Continuano gli assaggi in vista dei vini Top Hundred 2024. E questa volta la qualità dei vini assaggiati ha lasciato nel taccuino una coda di cinque asterischi (il massimo dei voti) che raramente abbiamo riscontrato. Merito di alcune cantine del nostro cuore, la cui qualità si conferma a ogni assaggio. E di scoperte nel segno dell'autenticità.
(https://www.ilgolosario.it/it/tua-rita-sd01504)
Cominciamo dunque dagli assaggi che più ci hanno colpito: un poker di bottiglie che ci ha fatto letteralmente sobbalzare dalla sedia, tutte da cinque asterischi. Conosciamo bene questa cantina, fondata a Suvereto (LI) nel 1984 dall'imprenditrice Rita Tua e il marito Virgilio Bisti, che vede la consulenza del fuoriclasse degli enologi Luca D'Attoma.
Siamo partiti dal Rosso Toscana 2019 “Giusto di Notri”, già nostro Top Hundred, blend di cabernet sauvignon, merlot e cabernet franc. Rosso rubino intenso all'occhio, complesso al naso, ricco di frutta scura matura, spezie dolci e liquirizia, menta e lavanda, foglia di peperone. Nel bicchiere lo ritroviamo caldo e filigranoso, dai tannini pregnanti.
Il Rosso Toscana 2019 “Lodano” (petit verdot e merlot) ci ha colpito per la sua pienezza e assoluta bevibilità. Mora, caffè, cioccolato, sbuffi balsamici e speziati si inseguono nei profumi, mentre in bocca i tannini sono fini ed emerge una sapidità, sul finale lunghissimo, quasi di salamoia (davvero una gran bella sorpresa).
Del Toscana Syrah 2018 “Keir”, che dire? Si tratta del primo esperimento di questa cantina con vinificazione e affinamento in anfora di Tua Rita. Una bottiglia riuscita, che colpisce per la sua vitalità, la freschezza straordinaria e una corrispondenza varietale di franchezza rara. Su una base di frutta scura si aggiungono sentori di caffè, pepe nero, una piacevole nota ematica. Il sorso è intenso e profondo, ancora sapido. Grandioso.
Al pari del Toscana Merlot 2019 “Redigaffi”, il vino più celebre di questa cantina, merlot in purezza dal taglio internazionale. Il taccuino della degustazione recita una sfilza di sentori: frutta rossa, incenso, erbe officinali, polvere di cacao, tabacco, caffè, grafite. Il sorso è tutto quello che ci saremmo aspettati, largo eppure fresco, un velluto dai tannini perfettamente integrati, lunghissimo nel suo finale elegante.
(https://www.ilgolosario.it/it/san-michele-sd01959)
Fa sempre piacere poter sperimentare la stessa bottiglia in una verticale, per comprenderne appieno le potenzialità nell'evoluzione, dando tempo al tempo di fare il suo lavoro. Di questa cantina di Capriano del Colle (BS) conosciamo bene l'intera produzione.
A partire proprio dall'Otten, da uve trebbiano, una parte delle quali colpita dalla muffa nobile, che permette una vendemmia tardiva che regala una grande concentrazione di profumi e una straordinaria longevità, e che al naso stupisce con le sue note floreali e speziate. Ce lo conferma l'assaggio di tre annate: 2021, 2020 e 2015.
Il 2021 è solo una finestra di quel che potrà essere con qualche stagione sulle spalle. Le note aromatiche e officinali sono quelle attese, c'è anche una piacevole parte agrumata, ma manca ancora la completezza che invece abbiamo riscontrato nei successivi campione. Il 2020 è la sua perfetta evoluzione. Il sorso si fa più pieno e più lungo, sorretto da un'acidità che si mescola a una mineralità (idrocarburi) ben più evidente. Il viaggio nel tempo con il 2015 si fa entusiasmante. È tutto più evidente: la frutta esotica, gli idrocarburi, la balsamicità. Ma questa evoluzione non intacca di un centesimo la sua bevibilità. Che gran vino!
(https://www.ilgolosario.it/it/ca-del-bosco-sd01924)
Dici Franciacorta, pensi a questa cantina nata nel 1968 dall’intuizione di Maurizio Zanella. I suoi Metodo Classico – con l'etichetta Annamaria Clementi in testa – sono un'icona. Per noi, nessuna bollicina in assaggio, però, ma un affondo su due vini bianchi fermi dal grande impatto. Il Sebino Chardonnay 2019 "Selva della Tesa” è un'etichetta storica, nata nel 1983, chardonnay in purezza che fa del suo passaggio in botte piccola la sua bandiera. Suadenti i profumi floreali e di agrumi, mentre il bocca il corpo è straordinario, anche se il legno è, per i nostri gusti, troppo protagonista. Ancora Chardonnay nel Curtefranca 2011 "Ca' del Bosco”. A 13 anni dalla vendemmia, il bicchiere ci restituisce note di resina, frutta matura, tostature che ci ricordano i pop corn. In bocca sorprende per un'evoluzione appena accennata, che nasconde la sua carta d'identità. Un vino costruito bene, pensato per un target preciso di wine lover, che nel bicchiere troveranno pieno appagamento.
(https://www.ilgolosario.it/it/masseria-cuturi-sd29289) Azienda storica del territorio di Manduria, una splendida proprietà di 300 ettari, che ha il Primitivo nelle sue radici. Noi però siamo partiti dal Fiano Salento 2022 “Segreto di Bianca”. Fichi, frutta gialla, agrumi, zucchero filato al naso, per un'aromaticità che si conferma anche in bocca (danneggiata, nel nostro caso, da una leggera rifermentazione). Piacevole il Negramaro Salento 2022 “Zacinto”, fin dalle intense note di piccoli frutti rossi (fragola) che esplodono al naso, e poi nel bicchiere immediato e gioioso.
Spazio poi al Primitivo, in tre versioni. Partiamo dalla più pop, il Primitivo Salento 2022 “Tumà”. Macchia mediterranea e mirtilli al naso, sorso fresco e ancora vibrante nei tannini. Corretto. Molto piacevole il Primitivo di Manduria 2021 "Chidro". Qui la frutta rossa è intensa, quasi in confettura, accompagnata da note terziarie di tabacco. Il sorso è rotondo, elegante, fine, con una chiusa quasi dolce, ma coerente. Un vino che ci è piaciuto di più rispetto al Primitivo di Manduria 2020 "Monte Diavoli", che pur rappresenta l'eccellenza di questa cantina. Perché se è vero che il naso è complesso e intenso, con in evidenza la confettura di prugne e un ventaglio di note speziate, il sorso non è ancora perfettamente centrato.
Storica azienda agricola di Strongoli (KR), il cui patrimonio aziendale conta 40 ettari, equamente suddivisi tra la coltivazione della vigna e dell'ulivo. L'attività di trasformazione comprende altri 35 ettari di vigneto dei conferitori, sotto stretta sorveglianza dell’azienda.
Il primo incontro con questa cantina lo abbiamo avuto con il Calabria Bianco Pecorello “Ois” 2022. Ed è stato una sorpresa. Giallo paglierino con riflessi verde, ci ha stupito per l'intensità del fico d'india appena colto e degli agrumi, e poi per un sorso vibrante, minerale, leggermente allappante.
(https://www.ilgolosario.it/it/su-entu-sd26027)
La Marmilla è una sub-regione della Sardegna posta nella zona centro-meridionale della Sardegna. Qui ha sede questa cantina, al centro di un'azienda agricola che si estende per 90 ettari, tra vigneti, uliveti e un orto. Del Vermentino di Sardegna “Su’ Imari” abbiamo assaggiato la giovanissima annata 2023. Di questa gioventù racconta la frutta spinta, quasi una caramella alla banana al naso, e poi un sorso filigranoso, di buona sapidità, ancora in divenire. Il Marmilla 2022 “Su’Aro”, blend di vitigni autoctoni, convince per il naso verde che spinge sulle erbe aromatiche (mirto, salvia). All'assaggio è piacevole, di buona freschezza, un filo corto. Con il Vermentino Superiore Cagliari 2022 “Su’Orma” il livello cresce ancora, grazie alla piacevolezza delle erbe officinali, l'opulenza dei frutti gialli maturi e poi un sorso strutturato, pieno, minerale. L'Isola dei Nuraghi Bovale Rosato 2023 “Nina” è un rosè rosa brillante, dominato al naso da un'esplosiva caramellina alla fragole, poi sentori agrumati di pompelmo. Il sorso è fresco, scomposto da una leggera rifermentazione. Il Marmilla Bovale 2022 “Su’diTerra” è un'interpretazione ghiotta e piaciona di questo vitigno autoctono. Naso intenso di ciliegie e more selvatiche, ma anche balsamico di macchia mediterranea. Sensazioni che ritornano nei profumi del Marmilla Bovale 2021 “Su’Nico” e che si delineano con più nettezza nel mirto e nel rosmarino. In bocca, è migliore del precedente, pieno, quasi carnoso, di buona persistenza. Infine, abbiamo assaggiato il Cannonau di Sardegna 2022 “Su’ Anima”, caratterizzato dalla mora intensa e sentori di resina dolce. In bocca c'è freschezza e bevibilità, ma anche una rotondità che, seppur corretta, toglie complessità al sorso.
In questa generosa tornata di assaggi, poco Piemonte, solo tre bottiglie, ma davvero significative. A cominciare dal Barolo 2018 “Buon Padre” di Viberti (https://www.ilgolosario.it/it/osvaldo-viberti-sd00827). Naso intenso e complesso, da Barolo di razza: marasca sotto spirito, viola, speziatura fine. In bocca è velluto, elegante, dai tannini setosi, anche minerale. Bellissimo bicchiere.
Della Cooperativa Vitivinicola Cellatica Gussago, ecco il Cellatica Superiore 2020. Un vino che invita alla beva fin dalla piacevolezza dei profumi, intensi, e poi di struttura in bocca, ancora piacevole. Se dovessimo pensare a un abbinamento col cibo, non potrebbe che essere lo spiedo bresciano.