Vasocottura mon amour, la cucina sociale di Massimo Bottura

26.04.2016

Quando il piatto d’autore finisce in vasetto. Si chiamano jarit, sono la tendenza del momento e sempre più spesso vedono piatti a firma di grandi chef finire su scatolette di varie forme, sfruttando la tecnica della vasocottura, lanciata quest’anno a Golosaria Milano da Alessio Bottin. O come Matteo Pisciotta, che al ristorante Luce di Villa Panza a Varese ha avviato un vero e proprio team dove ogni cuoco mette le sue idee in un barattolo. Ma gli esempi si sprecano; dalla lasagna e spinaci, con ragù di faraona e fonduta di parmigiano di Katia Maccari ai ravioli di magro con pomodoro siciliano e basilico di Lorenzo Secondi, al riso basmati con verdure, gamberi, salsa curry, banane e mandorle di Claudio Sadler. (Il Giornale) Senza dimenticare, appunto, Alessio Bottin, che dopo Golosaria Milano farà conoscere le sue creazioni “in vaso” anche i prossimi 4 e 5 giugno a Bassano del Grappa, in occasione della prima edizione di Golosaria in Veneto. @ “All’Expo ho riflettuto sul tema ‘Nutrire il Pianeta’. Serve più responsabilità, quindi usare gli scarti e i cibi in scadenza è la base di questo messaggio”. Parola di Massimo Bottura, che su QN racconta a Mauro Bassini la sua ultima sfida: trasformare la cucina in gesto sociale. @ Ma sociale è anche il progetto della cooperativa Company, che al carcere di San Michele (Alessandria) permette a più di 300 detenuti di dedicarsi a una fattoria ecologica estesa su 18mila metri di terreno. Un progetto che, oltre ai 350 alberi da frutta e all’orto con le verdure, ha permesso ai carcerati di prendersi cura di un ettaro di terreno seminato a camomilla, diventando i maggiori coltivatori in Italia. “Il primo raccolto è atteso a maggio - ha commentato il presidente della cooperativa Renzo Sacco - ora vorremmo avviare l’autoproduzione con i nostri semi e arrivare a produrne 2 ettari qui a San Michele”. (La Stampa) @ Orlando Pecchenino è il nuovo presidente del Consorzio di tutela del Barolo Barbaresco. Il viticoltore 54enne di Dogliani (CN) succede a Pietro Ratti, di cui è stato per tre anni vicepresidente insieme con Aldo Vacca, direttore della “Produttori barbaresco”. (Repubblica) @ Addio ad Alberto Folonari, il banchiere e signore del vino mancato a 79 anni dopo una lunga malattia. Sul Corriere della Sera il ricordo di Luciano Ferraro.

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