Da Pasqualino (via Belvedere 41 – tel. 039 9930560) è una di quelle trattorie che a noi piacciono da pazzi. È uno di quei luoghi con un’anima. Dove l’anima è un cuoco dalla passione grande come la sua stazza, extra large. E dove l’anima è la famiglia, moglie e due figlie, che lo affiancano, con talento, ai fornelli e in sala, rendendo la trattoria una vera casa, dove si è accolti come re, e dove si sta bene sia che si sia da soli sia che si sia in compagnia.
Bellissimo il locale, a metà della salita che porta alla parte panoramica di Montevecchia, negli spazi di un’osteria di inizio ‘900. L’insegna è quella del 1927, quando a gestire arrivò Pasquale, per tutti “Pasqualino”, guardiaboschi e grande cacciatore. Dal 1986 la trattoria è gestita dai Galbusera. Papà Giampiero, grandi baffi e aspetto bonario che ricorda il Peppone di Guareschi, è cuoco di razza (vi basti solo che, oltre che in locali importanti all’estero, in Italia ha lavorato con il sommo Claudio Prandi, negli anni d’oro in cui con loro il Griso arrivò ai vertici della ristorazione italiana). Al suo fianco, in cucina, la figlia Federica, bravissima e vera promessa. In sala la moglie e Anna, l’altra figlia.
Voi accomodatevi in una delle due salette, o nella grande terrazza con vista panoramica sulla pianura padana. Scegliete una buona bottiglia, tra i vini che Giampiero seleziona, andando di persona dai produttori che ama. E poi avanti con la gola. Qui la cucina non è molecolare, modaiola, ispirata da altre culture…Nel piatto niente insetti, per capirsi…che saranno pure il futuro, ma non per i Galbusera. Qui i piatti son quelli della tradizione. Nel segno delle tre T, di Terra, Tradizione e Territorio. E fatti come hanno da essere, ossia stragolosi.
Per voi come antipasto (€ 7,50) classico misto di salumi (del sommo Marco D’Oggiono) alla lombarda con funghi sott’olio, poi risotto con i porcini o con la salsiccia, piuttosto che risotto allo zafferano con l’ossobuco, zuppa di cipolle, o gnocchetti verdi al gorgonzola, quindi rognone trifolato, polenta con i porcini, brasato di cervo, i formaggi di Montevecchia o un buon dolce fatto in casa scelto dal carrello. Tra i quadri alle pareti, una poesia dedicata ai Galbusera e alla loro trattoria dice: «Quando esci sei tu che ringrazi loro per averti dato un’ora di calda felicità». È così! Grandi!