Eataly di Torino, prima sede storica del marchio ormai diffuso in tutto il mondo, ospita anche al suo interno, al piano interrato, il locale in cui la tradizione gastronomica piemontese trova forse la sua espressione e interpretazione più pura. Più rigorosa ma anche più elevata. Se vuoi gustare una cena che ti faccia rivivere i grandi piatti classici regionali modernamente e magistralmente riportati ai giorni nostri, se hai ospiti amanti della tavola a cui vuoi fare assaporare e godere i profumi e i sapori di questa terra piemontese schiva e piena di risorse, a mio avviso, caro lettore non hai che una scelta: Casa Vicina, preziosa gemma da anni incastonata nella cittadella del buon cibo e del buon bere da Oscar Farinetti così intelligentemente ambientata nel vecchio ex opificio Carpano al Lingotto (Via Nizza, 224 - tel. 011 1950 6840).
Mancavo da qualche anno nel ristorante dei Vicina, alla mente ritornavano memorie di piatti storici, uno su tutti gli agnolotti all’eporediese, con sapori antichi e delicatezze moderne che veleggiavano in me come fantastici sogni della giovinezza. Potete quindi immaginare la mia gioia e la mia curiosità di varcare, superata la folla di clienti intenti a riempire i carrelli della spesa al piano superiore, la soglia del piccolo, grazioso e modernamente arredato ristorante dei Vicina (quasi tutto in famiglia: Stefano in sala, Claudio con la moglie Anna a dirigere lo staff di cucina) proprio attiguo alla fascinosa cantinetta di Eataly destinata ai grandi vini riserva. Così, accolti con contenuta eleganza, ci siamo seduti io, mia moglie, figlio e nuora al tavolo imbandito con stile e ben distanziato dagli altri commensali. L'attesa non è andata delusa, la conferma è arrivata puntuale.
Casa Vicina è più che mai – e il mio giudizio non va che ad aggiungersi a un coro generale – il regno della grande cucina piemontese declinata nella sua versione più autentica, sì, ma anche più aulica, più delicata e più armonica, in cui gusto e leggerezza vanno splendidamente a braccetto. Non saprei meglio esprimere la filosofia del locale di quanto lo stesso chef Claudio Vicina dichiara nella presentazione del loro sito e che io qui riporto con le stesse parole:
"Gustando i miei piatti, i sapori risultano veri e distinti entrando nella memoria e nel cuore”.
A questo punto non ci rimane che addentrarci nel dettaglio della nostra esperienza sensoriale e descrivere piatti ed emozioni che sono rimasti nel nostro cuore.
Subito un cenno agli stuzzichini o amuse bouche (che brutto scimmiottare sempre i francesi) che prevedevano gianduiotto al burro mantecato alle erbe con focaccine, chips alla barbabietola e soprattutto una bagna caoda da bere, di cui riporto la simpatica ricetta omaggio, semplicemente superlativa.
nonché la soave faraona novella composta in salmì con pane croccante al timo.