Spumanti: classici e outsider
A Mezzocorona, Rotari è una cantina che concilia numeri elevati ed etichette di buona qualità. L'Extrabrut Millesimato 2016 “AlpeRegis”, chardonnay in purezza, ne è un esempio lampante. Le sue bollicine sono fini, mentre il naso è un gioco di eleganze floreali e note più verdi, che ritornano in un sorso cremoso e decisamente minerale.
Ci ha convinti meno, pur rimanendo corretto, il
Rosè Millesimato 2017 “AlpeRegis” (pinot nero e chardonnay), le cui note di caramelline al lampone e alla ciliegia sono adombrate da una spinta alcolica che inficia l’equilibrio.
Di
Giorgi, cantina simbolo dell’Oltrepò Pavese – e già nostra Top Hundred con l'Oltrepò Pavese Gran Cuvée Storica Metodo Classico 'Giorgi 1870' – abbiamo assaggiato lo spumante
Brut Metodo Classico “Fusion”, uvaggio di pinot nero (85%) e chardonnay, invitante fin dal colore giallo paglierino tendente all'oro. E poi per un bouquet che richiama la frutta fresca (albicocca) con delicate note citriche e una speziatura (vaniglia) sul finale. All'assaggio, piace per la sua franchezza e freschezza.
Dici
Chiarli, pensi al Lambrusco, vino simbolo di questa famiglia di produttori giunta alla quinta generazione. Dalle migliori uve delle proprie tenute nascono tuttavia anche i
Metodo Classico Quintopasso.
Tra questi, abbiamo apprezzato soprattutto il
Metodo Classico Brut “Cuvée Paradiso”, che vede la presenza di chardonnay (80%) e sorbara. La frutta matura tende all'esotico quanto alla buccia del caco, mentre in bocca è particolarmente dinamico, con un'acidità quasi allappante. Caratteristico, da provare in accompagnamento ai piatti generosi della tradizione emiliana.
È 100% sorbara il
Rosé brut Metodo Classico Millesimato 2017 che accentua l'imprinting affilato dell'acidità, affiancato da una mineralità vibrante. Fin troppo, anche se non dispiace il finale speziato. Il
Lambrusco di Sorbara Brut Metodo Classico “Maestro” esprime al naso un ventaglio di frutti di bosco (ribes, fragola). Aromi che ritornano in bocca, accompagnati da una nota di ginger che risulta amaricante.
Diego Morra - Verduno (Cn)
Ecco un Verduno Pelaverga che fa innamorare di questa denominazione, al cui vertice, nella nostra storia di assaggi mettiamo ancora questo campione che fu Top Hundred nel 2019. È quello prodotto da Diego Morra, un riconoscimento che l'annata 2022 conferma appieno, con una pregnanza di profumi che abbina al frutto (rosso) una spolverata di pepe generosa ma elegante. L'assaggio è coerente, per un sorso rotondo, complesso e al tempo stesso minerale. Per noi, lo ripetiamo convinti il miglior Pelaverga in circolazione.
Assai convincente anche il Barolo San Lorenzo di Verduno 2019. Giovane, senz'altro nei suoi tannini ancora croccanti, ma le premesse ci sono tutte: al naso ecco la viola ampia che si confonde con la rosa, la radice di liquirizia, il macis. In bocca, detto dei tannini, ha struttura e freschezza, e un afflato balsamico di grande piacevolezza.
Questa della famiglia Morra è anche una delle nostre mete preferite per un’esperienza a tutto tondo di wine tour, che ci ha dato – dai report dei lettori che abbiamo ricevuto – grandi soddisfazioni.
Valtriversa - Cantarana (At)
Prende il nome dell'omonima valle astigiana, questa cantina dalla storia recente, avviata da Gianpiero Gerbi e altri amici con l'obiettivo di dare nuova linfa alla viticoltura locale. Con scelte anche originali, come dimostra il primo vino prodotto. Intanto perché è un bianco, in una terra vocata perlopiù ai rossi. E poi per il vitigno scelto: non un autoctono, ma lo spagnolo verdejo. Il risultato? Il Clandestino 2022 è un vino molto particolare, ricco di note citriche al naso, accompagnate da una pietra focaia clamorosa. Ma c'è anche la foglia di peperone, che torna all'assaggio, per un sorso esuberante, spinto sulla freschezza. Ci aveva già colpito l’assaggio che facemmo al ristorante Osteria Tre Case di Serralunga d’Alba.
La
Barbera d’Asti “Maggenga” 2021 ha invece le vestigia della grande, iconica Barbera. I profumi si aprono sul sottobosco, per poi concentrarsi su un bouquet di rose e viole. In bocca, il sorso è elegante, pulito, con un'acidità che esplode solo alla fine, assieme alla sua mineralità. Una Barbera che – e non facile per i nostri gusti – che ci è davvero piaciuta molto.
Ancora Piemonte
In assaggio, altre bottiglie piemontesi.
Partiamo da un nome noto della Barbera, quel Pico Maccario di cui Vitaliano Maccario, il titolare, è anche presidente del Consorzio Barbera d'Asti e Vini del Monferrato. Nessuna Barbera in assaggio, questa volta, ma piuttosto un affondo su Barbaresco e Barolo. Il Barbaresco 2020 ha profumi sottili ma eleganti, ed è quello che ti aspetti da questa tipologia di vino. Tra il Barolo del Comune di Serralunga d’Alba 2019 e il Barolo 2018 ci è piaciuto più quest'ultimo, per la sua franchezza ed eleganza. Un Barolo preciso, didascalico ma non banale.
Assaggio 2019 del
Gavi “Bruno Broglia” di
Broglia, già Top Hundred, ottenuto da vigne vecchie della Tenuta della Meirana, nel comune di Gavi. Giallo paglierino brillante, sintetizza al naso il meglio del suo terroir: frutta elegante, mineralità (accenni di idrocarburi), profondità di sottobosco. In bocca è forse meno espressivo, ma assai piacevole, in un sorso che si allarga, senza adagiarsi.
A distanza di un anno, abbiamo riassaggiato i vini di
Pedemontis di Priocca (Cn), azienda promiscua dove vigne e noccioleti convivono. Il loro
Roero Arneis "Arajs" 2021 è davvero piacevole e invita alla beva; il
Nebbiolo d’Alba “Ruvaj” 2020 ha profumi di cipria e incenso, con accenni di arancia candita e fragolina. In bocca tornano frutta e spezie (cannella, vaniglia).
Tenute Tozzi - Casola Valsenio (Ra)
Lungo la Vena del Gesso Romagnola, a Casola Valsenio, una cantina della nostra predilezione, apprezzata anche a Golosaria Milano nelle edizioni del 2021 e 2022 e Top Hundred con la versione secca Tantalilli dell'Albana. A questo giro abbiamo assaggiato il buonissimo Manzoni Bianco “Memì” 2022: color oro, bel frutto maturo esotico (ananas, pera) poi una sottile speziatura. In bocca la sua componente aromatica è imponente, per un sorso ricco, non troppo elegante, di sicuro caratteristico. Bravi!
Da applausi il
Merlot “Franco” 2021: rosso rubino concentrato, presenta una nota ematica peculiare, che gioca con il frutto e il peperone. Un vino immediato, potente, persistente, con sensazioni di sottobosco e buona mineralità. Franco di nome e di fatto, come il fondatore dell’azienda, Franco Tozzi, simpaticissimo imprenditore.
Azienda Agricola Fonzone - Paternopoli (Av)
Da Paternopoli, un'azienda agricola irpina che si contraddistingue per vini precisi e vibranti (il loro Greco di Tufo è stato Top Hundred lo scorso anno). Ne è prova il Fiano di Avellino 2022, caratterizzato da profumi floreali e agrumati che sconfinano in una speziatura particolare, che ricorda una drogheria mediorientale. Sorso accattivante, fresco ed equilibrato, di ottima persistenza.
Da assaggiare anche l'
Irpinia Campi Taurasini “Mattoda’ Fonzone” 2019, aglianico in purezza, caratterizzato da piccoli frutti rossi (mirtillo) e note calde di cacao e cannella, ma anche da una nota balsamica (eucalipto) che torna anche all'assaggio, quasi mentolato. Miracoli di precisione di un enologo del calibro di Luca D’Attoma.
Velenosi Vini - Ascoli Piceno
Un'azienda simbolo della viticoltura marchigiana, sempre piacevole da (ri)assaggiare. L'Offida Passerina ha naso invitante di caramella alla violetta e frutta gialla, mentre all'assaggio colpisce per il sorso vellutato.
Il
Rosso Piceno "Roggio del Filare" 2020, in passato già Top Hundred, a base di uve montepulciano e sangiovese, appaga al naso con le sue note di mora, ciliegia ed erbe officinali. In bocca il frutto è intenso, ma il lungo affinamento in barrique è ancora troppo evidente.
Altri assaggi
Partiamo dal Veneto, dove la cantina Brintar produce il Veneto Rosso “Lèghen”, un vino immediato, dal naso e l'assaggio carico di frutta rossa e note verdi di foglie di peperone. Discreta l'acidità, interessante la parte balsamica, ma non troppo lungo.
In Basilicata, della
Cantina di Venosa (già Top Hundred con il Terre di Orazio Dry Muscat), abbiamo assaggiato l'
Aglianico del Vulture “Gesualdo da Venosa” 2019, imponente nelle sue noti di caffè, cioccolato e radici di liquirizia, così come nelle tostature che sottintendono un uso (sapiente) del legno.
Finiamo in Puglia, dove la famiglia
Tinazzi – che si divide tra Salento e Verona – produce a
marchio Feudo Croce il piacevole
Salento Negroamaro ”Megale” 2020, soprattutto per le sue note di marasca che incontrano la cannella e per il sorso rotondo e dalla pronta beva.
A marchio
Cantina San Giorgio, invece, non male il
Salento Malvasia Nera “Tiranno” 2019 potente ma anche complesso, mentre il
Primitivo di Manduria “Diodoro” 2019 ha note di mandorla, quasi sandalo.
E questo è tutto per questa prima settimana dell’anno, ma già con la prossima, troverete altre cantine e altri vini che hanno passato il primo step di gradimento dei nostri assaggiatori.