Già due sessioni di degustazione, nei nostri uffici di Alessandria, per testare i vini che avranno un posto di onore sulle nostre guide, a iniziare dalla prima della serie che sarà IlGolosario WineTour 2025. Ed ecco cosa abbiamo provato per voi.
AlpeRegis è il marchio di Rotari dedicato ai millesimati. Si tratta quindi di una selezione di Trentodoc che vogliono rappresentare l’apice della produzione spumantiera della cantina di Mezzocorona. Gli assaggi che abbiamo compiuto tratteggiano una produzione che ha proprio queste caratteristiche di ricercatezza.
L’AlpeRegis TrentoDoc Metodo Classico Rosé Millesimato 2018 si presenta in un bel colore rosa brillante con riflessi aranciati. Il naso è fine, fruttato, con mirtilli e liquirizia. La bolla è ricca e il sorso si mostra equilibrato, a partire dall’acidità. Ancora meglio l’AlpeRegis TrentoDoc Metodo Classico Extra Brut Millesimato 2017: di colore oro, ha naso ricco, pieno di frutta tropicale, con un’anima minerale e speziato. Alla ricchezza olfattiva, corrisponde una bella eleganza in bocca: è fine, equilibrato con un finale sapido. Una sicurezza!!!
Si tratta della cantina leader nell’area dei Colli di Luni con una produzione varia abbinata a una proposta di accoglienza che accosta la conservazione della memoria attraverso le installazioni di un museo del vino che è anche storytelling dei Colli di Luni.
Tra gli ultimi assaggi il Colli di Luni Vermentino “Cavagino” 2023 è risultato di sicuro uno dei prodotti più sorprendenti: di colore oro, al naso c’è l’arancia candita, dolce, accompagnata da sambuco e rosa. Il sorso è minerale, di giusta acidità, lungo, con la piacevolezza della rosa che si prolunga per via retrolfattiva. Il Vino Bianco “PadreFiglio” è invece frutto di uno speciale progetto di Diego Bosoni, figlio di Paolo che ha reso grande questa cantina. Agronomo e appassionato, ha voluto dare spazio alla sua personale visione con un macerato da un’unica vigna. Il risultato è un vino che appare ben fatto, con naso complesso che ha note di foglia bagnata e chinotto. In bocca è un macerato, quindi la nota tannica spiccata appare in un sorso dove comunque non manca l’equilibrio. Il Colli di Luni Rosso Riserva “Niccolò V” 2019 rappresenta l’apice della produzione in rosso. È un vino che vuole inserirsi nel percorso dei grandi rossi che conduce fino a Bolgheri. Da uve sangiovese, merlot e pollera nera (un vitigno autoctono prevalentemente presente nella Lunigiana), si presenta di un bel colore rubino; al naso è pieno, intenso, con la polpa di frutta che accompagna il mallo di noce e le note vegetali, di peperone. In bocca è lungo, tannico, con una speziatura che si prolunga sul finale. Però non possiamo tacere che prima di Natale, in ufficio abbiamo brindato con lo spettacolare metodo classico della maison, da uve albarola e vermentino, che resta un campione di freschezza e di finezza.
A Luca Ferraris spetta il grande merito di aver avuto una visione moderna del Ruchè, di aver creduto profondamente nelle potenzialità di questo vino e di averlo traghettato nella modernità, anche attraverso la puntellatura, sul territorio di spazi per vivere appieno un enoturismo contemporaneo. Infatti questo eterno ragazzo ha saputo negli ultimi anni portare la stessa ventata di novità anche nell’accoglienza in cantina e nella scommessa su un vitigno come il viognier che in Monferrato sta dando grandi risultati.
Partiamo però dall’ultima nata, una linea di spumantistica a cui ormai (quasi) nessuna cantina può rinunciare. Ferraris punta decisamente sul pinot nero nel marchio Tenuta Santa Chiara. Decisamente gradevole il Blanc De Noir 24 mesi che al naso si esprime con note di pera e viola, leggermente polveroso. In bocca la bolla è mediamente fine e accompagna un sorso equilibrato nonostante la nota amaricante. Da rivedere l’Alta Langa Brut 2021 che al naso lascia esplodere la freschezza delle note citrine che preannunciano un sorso ricco, esuberante ma con un’acidità fin troppo pronunciata. Il Rosè De Noir ha color buccia di cipolla, naso fine, fruttato, con piccoli frutti, ribes, e una certa mineralità che emerge già al naso. In bocca la bolla è piena, consistente. La stoffa della cantina però si percepisce meglio nelle due etichette di Viognier. Il Piemonte Viognier “Sensazioni” 2024 seppur giovanissimo (forse troppo?) mostra le potenzialità di questo vitigno: ha naso intenso molto fruttato (mango) e floreale, in bocca ha una bella acidità un sorso già composto fresco, vibrante. Però sarà il Piemonte Viognier “Bisou” 2021 a esprimersi appieno: il colore tende all’oro, in bocca il naso è profondo, le erbe aromatiche spiccano insieme all’ortica. In bocca è un vino pieno, equilibrato, rotondo, con una freschezza che si prolunga per via retrolfattiva.
Chiudiamo sulle prime colline del Monferrato in questa bella azienda agricola dove vi consigliamo di recarvi personalmente per godere della cucina di Donatella, cuoca sopraffina e moglie di Mario che, dopo trent’anni di lavoro nel settore metalmeccanico, ha deciso di abbracciare il mondo del vino. I vini sono il risultato dell’incontro con l’enologo Donato Lanati e il lavoro fatto si sente soprattutto nell’assaggio del Monferrato Rosso Madò 2022 da uve barbera e una minima percentuale di nebbiolo. Di color porpora, ha naso di mandorla e ciliegia. In bocca raggiunge l’apice: è piena fresca con un sorso vellutato che esprime finezza. Interessante il Piemonte Albarossa “Passion” 2022: di colore più fitto, quasi violaceo, al naso la frutta si accompagna alla nota fumé. In bocca è un vino pieno, intenso, caldo. Un’interpretazione importante dell’albarossa.
Bersano rappresenta la storia della Barbera e del Nizza, ma è anche una cantina che è stata capace, in oltre un secolo di storia, di raccogliere il meglio del Piemonte. Della sua sterminata produzione, abbiamo assaggiato tre etichette particolarmente significative. Partiamo dal Ruchè di Castagnole Monferrato “San Pietro Realto” 2023 che ci appare fin da subito come un’interpretazione molto originale di questo vino. La potenza aromatica infatti lascia spazio a una parte più balsamica, i petali di rosa quindi cedono il passo all’incenso. In bocca a sua volta è un vino che non vuole esaltare la parte dolce, ma guarda alla moderazione e all’equilibrio con la giusta acidità e il tannino moderato. Ci è piaciuto molto e finalmente possiamo rendere omaggio al coraggio di questa cantina che ha investito, in tempi non sospetti, in questo vitigno suadente che ha segnato un successo. Il Nizza Riserva “Generala” 2019 è il vino ammiraglio della cantina. Una Barbera sontuosa e originale al tempo stesso che rinuncia ad ammaliare, per cercare l’anima più contadina. Ecco perché la viola diventa macerata, la mandorla si affianca alla nocciola e a una nota di tostatura, e poi c’è la foglia bagnata, il sottobosco. In bocca dà il meglio: è pieno, di grande intensità, pregnante. Il Barolo “Badarina” 2017 è granata con unghia che tende all’aranciato, come da manuale. Al naso è fruttato, con una nota di rabarbaro che evoca la speziatura dei migliori Barolo. In bocca è tannico, acido, fresco, più immediato, pronto di altri. Un Barolo che invita alla beva, piacevole, senza però l’allure e la capacità di lasciare il segno di altri campioni.
La loro storia è quella della passione di un padre Alessandro e della figlia Giulia per il vino. La volontà di affiancare alle professioni svolte (cardiologo) quella di viticoltore oppure, nel caso di Giulia, formarsi come enologa. Nella loro storia c’è poi l’incontro con Luca D’Attoma e la scelta di sperimentare sulle vinificazioni e puntare su una viticoltura sempre più rispettosa del territorio. Il risultato si percepisce anzitutto nel bel Costa Toscana Rosato “L’Isola Che Non C’è” 2023, un aleatico affinato in ceramica che esprime tutte le potenzialità di questo straordinario vitigno. Di colore rubino brillante, al naso c’è la fragola accompagnata da una fresca nota balsamica. Una piacevole sensazione che ritroviamo intatta anche in bocca dove il vino risulta equilibrato, di giusta acidità, con un sorso carezzevole. Interessanti anche le altre due referenze assaggiare, il Bolgheri Rosso “Guado delle Casaline” 2023 che punta sulla bevibilità grazie a un sorso non eccessivamente strutturato a fronte però di un naso complesso e il Costa Toscana Aleatico Passito “Rezeno” 2023 che ci ricorda come questo vitigno sappia esprimersi con successo anche nella vinificazione passita con un calice dove l’uvetta è protagonista al naso come in bocca. Bravi!!!
Non ha bisogno di presentazioni l’azienda Velenosi, considerata un punto di riferimento per le Marche. Tra le numerose etichette prodotte, abbiamo assaggiato il Metodo Classico Brut Rosè Millesimato “The Rose” 2018, ben fatto, con una postura internazionale ma non ancora capace di lasciare il segno come altre etichette dell’azienda. Pensiamo ad esempio ai grandi rossi. Il nostro Top Hundred del lontano 2002, prima edizione, fu il Rosso Piceno Superiore “Roggio del Filare” blend di uve montepulciano e sangiovese che, riassaggiato nell’annata 2021 (la prima che ci colpì fu il 1999), si è dimostrato di nuovo grande, grandissimo, capace di gareggiare fra i Top dei Top. Di colore rubino fitto, ha naso profondo con profumi che spaziano dal cioccolato e menta al tabacco e al cuoio. In bocca è pieno, intenso, avvolgente, con una liquirizia che permane nel retrogusto. A contendersi la palma di miglior assaggio (della cantina e probabilmente anche dell’intera degustazione) è poi l’Offida Rosso “Ludi” 2020 da uve montepulciano, cabernet sauvignon, merlot. Di colore rubino con unghia violacea, ha naso profondo complesso con note vegetali e liquirizia. In bocca è pieno, altrettanto complesso con una freschezza che resta a lungo nel retrogusto.
Cantina di riferimento nel mondo del vino calabrese, Librandi oggi ne rappresenta più di tutti la cotè internazionale, la visione che travalica i confini dell’Europa e che punta a un mercato dove essere comprensibile a tutti. I rossi assaggiati sono due begli esempi di questa visione. Il Calabria Rosso “Gravello” 2022 da uve gaglioppo e cabernet sauvignon, è un vino invitante da tutti i punti di osservazione. Il naso è fresco, con la fragola e gli agrumi della costa calabrese. In bocca è equilibrato, con un’acidità spiccata. Un vino da bere, diretto. Più mediato, ragionato, il Calabria Rosso “Megonio” 2022, da uve magliocco in purezza. Il colore è più fitto, vivo, con un’unghia che vira al viola. Al naso la frutta si accosta a una nota fumé, mentre in bocca rimane la freschezza del primo, con un’acidità più pungente che merita un surplus di attesa.