Nella seconda degustazione del 2023 tanti assaggi interessanti a partire dal Piemonte, passando per Veneto, Toscana, Umbria e Campania.
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Una realtà nata da poco sulle colline del Monferrato, con un concept ben preciso: lavorare sui due vitigni più caratterizzanti di questo areale fatto di marne bianche e tufo ovvero la barbera e il grignolino. Abbacinante è il nome scelto per il Brut che ha una base al 95% di uve barbera e viene prodotto attraverso uno charmat lungo. Il risultato è eccellente: perlage medio fine, naso interessante con profumi floreali spiccati, ma con un'allure di finezza e in bocca una bolla ricca, con finale amaricante e sapido. Il Grignolino del Monferrato Casalese Il Custode 2021 ha colore rubino scarico, un campione iconico con naso speziato e di piccoli frutti, dal sorso sottile e acido al tempo stesso. La Barbera d'Asti Carina 2021 è Lei, capace di esprimersi con le caratteristiche proprie di questa zona del Monferrato. Al naso il fruttato è ampio, accompagnato dalla mandorla e dalla violetta. In bocca il sorso è pieno, con la giusta acidità e il finale ammandorlato. Una Barbera generosa come accade nei migliori campioni.
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Questo agriturismo che è nostra sosta fidata nel Roero per le sue confortevoli camere è anche un produttore di vino interessante, che lo scorso anno ci aveva colpito all'assaggio e che perciò abbiamo voluto assaggiare nella sua intera produzione che, per altro, è molto ridotta, motivo per cui non lo troverete pressoché da nessuna parte. Eppure anche in questo caso non mancano le sorprese. Il Vino Bianco Memo annata 2018 rappresenta un'interpretazione più unica che rara di timorasso nel Roero. Di colore oro limpido, al naso lascia uscire il suo corredo erbaceo, tra fieno e camomilla, ma a colpirci saranno soprattutto gli idrocarburi, segnale di una evoluzione inaspettata che purtroppo in bocca, dove già si sente una leggera maderizzazione, non raggiunge gli stessi risultati. La Barbera D'Alba Anciarmà 2015 è un campione decisamente interessante, considerato anche in questo caso l'età: di colore intenso, impenetrabile, al naso va a cercare il sottobosco e la frutta sotto spirito, in bocca conserva l'acidità che affianca un tannino da invecchiamento, nel segno dell'equilibrio. Il Nebbiolo D'Alba Stendimi 2018 è però il campione che ci ha convinto maggiormente: tipico il colore con l’unghia che sgrana verso il mattone, al naso c'è la liquirizia, la caramella sucai con un sottofondo balsamico che armonizza tutto. In bocca ha tannino e una speziatura finale che si fa pepe nel segno dell'eleganza. Una splendida espressione per il vitigno nebbiolo che invece non ritroviamo nel Roero Neronero 2015 che pur offrendo un naso importante, dove l'incenso mette il timbro dei grandi vini, in bocca ha un tannino ancora verde, che deve trovare una definizione.
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Sta crescendo (e migliorando) questa realtà di Priocca (Cn) capace di combinare più aspetti diversi nell'ambito della produzione del Roero: dall'uva alle nocciole all'enoturismo. Interessante il Langhe Gajet Favorita 2020 colto nella sua evoluzione: il primo assaggio del 2020 ci aveva consegnato un vino dal naso fruttato e dal sorso rotondo che in questo riassaggio si è tramutato in un bicchiere dove emergono le note citrine e gli idrocarburi con una parte aromatica che ritorna anche in bocca. Merita anche la Barbera d’Alba Superiore “Betlem” 2020, che fin dal naso offre la freschezza del frutto accompagnato dall'amaretto, didascalico, che ritroviamo anche in bocca dove l'acidità non cede, in un sorso pieno, ricco, convincente.
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Per noi questa azienda rappresenta una delle icone nel mondo del Gavi dopo l'assaggio del clamoroso Gavi del Comune di Gavi 'Bruno Broglia' che abbiamo premiato con il Top Hundred due anni or sono. Ora, l'opinione è stata ulteriormente rafforzata dopo il bicchiere de La Meirana 2021: di colore paglierino scarico, ha naso minerale quasi salmastro con una speziatura evidente che lo rende unico. In bocca ha eleganza, acidità, moderata sapidità, amalgamate in un sorso setoso. Siamo ai vertici del Gavi.
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Piasì, piacere in piemontese, è il nome scelto per questa Barbera D'Asti Superiore 2020 che rappresenta il vino bandiera della cantina. È una Barbera importante, con un naso che oscilla tra il sottobosco, il caffè e la vaniglia con un lieve rimando allo smalto. In bocca è pieno, avvolgente, con una bella spaziatura. Il Ruchè di Castagnole Monferrato Fiurin 2021 è ben fatto, invitante, soprattutto per chi ama quella rosa tipica del ruchè che qui si trova espressa alla massima potenza accompagnata dall'anice stellato.
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La Valle d'Ossola è un territorio di confine, dove il Piemonte sconfina in territorio svizzero. Terra circondata dalle montagne, dalla storia millenaria con i suoi cammini verso l'Europa e le soste nei monasteri che rappresentavano un approdo sicuro tra i boschi. Una storia che non poteva non lasciare un riflesso, nel carattere un po' chiuso, quasi schivo, degli Ossolani che va di pari passo con la loro capacità di fare grandi cose. L'assaggio del Prunent, glorioso e storico nebbiolo del nord, di Villa Mercante, realtà talentuosa e sfuggente, tramuta questa osservazione in certezza. Il Valli Ossolane Nebbiolo Prunent 2018 ha il carattere del Barolo, nella sua capacità di permettere a questo vitigno di esprimere la sua finezza, di evocare nel corredo di erbe aromatiche e spezie una trama che lo rende immediatamente riconoscibile. E qui c'è tutto: i piccoli frutti, la viola, il chinotto candito e un fondo balsamico che ritroviamo a lungo nel retrogusto, che conclude un sorso dove l'equilibrio è massimo e il tannino si fa seta. La convinzione che stiamo maturando è che questo sia il migliore Prunent oggi in Ossola. Altrettanto interessante anche il Vino Rosso Matteo, che nasce dall'unione di nebbiolo e barbera: al naso predilige i profumi più dolci, una speziatura quasi di cannella e in bocca il sorso si fa più consistente, da mordere, con il tannino accompagnato dall'acidità della barbera.
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Non ha bisogno di presentazioni questa cantina che rappresenta uno dei nomi storici del vino piemontese. Questa volta assaggiamo parte della sua produzione in terra di Langa. Il Barbaresco Reyna 2019 è semplicemente straordinario. Il naso è quello di un grande Barbaresco, con la viola, la liquirizia leggera e una base balsamica che ritroviamo in bocca, esaltata da un tannino fine, diffuso. Il Barolo Tortoniano 2018 ha una grandezza non ancora del tutto compiuta. Unghia mattone come da accademia, al naso ci sono il caffè e il cioccolato che lasciano poi spazio a quel mix di spezie che evoca il vermut e che contraddistingue i grandi Barolo. In bocca è più concentrato, c'è la giusta acidità, il tannino ma senza quella finezza che abbiamo trovato nel Barbaresco.
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Cavalchina rappresenta da sempre un punto di riferimento in terra di Custoza e Bardolino. Anche in questa tornata di assaggi non si smentiscono a partire dal grandioso Custoza Superiore Amedeo 2021: dal colore paglierino brillante, ha naso intenso, potente potremmo dire, con la poesia del fiore di zagara e la spada degli idrocarburi e del gesso. Una mineralità che ritroviamo anche in bocca dove l'acidità è viva, diffusa, in un sorso ampio, corposo, con la chiusura netta, secca. Uno dei migliori bianchi assaggiati negli ultimi mesi. Il Bardolino Superiore Santa Lucia 2021 si dimostra un altro ottimo assaggio, senza raggiungere però i vertici del bianco: ha naso decisamente fruttato, note dolci e finale speziato che ritroviamo amplificato in un retrogusto di caramellina alla rosa, molto piacevole.
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Cantina tra i numeri uno della Campania, che può vantare la consulenza dell'enologo Riccardo Cotarella, non si smentisce neppure questa volta con una Falanghina che ci ha conquistato. La Falanghina Janare 2021 è splendida fin dal colore brillante che tende all'oro. Al naso c'è la banana, la caramella, il miele di agrumi mentre in bocca è ampia, con finale amarognolo e un lungo retrogusto di cedro che lascia il palato fresco, pulito.
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Quando pensiamo a una struttura enoturistica abbiamo in mente un casale come questo. La situazione di accoglienza si gioca tra la grande villa padronale, gli appartamenti ricavati dalle otto case contadine del piccolo borgo rurale e l'agriturismo con le piscine. Qui si può soggiornare, ma anche godere di un'offerta di esperienze che comprendono oltre alla classica degustazione, l'abbinamento cibo e vino in un pasto completo, la lezione di cucina toscana, il wine tour tra i vigneti. Oltre a questo, però, merita soffermarsi sulla proposta dei vini che – non potrebbe essere altrimenti – è dedicata in toto al Chianti Classico. L'entry level, il Chianti Classico 2020, come spesso accade è tutt'altro che un vino di pronto consumo. Ha naso floreale e di frutta caramellata, con una speziatura di chiodi di garofano. In bocca ha buona acidità e un tannino ancora verde che merita un po' più di tempo. Il Chianti Classico Riserva Drugo 2019 ha naso complesso, balsamico, amaricante a fronte di un sorso che però non colma le ottime aspettative. Il Chianti Classico Riserva Gran Selezione 2018 è il top della cantina e conferma le attese. Il naso è eleganza e complessità: c'è il cioccolato fondente ma anche la parte selvatica del sangiovese, di pelliccia e sottobosco, in bocca il tannino è potente, difficile da domare, capace di promettere un'evoluzione di là da venire.
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Una azienda di dimensioni ragguardevoli che può contare sul nome e sugli investimenti della famiglia Farchioni che anche nel mondo del vino può dire la sua. Lo dimostra l'assaggio del Montefalco Sagrantino Exubera 2016, un esempio di Sagrantino portato alla sua massima espressione. Nel bicchiere è inchiostro, con un colore quasi impenetrabile. Il naso è ricco, espressivo: c'è tanta frutta, ci sono le erbe aromatiche, la liquirizia e un accenno di orto - peperone - che si ripresenterà nel retrogusto. In bocca è caldo, di corpo, con una balsamicità che evolve nel piccante. Un grande assaggio.
Tra gli altri assaggi segnaliamo anche il Colli Tortonesi Timorasso Fogliata 2019, prodotto dall’azienda agricola Colonna di Casalnoceto, che ha naso intrigante con profumi che rincorrono le essenze floreali e una parte di mela cotta, che rivela un vino giunto alla maturità, confermata anche all'assaggio.
Il Langhe Chardonnay 2019 di Damilano è un vino dal carattere internazionale, dove il lavoro di haute couture si percepisce fin dal colore oro brillante. Al naso la trama di frutta e speziatura di vaniglia è ben intrecciata a consegnare un sorso importante anche se lontano dai nostri canoni di riferimento.