in Maremma, a Magliano di Toscana: Irene de Gasparis, dopo anni all'estero come giornalista enogastronomica, si è lanciata nel mondo della produzione, affiancata da Christian Mouthuy. I due collaborano nella gestione dei due ettari vitati e ci hanno sorpreso con un Maremma Toscana Sangiovese “Suadente” 2018 dove è notevolissima la combinazione di fiori e frutta: il prugnolo si fa sentire al naso accanto a mirtilli intensi. Che forza esprime da quel rubino trasparente! In bocca è allappante, amarognolo, vellutato. Un buttero maremmano!
SUVERETO (LI) • TENUTA CASADEI Toscana
Cabernet Franc “Filare 18” 2018
Non è un segreto che per Stefano Casadei nutriamo ammirazione, ancor più dopo aver visitato la sua nuova cantina di Suvereto. Certo è che questo vino ci è rimasto impresso. Ha un rubino imperioso, brillante e di ottima concentrazione che poi si sviluppa in un naso ricco e persistente che evoca il vegetale caldo del centro Italia con note di inchiostro. Il sorso è ampio, ti riempie il palato, poi svela il suo segreto di equilibrio con quelle striature di acidità lasciandoti al palato il ricordo di una fine tannicità. Un vino da arrosti.
* FOSDINOVO (MS) • PASCALE FRANCESCA - I PILASTRI
Colli di Luni Vermentino 2019 (fuoriditop)
Azienda bio quella di Francesca che ci ha proposto due Vermentino: uno bianco e uno nero. Ora, il Bianco ha un colore paglierino classico con note ampie di carattere citrino dove si respira anche mandorli, fiori di arancio e alla fine mandarino (in maniera evidente). In bocca aspettatevi un vino fresco ma che poi chiude il sorso in maniera secca. Molto caratteristico. Il Toscana Vermentino Nero 2018 è una gloria di questa area della Toscana. Ha un colore porpora trasparente, al naso senti i duroni maturi, la ciliegia più pregiata della stagione, ma anche una leggera grafite e cuoio. In bocca sembra coerente con il precedente: è fresco nella prima parte e poi chiude secco con una nota vinosa caratteristica. Lodevole.
* MASSA • MARCO VERONA
Vino Bianco Frizzante “In Fermento” (fuoriditop)
L’alfiere del Candia è Marco Verona, piccolo produttore le cui poche migliaia di bottiglie vanno a ruba tra gli intenditori che si contendono i sorsi di “territorio” che lui riesce a strappare al suo ettaro di vigneti abbarbicati al cielo, su terrazzamenti dall’elevata pendenza, che rendono la coltivazione eroica. Il suo vino bianco più famoso, da uve vermentino, trebbiano, albarola e malvasia, è il Sedì, con il nome che ricorda i sei giorni di macerazione delle bucce nel mosto. Ma la sorpresa è il suo “In Fermento”, che con il nome indica la sua impronta da rifermentazione ancestrale, e nel bicchiere si propone con veste dorata e spuma ricca, naso di notevole intensità con profumi di erbe aromatiche, spiga di grano, agrumi, fine speziatura, gusto armonico, per un vino di cui se ne beve e se ne ribeve!
PECCIOLI (PI) • TENUTA DI GHIZZANO
Costa Toscana Bianco “Il Ghizzano” 2019
La Famiglia Venerosi Pesciolini ha radici molto antiche (il loro primo antenato risale all’epoca carolingia) e una storia legata da secoli a vino e olio. Alla guida oggi c’è Ginevra Venerosi Pesciolini (seconda delle tre figlie del Conte Pierfrancesco Venerosi Pesciolini) la quale - dopo essere entrata in azienda nel 1995 - in questi anni ha dimostrato di sapere non solo proseguire, ma anche migliorare il lavoro iniziato da suo padre. Nel bicchiere, il suo Costa Toscana Bianco “Il Ghizzano” (da uve vermentino 50%, trebbiano 30%, malvasia bianca 20%), ha colore giallo oro, naso invitante con profumi di ginestra e fiori di acacia, sentori di frutta esotica, nota balsamica e minerale, mentre al palato è di buon corpo, ma con il sorso che si distende agile grazie alla bella sapidità.
PONTEDERA (PI) • TENUTE RICCARDI DI TOSCANELLI
Toscana Viognier “Occhi Verdi” 2019
Villa Riccardi Toscanelli, tra Pontedera e Ponsacco, rappresenta un patrimonio storico, naturalistico e architettonico di valore. Nel secolo scorso vi è stato l'abbandono di ogni attività finché un’imprenditrice padovana, Nadia Carolina Negro, nel 2015 ha deciso di acquisitare l'intera proprietà. E in poco tempo, dopo il reimpianto totale delle barbatelle, ha raggiunto i 16 ettari vitati (50 mila le bottiglie). I filari destinati ai vini rossi stanno sulle colline, i bianchi nella pianura che circonda la tenuta. Ora, a stupirci è stato un Viogner, le cui uve c’erano già due secoli fa, benché originario della Valle del Rodano settentrionale. Il Toscana Viogner "Occhi Verdi" 2019 subisce una criomacerazione per 12 ore; dopo la fermentazione e l'affinamento in vasche di cemento, il vino nel bicchiere si presenta di un bel colore giallo con riflessi verdi. Al naso senti i litchi freschi e la suadenza di quella che è proprio un'essenza da profumeria; in bocca si svela in maniera spettacolare con il velluto tipico di quest'uva: una carezza speziata con l'emergere dei fiori di sambuco. Il finale è rotondo con il suo addio speziato esemplare.
CARMIGNANO (PO) • FABRIZIO PRATESI
Carmignano “Carmione” 2018
Da cinque generazioni la famiglia Pratesi produce vino nella zona di Carmignano, con Pietro che fu capostipite nella produzione di vino: era il 1875. Se addirittura Cosimo III de Medici nel 1716 identificò la qualità del terroir di questi luoghi arrivando a delimitare quattro zone maggiormente vocate, comprenderete come mai Fabrizio Pratesi impieghi sforzi economici e fisici nel produrre con attenzione le sue etichette. Culmine di questa cura è sicuramente il Carmignano “Carmione” 2018 che ci ha sorpreso davvero. Sfumature granata nel colore che è sicuramente rubino, questo rosso è comandato dai sentori di spezie e da un frutto molto zuccherino. Un naso che si apre ampio, rilevando poi una natura morbida e armoniosa ben bilanciata tra acidità, tannini e alcool.
* CASTELLINA IN CHIANTI (SI) • CASALE DELLO SPARVIERO
Chianti Classico Gran Selezione “Paronza” 2016 (fuoriditop)
All'inizio degli anni Settanta un imprenditore veneto di nome Olindo Andrighetti decide di investire in una tenuta nei pressi di Siena e, comprendendone il potenziale, investe per un rinnovo importante da un punto di vista produttivo. Nel 1994 prende il controllo dell'azienda la figlia Ada acquistando anche il podere confinante e dando quindi ufficialmente avvio a quello che oggi è conosciuto come Casale dello Sparviero e che vede contribuire anche il figlio Arrigo Barion, energico appassionato pronto a condurre l'azienda nel solco della terza generazione. Il Chianti Classico Gran Selezione “Paronza” 2016 gioca su un'eleganza maestosa, dove la ciliegia è netta e trovi una speziatura dolce che poi ritorna anche in bocca. Strutturato e armonioso, dopo poco si apre su profumi terziari di caffetteria e tabacco secco.
CASTELLINA IN CHIANTI (SI) • CASTELLO LA LECCIA
Chianti Classico 2017
Fonti storiche scritte citano il Castello La Leccia sin dal 1077, documentandone l’acquisto da parte di tal Rodolfo di Guinzo. L’oggi è rappresentato da Rolf Sonderegger, imprenditore svizzero che ha raccolto il testimone dall’ultimo erede della famiglia Daddi, Francesco, che ha deciso di cedere l’azienda, dopo averne realizzato un’importante ristrutturazione. La Leccia è nel comune di Castellina in Chianti, nel cuore del Chianti Classico, in una posizione che domina la Val d’Elsa, con una proprietà che si estende per centosettanta ettari, dei quali quindici sono vitati. Il Chianti Classico 2017 ha colore rubino, profumi di ciliegia, lampone, ribes, note di alloro e bacca di ginepro, ingresso in bocca vibrante, con un sorso che svela la sua giovinezza e risulta scalpitante, ma con una bevibilità, sorprendente.
CASTELNUOVO DELL’ABATE (SI) • LA COLOMBINA
Brunello di Montalcino 2015
La Colombina, nata come azienda nel 1997 per la necessità di valorizzare la proprietà che la famiglia possedeva da generazioni in vari punti del territorio di Castelnuovo dell'Abate, è oggi un'azienda a conduzione familiare di piccole dimensioni (circa 5 ettari). Sorpresa alle degustazione di Brunello Anteprima 2015 per il loro campione vendemmia che ha avuto i 5* della perfezione, il miglior esemplare su 130, che secondo il nostro giudizio ha rispecchiato appieno il valore di questa annata. Bel naso, fine, frutta speziata e un equilibrio in bocca esemplare con tannini ben levigati. Un prototipo davvero tipico che conferma la piacevolezza della bevuta dei 2015.
CASTIGLIONE D'ORCIA (SI) • POGGIO GRANDE
Orcia Sangiovese “Sesterzo” 2015
Nel 1999 Luca Zamperini viene letteralmente conquistato dall'amore per la vigna: la sua scelta di cambiare vita e dedicarsi al progetto Poggio Grande è stata sicuramente una decisione azzeccata. Luca e la figlia Giulitta, infatti, propongono prodotti di un certo livello e nel nostro caso la sorpresa è stata per l’Orcia Sangiovese “Sesterzo” 2015 che ha piacevoli note balsamiche, come degustare un after eight con cioccolato nel sottofondo. Poi arriva il varietale, con frutta rossa e la viola tipica. In bocca è sapido e piacevolmente persistente.
GAIOLE IN CHIANTI (SI) • CAPANNELLE Toscana
“50&50” (r - sangiovese, merlot) 2015
Capannelle deve le sue origini all'imprenditore Raffaele Rossetti che nel 1974 si trasferisce a Gaiole in Chianti riportando allo splendore il vecchio casale seicentesco: nel 1997 l'azienda viene acquistata da James B. Sherwood (gruppo Belmond) che amplia decisamente la produzione così come i mercati. Oggi gli ettari sono 35 (16 di vigneto) e l'enologo è Simone Monciatti. Il Toscana Rosso “50&50” fu figlio dell'idea di Rossetti, il quale volle abbinare il sangiovese di Capannelle al merlot dell'azienda Avignonesi di Montepulciano. La vendemmia 2015 ci regala un bicchiere luminoso nel colore rosso rubino e un naso ingentilito dai profumi di rosa. Percepisci la ciliegia, i tannini sono dolci per una bocca rotonda e morbida. 24 mesi in barrique e 30.000 bottiglie prodotte. Speriamo bastino per tutti!
GAIOLE IN CHIANTI (SI) • ROCCA DI CASTAGNOLI
Vin Santo del Chianti CLASSICO 2013
Rocca di Castagnoli è un'antica fortezza medievale che dal 1924 è entrata a far parte delle aziende agricole che danno vita al Consorzio del vino del Chianti Classico. Dimensioni di una certa importanza, poiché gli ettari sono 850 di cui 90 vitati, a prevalenza sangiovese. All'interno della rocca troverete sale adibite all'invecchiamento dei vini, un vero spettacolo, proprio come il loro Vin Santo del Chianti Classico 2013 (malvasia lunga del Chianti 10% e trebbiano toscano 10%) che ha una produzione limitata di 1.000 bottiglie. Adornato di una veste ambrata, miele e mandorla secca che troverete al naso come in bocca, quest'ultima rotonda, giustamente morbida e avvolgente. La nota sapida e acida finale equilibrano la bevuta, coerente.
MONTALCINO (SI) • LA MAGIA
Brunello di Montalcino 2015
Attenti all'accento: Fattoria La Màgia e non “La Magìa”. Un curioso gioco di accenti che cambia completamente il significato, perché il vero nome di questa cantina rimanda indubbiamente al concetto di magione poiché anticamente su questi luoghi sorgeva una casa, rifugio di pellegrini e viandanti. Oggi la proprietà è della famiglia Schwarz che regala bevute davvero interessanti. È il caso del Brunello di Montalcino 2015, dove potenza, eleganza e persistenza si intrecciano alla perfezione. Tannino levigato dal riposto di tre anni in botte di rovere francese; oltre al frutto, conquista la mineralità netta. Non fatevelo sfuggire.
MONTEPULCIANO (SI) • ROMEO Vino
Nobile di Montepulciano 2017
Dal 1990 Massimo Romeo – seguendo metodi naturali - coltiva sia le viti che gli ulivi evitando dunque l'uso di prodotti antiparassitari o concimi chimici. Una scelta saggia, il cui scopo è quello di ottenere autenticità e carattere varietale dalle uve, oltre ad essere legato ad un ideale di sostenibilità, biodiversità e bassissimo impatto ambientale. Superbo e austero il suo Vino Nobile di Montepulciano 2017 il cui spettro olfattivo vira dai frutti di bosco alla viola. Si apre piano piano, quasi timido per mostrare poi la sua stoffa in bocca: rotondo, strutturato, convincente.
* MAIOLATI SPONTINI (AN) • MONTE SCHIAVO - TENUTE PIERALISI Marche
Passerina 2018 (fuoriditop)
Fiore all'occhiello del Gruppo Pieralisi, Monte Schiavo valorizza un territorio che meriterebbe molte più attenzioni. Parliamo di una cantina moderna e dinamica che attraverso le sue bottiglie non offre solo vino, ma anche l'insieme dei valori della cultura, della tradizione e della passione che da sempre contraddistinguono il suo lavoro e che puntualmente abbiamo ritrovato stappando il Marche Passerina 2018. Vino che ha come cavallo di battaglia la spada acido-sapida e offre poi al naso sensazioni di pompelmo rosa. Lunga la persistenza, molto caratteristico.
MORESCO (FM) • CASTRUM MORISCI
Marche Rosso “Collefrenato” 2018
Il comune di Moresco, in provincia di Fermo nel cuore pulsante delle Marche, accoglie l'azienda Castrum Morisci dove David Pettinari e Luca Renzi puntano molto sulla vinificazione in anfora, approccio lavorativo che va di pari passo con l'applicazione del metodo biologico in vigna e in cantina. Delle loro proposte ci ha convinto l'interpretazione del Marche Rosso “Collefrenato” 2018 che è di color rubino con sfumature porpora e un naso davvero molto integro. Mix di amarena e cacao in un vortice di sensazioni tostate e speziate. Al palato troviamo un sorso pieno ed avvolgente, tanta roba!
RAPAGNANO (FM) • LUMAVITE
Marche Bianco “Biancoluna” 2019
In una delle più belle zone vinicole della provincia di Fermo, e delle Marche, Lumavite, cantina con cui Giancarlo Testa, il titolare, ha dato forma a un sogno nato condividendo la passione dei nonni, che erano già proprietari di vigneti, seppur in altro comune. Gli esordi nel 2002 con l’acquisizione di un podere di otto ettari, nel comune di Rapagnano, con tre vitigni per il rosso, ossia montepulciano, syrah e sangiovese, e tre per il bianco: trebbiano, passerina, pecorino. Interessante il Marche Bianco “Biancoluna” 2019, giallo paglierino brillante, dalle note agrumate, dal gusto sapido e freschezza vibrante.
APIRO (MC) • FELICI ANDREA
Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore 2019
Pazzeschi i Verdicchio dei Castelli di Jesi di dell'azienda Andrea Felici di Apiro: il "Cantico della Figura” Riserva e il Classico Superiore. Andrea Felici è a buon diritto fra i 5 magnifici produttori di questa doc del nostro privilegio e l’eleganza che riesce ad esprimere, insieme alla sostanza che regala questo bianco, è davvero unica. Il Verdicchio Superiore millesimo 2019 è dorato nelle sfumature del colore (che è paglierino) e al naso rivela un bouquet olfattivo invidiabile, che spazia dalla mineralità alle erbette selvatiche. La piacevolezza della bevuta è garantita dalla sua pregnante freschezza ed elegante sapidità. Signori, che vino!
CORRIDONIA (MC) • San Michele Arcangelo agricoltura biologica
Colli Maceratesi Ribona 2018
Nasceva nel 2007 l’opera San Michele Arcangelo per reinserire persone svantaggiate, spesso provenienti da percorsi educativi e terapeutici della Cooperativa Sociale PARS, che invece è una comunità di recupero per ragazzi con problemi di dipendenze e per minori, bambini e adolescenti tolti dai tribunali alle famiglie. Sono passati 13 anni e siamo tornati sulle tracce della loro produzione di vini: eccoci al Colli Maceratesi Ribona 2018 (detto anche “maceratino”). Ha colore giallo limone con riflessi che tendono al grano maturo che fra poco darà colore a queste colline. Ma il limone lo senti anche al naso, pieno, intenso, indomito (anche dopo 5 giorni da quando ho aperto la bottiglia, l’integrità era la stessa). In bocca provi coerenza: rotondo come la consistenza del colore faceva presagire; acidulo, quindi fresco e poi ampio come quelle colline generose, e alla fine sapido, con una punta amaricante. Un vino fine, che mantiene la sua indomita freschezza dopo aver offerto la sensazione del velluto.
* MATELICA (MC) • TENUTA COLPAOLA
Verdicchio di Matelica 2017 (fuoriditop)
Albero genealogico di un certo spessore per questa tenuta, che fu abitazione di Marcello Boldrini, mentore di Enrico Mattei e suo successore alla presidenza ENI. La proprietà oggi è nelle mani della famiglia Porcarelli che con passione e sacrificio coltiva verdicchio regalando etichette di un certo spessore, come ad esempio il Verdicchio di Matelica vendemmia 2017 che è delicato nel suo naso di biancospino e stuzzicante nei sentori di pietra focaia. Scorre agilmente in bocca regalando una persistenza gusto-olfattiva da non sottovalutare. Finale leggermente ammandorlato e bicchiere che dal punto di vista varietale si rivela molto coerente.
FANO (PU) • VITALI GIUSEPPE
Bianchello del Metauro Superiore “Gessara” 2018
Una cantina che si occupa di una doc piccola, quasi sconosciuta, il Bianchello del Metauro, che tuttavia ha appena compiuto i suoi primi 50 anni. Francesco Vitali, trentasei anni e studi di Ingegneria alle spalle, porta avanti la sua attività insieme al padre Augusto e allo zio Fiorenzo. La loro è una storica realtà agricola a dimora in quella terre gessose alle spalle del mare tra Fano e Pesaro, ma è solo dal 2000 che hanno iniziato i primi imbottigliamenti, Il vino top è il Bianchello del Metauro Superiore “Gessara” 2018. Ha colore paglierino tendente all’oro di ottima concentrazione; al naso sprigiona subito la gioia dei frutti esotici misti a mandorla e spezie. Ha un quid profondo e a un certo punto sembra come una sinfonia di Chopin (la goccia). Lo ascolti e sprigiona un giardino fiorito e i prati. In bocca l’equilibrio è perfetto, la trama fine si dipana in un sorso pieno, persistente, minerale, sapido. Questo è davvero un vino di stoffa, dove la materia è velluto. Ti lascia con una nota di mandorla dolce e il pensiero del mare, con crostacei in abbinamento.
* BEVAGNA (PG) • MEVANTE
Montefalco Sagrantino 2013 (fuoriditop)
Alle porte del grazioso paese di Bevagna troviamo l'azienda agricola Mevante la cui produzione annua di bottiglie si aggira intorno alle sessantamila bottiglie, in piena coerenza con i vitigni autoctoni del territorio. La cantina è costruita su due differenti piani per consentire di effettuare i travasi “per caduta”, sfruttando la gravità. Questo ausilio permette un minor dispendio di energia e un minor stress per il vino. Il sagrantino è il principe di queste terre e la vendemmia 2013 lo ha confermato. Prugna disidratata, sentori balsamici e note terziare molto eleganti rette da un tannino ben presente ma giustamente levigato nel tempo.
CASTIGLIONE DEL LAGO (PG) • MORAMI
Umbria Rosso “Podicerri” 2015
Un viaggio da consigliare nell’estate alla scoperta dell’Italia è senz’altro quello che abbraccia la splendida cornice del lago Trasimeno. E qui, da oltre quattro secoli, la famiglia Morami è proprietaria di un’estesa azienda agricola (circa 130 ettari), decisamente ricca di suggestioni paesaggistiche e architettoniche. Si deve alla tenacia di Carlo Morami - correva l'anno 1998 - l'avvio di un progetto legato alla viticoltura di qualità. Protagonista di questo nuovo corso è tuttavia la figlia Sabrina, cui il padre ha affidato gestione e amministrazione della proprietà. Emerge prepotente l'Umbria Rosso “Podicerri” 2015, un blend quasi inedito di sangiovese (70%) e alicante (30%), dove quest'ultimo regala suadenti note speziate. È vinificato con fermentazione in acciaio e un lungo riposo in bottiglia. Il timbro del sangiovese si avverte subito con quella nota di prugna tonda che si combina con placidi sentori animali. In bocca è piacevole l’eleganza della speziatura che al naso ha un ché di sulfureo. Avverti tannini graffianti e il regalo di una nota aromatica che è invece la traccia di quel grande vitigno europeo che porta il nome di alicante. Fantastico questo Umbria Rosso!
PERUGIA • GB BENNICELLI
Vermentino “Le Purezze” 2018
Siamo in un’azienda che esiste fin dal 1848 e si occupa di agricoltura sostenibile, con la produzione di legumi, ma anche frutta e confetture, olio e naturalmente vini. Il progetto di questa agricoltura rispettosa dell'ambiente ha il nome di “San Bartolomeo” che è sicuramente un modo nobile di valorizzare questo paesaggio incontaminato e promuovere una giusta cultura del territorio. Fra i loro bianchi ecco un eccellente Vermentino 2018 che è brillante e senti la viola, piacevole ed elegante; in bocca è fragrante e finisce secco e acidulo, con una persistenza lunga.
GROTTE DI CASTRO (VT) • PACCHIAROTTI
Lazio Rosato Ramatico 2018 (TOP DEI TOP ROSATI)
Siamo nel comune di Grotte di Castro, paese della Tuscia laziale al confine con Toscana e Umbria. Qui, Antonella Pacchiarotti cura le sue splendide vigne (500 m s.l.m.) che godono degli influssi benefici del lago di Bolsena. La cantina è del XVII secolo, ma recentemente ristrutturata nel rispetto della tradizione: molto affascinante e caratteristica potrete trovare tre “gole” di 70 metri l'una. Da questi tunnel sotterranei, ecco emergere il Lazio Rosato “Ramatico” 2018 che ha color buccia di cipolla e profumi maestosi di gesso, frutta disidratata, miele e datteri. Un aleatico che rimanda anche alla pesca e a sensazione floreali, in bocca parla di un'acidità in grado di preservare freschezza e una longevità sicuramente notevole. Complimenti Antonella!
* FRANCAVILLA AL MARE (CH) • TENUTA MASCIANGELO
Montepulciano d’Abruzzo “Note Indigo” 2013 (fuoriditop)
Custodi di un territorio generoso, l'essenza della filosofia e della storia di Tenuta Masciangelo è custodita dai vigneti e dagli uliveti che sono patrimonio inestimabile di questi luoghi. Il tutto cullato da una storia di famiglia che va avanti ancora oggi. Del loro Montepulciano d'Abruzzo “Note Indigo” 2013 l'elemento balsamico è quello che colpisce subito. Vino dal potente effluvio fruttato, ha colore rubino ben concentrato, in bocca ti offre ciò che promette: sostanza, pienezza, una trama tannica molto fine. Un ottimo esemplare di Francavilla al Mare. Una gran bella scoperta.
* TOLLO (CH) • FEUDO ANTICO
Tullum Pecorino 2019 (fuoriditop)
Azienda nata nel 2004 e condotta sapientemente da Andrea Di Fabio, Feudo Antico è una realtà cooperativa che comprende circa 50 soci e che vede i propri vini certificati con il marchio Magis (ovvero un avanzato progetto di sostenibilità). L'agronomo Alfredo Sitti e l'enologo Riccardo Brighina collaborano in modo egregio presentandoci l'annata 2019 della neonata DOCG Tullum (2019, nel 2008 era stata riconosciuta come DOC). Il Tullum Pecorino 2019 è carico nel colore, davvero muscoloso ed impattante alla beva, sorretto da una spalla alcolica notevole (ben integrata). Percepisci la pietra focaia e una silhouette di gesso ed erbette aromatiche. Un vino equilibratissimo, un vino che fa gola. Complimenti!
COLONELLA (TE) • MASSETTI FRANCESCO
Montepulciano d’Abruzzo “Quaranta Cinque” 2018
Montepulciano e trebbiano sono i due vitigni prediletti di Francesco Massetti, giovane titolare dell'omonima azienda vitivinicola nata nel 2014 a Colonella. Otto ettari di vigneti con particolare attenzione alla biodiversità, evitando quindi l'impiego di farmaci e prodotti chimici. Nelle batterie di degustazione spicca il suo Montepulciano d'Abruzzo “Quaranta Cinque” che della vendemmia 2018 ci racconta di frutta rossa sotto spirito (prugna, amarena) e di una struttura davvero molto importante, per un vino che risulta muscoloso ma anche delicato, quasi morbido. Incredibile davvero. Nel finale percepisci anche liquirizia nera e cacao in polvere.
CAMPOMARINO (CB) • CANTINE BORGO DI COLLOREDO
Biferno Rosso Riserva “Gironia” 2011
Enrico e Pasquale Di Giulio rappresentano la terza generazione: il primo è enologo, il secondo tecnico agronomo. Entrambi sono ben consapevoli che il vino è una storia di vita e, in quanto tale, merita rispetto. Se rispetti la natura, la vite, il territorio (e le persone che ne fanno parte) il risultato non potrà che essere all'altezza; inoltre, anche la storia è dalla loro, poiché dei vini di questo territorio ne parlava già Plinio il Vecchio. Riscopriamo il Molise attraverso un calice di Biferno Rosso Riserva “Gironia” 2011 dove subito annusi le spezie dolci, poi i chiodi di garofano e il cacao. Ti sembra di percepire il tabacco tostato e se attendi arriverà il frutto maturo rosso (una bella amarena). Il bilanciamento tra le note “legnose” e quelle varietali ne fanno un gran vino. Caldo, avvolgente, godurioso.
* CAMPOMARINO (CB) • TENUTA MARTAROSA
Fiano del Molise 2019 (fuoriditop)
La famiglia Travaglini coltiva uva dal 1938, ovvero da quando la cura dei vigneti era incentrata nella vendita dell'uva e non alla vinificazione. Le cose nel tempo sono cambiate e oggi, Michele e Pierluigi, vivono di questa passione riprendendo antiche tradizioni vitivinicole. A Campomarino, in provincia di Campobasso, troverete diverse espressioni di vitigni autoctoni: il nostro consiglio ricade sul loro Fiano del Molise 2019, verdolino nei riflessi e gentile nei profumi di pesca gialla. Trama erbacea di sottofondo, si esprime in maniera eccellente anche in bocca, regalando un perfetto bilanciamento tra sapidità, acidità e mineralità.
SAN MICHELE DI SERINO (AV) • VILLA RAIANO
Fiano di Avellino “Alimata” 2017
Dagli Appenini meridionali ai nostri banchi di degustazione: piacevolissimo l'incontro con Villa Raiano, realtà vitivinicola dell' Irpinia, dove i Fratelli Sabino - proprietari assieme a Simone Basso e Paolo Sibillo - ci hanno sorpresi con il Fiano di Avellino "Alimata" 2017. Giallo paglierino luminoso che anticipa un'acidità ben composta e note fragranti di mela verde, accompagnate da eleganti sfumature erbacee. In bocca è equilibrato e persistente, leggermente minerale nel finale. Insomma, un assaggio che non passa proprio inosservato. Non fatevi sfuggire anche le loro interpretazioni di greco, falanghina e aglianico.
FALCIANO DEL MASSICO (CE) • GENNARO PAPA
Falerno del Massico Primitivo “Campantuono” 2017
A Gennaro Papa va il merito di aver risollevato dalle ceneri il Falerno, antichissimo vino già apprezzato e citato dagli antichi Romani nel I secolo a.C. Fu inoltre lo storico Tito Livio a delimitarne il territorio di produzione, compreso tra il fiume Savone e il Monte Massico. Una fama che si espanse nel corso dei secoli, e che divenne anche propulsore dell’economia agricola locale. Fino all’oblio del XX secolo. La caparbietà di Gennaro e del figlio Antonio, tuttavia, ha riportato alla luce antichi vigneti terrazzati alle pendici del versante sud del Monte Massico in maniera esemplare. Così come l’attento lavoro di studi e di ricerca per attuare un progetto di valorizzazione di un intero territorio. Con la collaborazione dell’enologo umbro Maurilio Chioccia prende così vita il Falerno del Massico “Campantuono” 2017, da uve primitivo. Ha un colore rubino brillante, al naso avverti la profondità piena di spezie e frutti maturi e senti la polpa che viene innalzata dall’alcol. Molto tipico al naso, in bocca è morbido, equilibrato, quasi dolce nella sua avvolgenza alcolica. È piacevole anche quel bisticcio elegante fra tannini ancora crudi e acidità, fra dolce e amaro.
ISCHIA (NA) • CENATIEMPO VINI D'ISCHIA
Ischia Biancolella “Kalimera” 2018
Non è la prima volta che assaggiamo un vino di Pasquale Cenatiempo e ogni volta pensiamo: che gran valore ha il fatto che ci siano diversi produttori che investono su questo vitigno straordinario, il biancolella, che secondo varie fonti, sarebbe di provenienza corsa. Nell'isola francese il vitigno viene allevato col nome di petite blanche, e da qui sarebbe stato introdotto in epoche lontane nell'isola di Ischia. Del suo Ischia Biancolella "Kalimera" 2018 ci ha sorpreso la freschezza delle note di banana e abbiamo scritto “esagerato nella sua espressione di note fruttate”. È minerale già al naso, in bocca scende come un velluto: è pieno, fresco, con una nota amarognola finale. Un vino da campioni. La famiglia Cenatiempo coltiva la vite sull'isola dal 1945, strappando letteralmente alla terra impervia fasce terrazzate molto strette (dal livello del mare fino a 600 metri d'altitudine), costruite con i tradizionali muretti a secco di tufo verde e con pendenze che spesso vanno oltre il 30%. Una viticoltura eroica lungo sei ettari, frammezzata in 16 appezzamenti (90 mila le bottiglie), che è anche sintesi di quell'equilibrio naturale e sensoriale tra gli antichissimi elementi vulcanici e quelli marinari.
* GIFFONI VALLE PIANA (SA) • LUNAROSSA VINI E PASSIONE
Colli di Salerno Aglianico “Borgomastro” 2016 (fuoriditop)
Enologo e titolare, Mario Mazzitelli – accompagnato in cantina da Fortunato Sebastiano – ha saputo valorizzare i vitigni autoctoni campani (come fiano e aglianico) non risparmiando neppure vinificazioni sperimentali, come un fiano macerato in anfora. Lunarossa è la sua cantina che oggi è ben nota da chi si appresta all'assaggio dei vini figli del terroir dei Monti Picentini. Il Colli di Salerno “Borgomastro” è un aglianico corposo, quasi contadino. Affinato in botti di castagno per più di 20 mesi, vi sembrerà di aprire un barattolo contenente erbe selvatiche ed aromatiche, con un rimando alla macchia mediterranea. Fattore importante: il frutto c'è e ritorna prepotente (ma elegante) nel retronasale. Poi cacao e spezie dolci. Granato nell'unghia, gran bel bicchiere.
* BRINDISI • TENUTE LU SPADA
Brindisi Rosso Negroamaro “Masada” 2017 (fuoriditop)
Giovane realtà produttiva di Brindisi, Tenute Lu Spada coniuga tradizione ed innovazione coltivando vigneti in terreni situati nelle contrade Cillarese – Scalella e Torre Mozza, per un totale di 29 ettari. Calcare ed argilla dominano il terroir e il mare porta effetti benefici. Susumaniello, minutolo, vermentino e negroamaro sono le uve e i vini prodotti, con quest'ultimo che merita una citazione nella versione Brindisi Rosso “Masada” 2017: note tostate di tabacco e caffè, non delude il tannino e nel retronasale torna il frutto rosso maturo (prugna). Al colore il rubino del rosso è pulito e il sorso è pieno.
SAN PIETRO VERNOTICO (BR) • CANTINE SANTA BARBARA
Salento Susumaniello “Capirussu” 2019
La famiglia Giorgiani è alla guida di questa cantina da ben tre generazioni: Pietro, presidente ed enologo, è colui che ha messo a punto la vinificazione prendendo a cura un vitigno in particolare (da tempo dimenticato), ovvero il susumaniello. Prima di parlare del vino è importante ricordare che le Cantine Santa Barbara sono diventate sede della Fondazione Museo Enologico “Ercole Giorgiani”, punto di riferimento molto importante per il territorio di San Pietro Vernotico. Delle numerose bottiglie in degustazione (hanno un'offerta ampissima) quello che ci ha fatto esultare di gioia è stato il Susumaniello “Capirussu” 2019, pepato all'olfatto con un'avvolgenza intrigante di tabacco e liquirizia nera. Anche in bocca è risultato setoso e pregnante, quasi contadino nella sua pienezza. Fitto nel colore viola, ti fa innamorare di questo vitigno e dell'interpretazione che ne ha fatto Cantine Santa Barbara.
* ANDRIA • BONIZIO Puglia
Fiano “Pozzo Sorgente” 2018 (fuoriditop)
L'azienda è situata in un territorio ricco di storia e di cultura che ha come indiscusso baluardo l'antico maniero federiciano chiamato Castel del Monte, noto per la sua forma ottagonale. Agricoltura biologica e uso di prodotti biodegradabili (provenienti da fonti organiche autoprodotte) con l'obbiettivo di far esprimere appieno il territorio. Si producono anche miele e olio, ma tornando a casa non riuscivamo a toglierci dalla testa il loro Fiano “Pozzo Sergente” 2018. Non tanto per il bouquet (che era comunque deciso, coerente, delicati, con una netta prevalenza di agrumi) ma più per la beva, delicata e avvolgente, ghiotta ed equilibrata.
FAGGIANO (TA) • SAN GIORGIO (TINAZZI)
Salento Negroamaro “Megale” 2019
La storia nel mondo del vino di Tinazzi inizia alla fine degli anni Sessanta a Cavaion Veronese, sulle rive del lago di Garda, grazie all’intuizione e all’impegno di Eugenio Tinazzi. Gian Andrea, figlio del fondatore, all’epoca ancora diciottenne, segue subito il padre nella conduzione dell’impresa e progressivamente allarga gli orizzonti dell’azienda sia in termini di produzione sia di mercati. Da un decennio, inoltre, accanto alle quattro realtà vitivinicole venete (a Lazise, Bardolino e due a Sant'Ambrogio di Valpolicella) ce n'è una altrettanto prestigiosa in Puglia, e più precisamente nel Salento dove decide di investire in una proprietà di circa 20 ettari. E in pochi anni vede la luce l’attuale masseria Feudo Croce. Oggi gli ettari vitati, tra Veneto e Puglia, sono 100, per 3 milioni di bottiglie prodotte nella regione patria e un milione nella seconda. Enologi sono Giuseppe Gallo (in Veneto) e Vito Luccarelli (in Puglia). Il Salento Negramaro “Megale” 2019 viene vinificato con macerazione e fermentazione a temperatura controllata per 8/12 giorni e affinamento in barrique per 4/8 mesi. Ha colore rubino trasparente e al naso una profondità speziata. È un vino ben fatto, equilibrato, con tannini ancora verdi che solleticano il palato. E la sua natura vinosa ci fa dire: “Si mangia”. Colpisce la coerenza del prodotto con questo vitigno glorioso del Salento. C'è anche la versione rosato, il cui nome è “Kleio”: bouquet di ciliegia e lampone e delicati richiami floreali (la rosa); in bocca è fresco e armonico.
RIONERO IN VULTURE (PZ) • CANTINE STRAPELLUM
Basilicata Fiano “Kline” 2019
Strapellum prende il nome dalla città di Rapolla, colonia della Magna Grecia alla quale dobbiamo la presenza dell'aglianico in queste terre. Qui il vitigno incontra la maestosa potenza dell'antico vulcano (spento) che è il Vulture, le cui eruzioni passate hanno arricchito i suoli di sostanze più che uniche per la coltivazione della vite. L'azienda nasce nel 1997 sulla scorta di un patrimonio di famiglia più che secolare e oggi arriva a contare circa 70.000 bottiglie, la cui punta di diamante è rappresentata proprio dall'Aglianico del Vulture Superiore. Eppure a sconvolgerci è stato un bianco, ovvero il Basilicata Fiano “Kline” vendemmia 2019: frutta esotica come banana e kiwi tenute in piedi dall'acidità degli agrumi. Vinificato in acciaio si mostra nella sua veste paglierino tenue riproponendo in bocca i profumi fruttati. Equilibrato, fine ed elegante conquista per la piacevolezza della beva, oltre che per la sua pregnante freschezza.
BISIGNANO (CS) • CHIMENTO
Calabria Bianco “Matilde” 2019
Quest'anno la Calabria ci ha regalato bevute davvero memorabili. Come la cantina Chimento di Santa Sofia d’Epiro, ultimo degli assaggi fatti, che ci ha lasciati a bocca aperta con il magliocco dolce e il greco. Siamo nel Cosentino, sul versante collinare a destra del fiume Crati, dove sorge un baglio ottocentesco appartenuto al poeta Vincenzo Padula. La bellezza che oggi riflette è merito dell'architetto Vincenzo Chimento. Ereditata l'azienda di famiglia fondata da nonno Luigi nel 1950, ha voluto dare una propria impronta tra vitigni autoctoni e internazionali. Dai 15 ettari vitati (45 mila le bottiglie), emerge l'unico bianco: il clamoroso “Matilde”, dedicato alla figlia, ottenuto da uve greco (70%) vendemmiate a fine settembre; la restante parte di sauvignon viene raccolta un mese prima. Dopo un affinamento in acciaio di 6/8 mesi si ha un vino color paglierino da cui emergono note di agrumi intensi che virano verso il frutto della passione. Il sorso è di grande impatto: potente, rotondo, sapido, con nuance aromatiche sul finale.
MARZI (CS) • ANTICHE VIGNE GIANFRANCO PIRONTI
Savuto Classico 2018
Apriamo le danze con una realtà nel cuore della Calabria collinare. In provincia di Cosenza, più precisamente a Marzi, Gianfranco Pironti ha iniziato un interessante progetto per valorizzare la DOC Savuto: greco nero e bianco, magliocco dolce (arvino), mantonico, pecorello e malvasia. Vitigni che non godono sicuramente di fama internazionale ma che lungo la Valle del Savuto riescono ad imprimere al vino una forte impronta tipica. Ed è proprio la coerenza con questa gloriosa Doc il tratto che più ci ha colpito. Caratura sublime per il loro Savuto Classico: si percepisce l'arancia e l'uso del legno, senza però dominare i sentori varietali. Ciliegia sotto spirito, cacao in polvere e tabacco. Tannino ruggente, lunga persistenza. La versione Superiore 2014 è sulla stessa lunghezza d'onda e a emergere questa volta sono la cannella e la liquirizia. Passione e professionalità si rispecchiano pienamente in questi vini che portano onore a una DOC sottovalutata, sia da un punto di vista commerciale che narrativo.
MONTEGIORDANO (CS) • TENUTA DEL CASTELLO
Calabria Bianco “Lepanio” 2019
Siamo in provincia di Cosenza, più precisamente presso il comune di Montegiordano. L'azienda agricola Tenuta del Castello, grazie alla collaborazione con Riccardo Cotarella – enologo che non necessita presentazioni – propone etichette di qualità e pura eleganza. L'azienda domina uno spettacolare scenario naturale, dove l'occhio è libero di godere della vista del Mar Ionio e il naso di inebriarsi dei profumi della macchia mediterranea. Se il “Pian delle Rose” (aglianico versione rosata) convince immediatamente, il Calabria Bianco “Lepanio” è una chicca: greco (90%) e traminer (10%) regalano un bouquet di arancia e fiori bianchi delicatissimi, per un vino che risulta equilibrato, rotondo e sapido, sicuramente minerale. Finale lunghissimo.
VERBICARO (CS) • VERBICARO VITI E VINI
Terre di Cosenza Verbicaro Rosso “Laos” 2014
Poco conosciuta ma già apprezzata in tempi remoti da Greci e Romani, la DOC Terre di Cosenza sottozona Verbicaro fu presente alla tavola di Papa Paolo III (anche se allora il vino si chiamava Chiarello). Una bevanda quindi radicata nella storia della Calabria che rappresenta vitigni autoctoni come il magliocco, la malvasia, la guarnaccia e il greco bianco. Verbicaro Viti e Vini nasce nel 1998 – tre anni dopo la DOC - proprio con l'obiettivo di valorizzare questa sottozona. I terreni ricadono in parte all'interno del Parco Nazionale del Pollino, in un microclima favorevole alla viticoltura dove la biodiversità è protagonista. Il Verbicaro Rosso Riserva “Laos” 2014 è straripante. Note animali, di sottobosco e humus, poi di fiori (iris) e di piccoli frutti (ribes). Una sinfonia di profumi elegantissimi, che mutano con il passare dei minuti. Un vino “da ascoltare” ma anche da bere e ribere: il terroir emerge in modo quasi prepotente, regalando note minerali e sapide, addirittura aromatiche (grazie all'apporto della malvasia bianca?).
* SAN FLORO (CZ) • MAZZARÒ
Zibbì 2018 (fuoriditop)
Rocco Mazza a San Floro produce uno zibibbo in purezza (moscato di Alessandria, non dimentichiamocelo) che in etichetta si chiama “Zibbì” e trae la sua silhouette dai territori del catanzarese. Della vendemmia 2019 percepiamo fiori di zagara e albicocca, ma anche melone. Elegante, fresco ed equilibrato. Un bel bicchiere che però non ha nulla a che vedere con il millesimo 2018: vino che sembra vulcanico, con le sue note di zafferano e fiori secchi, quasi burroso nella sua morbidezza; naturalmente aromatico regala profumi che ricordano le castagne e poi il miele. Un vortice di profumi travolgenti che ci spiazza. Uno zibibbo con questa carta d'identità difficilmente lo si incontra.
CIRÒ MARINA (KR) • BARONI CAPOANO
Cirò Bianco “Antea” 2019
I Capoano sono una famiglia di antico lignaggio: negli archivi storici puoi incontrare membri divenuti famosi in campo scientifico, storico, giuridico, artistico ed ecclesiastico. Allo stesso modo, la loro è una lunga storia contadina con forti legami con il territorio e i suoi vini. Raffaele Capoano - nel 1997 - imbottigliò le prime bottiglie avvalendosi di enologi di fama internazionale e oggi (più precisamente dal 2005) è suo figlio Massimiliano a condurre le redini dell'azienda. Si produce vini da secoli a Cirò Marina, dove le brezze del Mar Ionio e la conformazione geomorfologica caratterizzano inevitabilmente le uve; ma è solamente con Raffaele e Massimiliano che si è cominciato a puntare sulla qualità, non più solo sulla quantità. Un'azienda di impronta famigliare che è riuscita a dare un impulso decisivo alle sorti commerciali della cantina grazie ad un apporto sapiente della tecnologia unita al lavoro manuale – e minuzioso – nei campi. A rapirci completamente è “Antea” Cirò Bianco 2019, dove la nota di camomilla è troppo palese per non notarla. Sfumature quasi fumè e minerali e sentori di erbe officinali. Freschissimo, molto lungo, la camomilla non sparisce mai. Baroni Capuano è un'azienda che sorprende. Questa la Calabria che cerchiamo nel bicchiere. Caratteristica, tipica, espressiva, variegata. E di qualità.
REGGIO CALABRIA • BARONE DI BOLARO
Calabria Passito “Kalavrìa” (greco bianco) 2014
Barone di Bolaro propone vini con un linguaggio ben preciso, figlio dell'interpretazione naturale (e rispettosa) del terroir calabrese. La passione e il rispetto per l'ambiente, la dedizione e i metodi tradizionali affiancati dalla tecnologia: questi i punti chiave di questa realtà di Reggio Calabria che ci offre un vino da meditazione davvero interessante. Eccoci al loro Calabria Passito “Kalavrìa” da uve greco bianco, ha colore arancio brillante e al naso senti la lavanda e l’arancio candito. Un vino grandioso, pieno, intenso che vira verso la freschezza col supporto di una speziatura accattivante che ti lascia in bocca un misto fra arancia candita a mandorle.
*LINGUAGLOSSA (CT) • VIVERA
Terre Siciliane Bianco “Altrove” 2019 (fuoriditop)
Nel 2002 viene acquistato il primo vigneto, zona Contrada Martinella, alle falde dell'Etna. Oggi continua la storia della famiglia Vivera, che di tenute vinicole ne gestisce ben 3: a Chiaramonte Gulfi, a Linguaglossa e a Corleone. In quest'ultima i terreni di natura argillosa e alluvionale (con escursione termica notturna molto importante) accolgono vigneti coltivati a regime biologico. Il Terre Siciliane Bianco “Altrove” 2019 nasce da questa filosofia ed è delicatissimo al naso come in bocca, dove mostra la sua netta traccia minerale. Il frutto che troverete è maturo (sicuramente la pera) ma anche tropicale. L'occhio rileverà i riflessi dorati nell'unghia, molto eleganti.
SANTA CRISTINA GELA (PA) • BAGLIO DI PIANETTO
Sicilia Bianco Riserva “Viafrancia” 2018
Venti chilometri da Palermo per una viticoltura di montagna. La storia di Baglio di Pianetto è lì a ricordarci come solo la Sicilia sia capace di portarci dalle vigne a livello del mare alla montagna, in un pugno di chilometri. E che questo non è solo il caso dell’Etna. Baglio di Pianetto è ancor più un intreccio di storie e suggestioni, è la storia di un uomo – il compianto Paolo Marzotto – che ha dato tanto al mondo del vino. Il Sicilia Bianco “Viafrancia” Riserva 2018 cerca l’equilibrio tra frutto e legno e lo trova in bocca: è avvolgente, quasi setoso, al naso la nota citrica (citronella) che spezza la trama e lo rende unico e caratteristico. Un grande bicchiere!
USTICA (PA) • HIBISCUS
Terre Siciliane Zibibbo Passito “Zhabib” 2018 (TOP DEI TOP PASSITI)
Tra i vigneti e i frutteti sul mare circondati da muri a secco e siepi di fichi d'india potrete trovare Hibiscus, cantina che trae la sua forza dall'energia del vulcano e le brezze marittime. I prodotti sono frutto del legame con il territorio di Ustica, una piccola isola di roccia nera. L'azienda ha un'appendice sulla terraferma sulle colline tra Erice e Valderice dove si segue sapientemente un metodo di agricoltura biologica. Oltre a soggiornare presso il loro splendido agriturismo, vi consigliamo di stappare il loro Terre Siciliane Zibibbo Passito “Zahib” 2018 che ha il colore dell'oro puro e un naso vulcanico di miele e fichi disidratati. Aromi naturalmente aromatici tipici del vitigno, sorprende la bocca perfettamente bilanciata dalla sapidità. Accostatelo ad un formaggio erborinato e leggermente piccante.
ROSOLINI (SR) • LA GIASIRA - AZ. AGR. GIOVANNI BOROLI
Terre Siciliane Bianco “Giasira” 2018
Giasira - in arabo significa “isola” - è una cantina situata nella contrada Ritilini, nel comune di Rosolini (quest'ultimo compreso tra Siracusa e Ragusa). Gli ettari di proprietà sono circa novanta, tra uliveti, vigne, mandorle, carrube ed agrumi. Il Terre Siciliane Bianco “Giasira” 2018 proveniente da 7 ettari a regime biologico, viene vinificato in acciaio con affinamento sulle fecce fini per 9 mesi (e ulteriore riposo di 3 mesi in bottiglia). Giallo paglierino ha naso fruttato e floreale ma a predominare è la nota agrumata. Nettamente sapido e piacevolmente acido, la frutta esotica vi conquisterà.
ALCAMO (TP) • CONTE DI ROCCA SICULA
Terre Siciliane Nero d’Avola 2018
In una della aree vinicole più interessanti d’Italia, grazie al connubio tra esposizione, brezza del mare e terreni, sono collocati i vigneti di questa cantina. Rocca Sicula è espressione concreta della potenzialità enologica della Sicilia e la sua mission è quella di condividere l'amore per il mondo del vino proponendo agli appassionati – e non – etichette di alta qualità in grado di emozionare. Ne è un esempio lampante il loro Nero d'Avola Terre Siciliane vendemmia 2018 che ha un'intensità di profumi esuberante: percepisci i piccoli frutti rosa, ma anche la rosa mammola, così come il sottobosco e l'humus. Mallo di noce che è lampante e precede una beva fresca che chiude sulla liquirizia. Vino travolgente, pieno. La Sicilia che cerchiamo.
GIBELLINA (TP) • TENUTE ORESTIADI
Terre Siciliane “Orestiadi Ludovico Rosso” (nero d’Avola, cabernet s.) 2012
In Sicilia abbiamo trovato un’azienda che è stata capace di presentarci un'interpretazione ai massimi livelli della tipicità isolana. Nata nel 2008 nel cuore della Valle del Belice – a Gibellina – Tenute Orestiadi lavora ogni giorno cullando lo stretto rapporto tra agricoltura ed arte, ormai tratto identitario dell'azienda. Il loro blend Terre Siciliane Rosso "Orestiadi Ludovico" 2012 da uve nero d'Avola e cabernet sauvignon è ammirevole. Al naso senti subito una freschezza fruttata che è spettacolare a leggere l’annata 2012. C’è una confettura di pesche e di meloni; in bocca è fantastico con quella frutta che ti insegue in un sorso molto elegante, che qui emerge fra prugne e datteri. È sostenuto da un’acidità e da una tannicità ben solida. Colpisce di questo vino l’eleganza assoluta. Che rosso!
* MAMOIADA (NU) • TENUTE BONAMICI
Cannonau di Sardegna “Montanaru” 2015 (fuoriditop)
Se volete passeggiare tra i vigneti godendo dei profumi e dei panorami della “macchia sarda”, a Mamoiada troverete Tenute Bonamici, pronta ad accogliervi e a trascinarvi nel cuore pulsante dell'isola. Questo può avvenire attraverso diverse esperienze, come ad esempio una bella degustazione del nostro nettare prediletto. Due sono le etichette proposte e in entrambi i casi è il cannonau ad essere l'indiscusso protagonista. Se il “Deledda” (100%) fa della potenza la sua arma, il “Montanaru” (85% cannonau) ti regala sensazioni di macchia mediterranea – mirto e salvia – ma soprattutto erbette e cardo. Poi ti sorprende con l'incenso e chiude nettamente sapido; caldo e avvolgente, vi cullerà dolcemente.
SASSARI • PODERI PARPINELLO SOC. AGR. Alghero
Torbato “Centogemme” 2019
Il torbato è un vitigno di origine iberica presente solo nella zona di Alghero, giuntovi durante la dominazione catalana e aragonese (XIV – XVII secolo). E l'abbiamo ritrovato in una bella cantina della “Nurra”, storica regione agricola pianeggiante. Curiosa è poi la storia dei Parpinello, veneti. Giampaolo, enologo trevigiano, approdò in Sardegna nel 1964 per motivi professionali con l'idea di fermarsi due o tre anni... Poi, dopo esperienze come direttore delle realtà vitivinicole più importanti dell'isola, decise di mettersi in proprio. L'Alghero Torbato “Centogemme” 2018 ha colore paglierino tendente all'oro. Al naso note balsamiche e di agrumi come il lime. E questo è un esempio chiaro di quando un vino si definisce "croccante", perché sulle papille è tutto un galoppo di sensazioni piacevoli con una spada di acidità decisa e ferma che ne connota il corpo. Ha una rotondità imperiosa e la sua chiusura sapida è uno spettacolo. Mette nostalgia. Il nome “Centogemme” si deve al fatto che i Parpinello decisero di innestare 100 gemme di torbato dalle quali sono state prodotte le prime 100 viti.
SAMATZAI (SU) • MUXURIDA
Sardegna Semidano Superiore “Costa J Vacca” 2016 (TOP DEI TOP BIANCHI)
Luigi Paolo Sitzia, 56 anni, sta scrivendo una pagina nuova nella vitienologia sarda che porta il nome di “semidano”. Un vitigno autoctono a bacca bianca giunto dai Fenici e quasi in via d’estinzione. A inizio Novecento fu fra i vitigni più colpiti dalla fillossera e negli anni a seguire, data la bassa resa, venne abbandonato. Ma non del tutto, perché a Trexenda, al confine con il Campidano, c’è l’azienda Muxurida, che ha radici fin dal 1700. Quindi pendii scoscesi su quella collina sabbiosa e calcarea nei pressi di Samatzai (30 km a nord di Cagliari) dove sono a dimora i 12 ettari vitati (20 mila le bottiglie). Stupefacente il Sardegna Semidano superiore "Costa J Vacca" 2016, vinificato esclusivamente in acciaio come tutti i suoi vini. Ha colore giallo oro intenso, al naso sono avvolgenti i frutti esotici; in bocca c'è un incredibile velluto che accompagna un sorso complesso, dove la freschezza ammanta un corpo ben sostenuto ed elegante. Senti lo zafferano, i fiori recisi, la macchia mediterranea, l'eucalipto e l’albicocca candita che tradisce una vendemmia tardiva. Luigi Paolo è anche parte del progetto “Akinas” insieme a Sardegna Ricerche e all'Agenzia Regionale Agris, per produrre spumanti da vitigni autoctoni.