Pensare di fare un viaggio in auto a Barcellona non è fuori portata. Più o meno come andare nel Salento, se il punto di partenza è Milano. Noi ce la siamo presa comoda: una bella mattina di dicembre, il 22 per l’esattezza, destinazione Gordes in Provenza. La meta ce l’ha suggerita la presenza di un’abbazia importante, quella di Sénancole, circondata dai campi di lavanda, che i monaci stessi coltivano. Quindi uscita a Cavalion dove fra l’altro c’è il museo dedicato alla lavanda, esattamente a Coustellet: molto interessante. Avignone, per intenderci, dista a 30 minuti.
Prima tappa: l'abbazia di Sénancole
Ma la nostra direzione è
Les Imberts, una frazione di Gordes dove abbiamo trovato rifugio nell’accogliente hotel
Mas de la Sènancole (tel. 0400767655), un tre stelle con piscina, giardino, belle camere e anche il ristorante l’
Estellan (tel. 0490720490) che ci ha servito un ottimo foie gras e anche un’anatra con ceci e purea di zucca di ottima soddisfazione. Il centro di Gordes è in alto, dominato da un castello che guarda una grande valle. Una meta turistica: lo si capisce dall’eleganza delle strade, dagli hotel di ogni ordine e grado e dai localini (tutti chiusi, tranne una pizzeria in piazza, davanti al castello, dove di sottofondo ci sono le canzoni di Albano e Romina e di Celentano).
Ma la meta delle mete è l’Abbazia che sta proprio di sotto il paese. Una costruzione clamorosa, che in questo momento vede il restauro dell’antica chiesa. C’è da perderci un’intero giorno, ma conviene prenotare le visite via internet, secondo gli orari prestabiliti. Durante il viaggio, per la cronaca, siamo incappati in due o tre presidi dei gillet gialli che invocavano la fuoriuscita di Macron.
Seconda tappa: il quartiere del Born, a Barcellona
Seconda tappa, il giorno dopo a
Barcellona, nel quartiere del
Born, ovvero la città antica, fondata dai marinai, che nel 1300 eressero la cattedrale di
Santa Maria del Mar, bellissima. In questo quartiere c’è anche il museo dedicato a
Picasso, e a pochi passi due altri esempi di gotico come la
Catedral Generalitat e
Santa Maria del Pi. E qui c’è davvero un concentrato di attrattive, mentre per ammirare la
Sagrada Familia (ne vale la pena) bisogna prendere un taxi e andare in quello che era un quartiere povero della città dove
Gaudì volle creare questa clamorosa costruzione ispirata alla natura e alla storia della chiesa.
Quello che colpisce, sia della Sagrada e sia di Santa Maria del Mar, è tuttavia il genio che ha concepito un’opera architettonica, nel secondo caso, che nel tempo ha retto a terremoti, incendi, bombardamenti. La Sagrada è invece un segno di fede efficace e contemporaneo, che non lascia indifferenti, per la sua disarmante semplicità (ed anche per la ragionevolezza di certe situazioni artistiche). Dal Born, non è neppure lontana la rambla, mentre il porto è proprio a due passi.
Ultima visita meritevole sarà il villaggio del Poble Espanyol de Montjuic, creato ai tempi dell’Expo, nel 1929, che si svolse proprio in questa zona. Siamo nei pressi del Museo National, del Teatro Greco e della Fiera Internazionale. Dal Born conviene prendere il taxi. Il bello di questo villaggio è la ricostruzione di tutte le aree della Spagna, con le case tipiche, i costumi, i negozi di artigianato. Filmati raccontano poi le feste più importanti del Paese, ma anche le attrattive turistiche. Divertente ed efficace.
Barcellona: le nostre soste golose
E veniamo ai locali. In questo viaggio non abbiamo cercato le stelle (dopo la delusione dello scorso anno), ma qualcosa che rappresentasse il nuovo insieme all’antico. La prima tappa, in fatto di nuovo è stato un locale nel cuore del Born, dove c’è una “rambleta” che collega Santa Maria del Mar a un palazzo storico.
Siamo in via del Rec 67, dove il Farola è stato aperto da qualche mese da un giovane imprenditore italiano, Marco, che arriva dal lago di Como. E con lui c’è una squadra davvero affiatata di amici che animano quello che è un cocktail bar di livello internazionale: elegante, caldo, con musica dal vivo e un dehor sulla via. Un luogo in cui ci sente a casa, con tanti oggetti appesi alle pareti, e persino la foto di Angelo Zola, il padre del bere miscelato (e mi ha fatto piacere notare questo rispetto).
Un locale pieno di giovani (sia quelli che servono, intorno ai trent'anni, sia quelli che vivono momenti di relax assaggiando cocktail internazionali o d’autore). Marco ha poi una passione tutta sua per gli amari italiani e a sorpresa si scopre che tra le bottiglie c’è il Toccasana Negro prodotto in Piemonte, oltre al Braulio. Si stuzzicano tre tipi di tapas: un pane molto buono, croccante, che avvolge salmone, oppure porchetta o gorgonzola. Ci sono stato all’arrivo e poi la sera della vigilia di Natale, fumando un antico toscano ai tavoli dehor, mentre una buona musica trapelava dal locale, con le vetrate alte, le colonne di fuori, la cornice in black. Punto di riferimento sicuro se arrivate al Born (non c’è telefono, tanto non si sentirebbe squillare). Almeno così è stato per me, visto che Marco e si suoi amici mi hanno introdotto in una serie di locali che non avrei mai scoperto.
Il primo che vi voglio raccontare sta proprio di fianco alla cattedrale del Mar ed ha una cucina di origini catalane e asturiane. Si chiama
El Chigre (tel. 937826330 – contrada dels Sombreres, 7) e si definisce gastrobar. Un locale informale, dove tuttavia risiede una saggezza antica, soprattutto in quella zuppa asturiana, la
Fabada Asturiana, piena di sapori. Anche il polpo qui è cucinato con sapori speciali, mentre il bacalao è imperdibile. Da provare le bombette piccanti, di carne o di polpo, le olive con le acciughe. Si definiscono
Vermuteria e
sidreria, ma qualche bottiglia di vino buono (poche per la verità) ce l’hanno. Sono collegati a Slow Food, e il loro vermut è decisamente gradevole. Ci tornerei.
Al terzo posto, dopo Farola ed El Chigre, vi consiglio di andare in un altro locale informale, sempre in zona Born, ma più verso il mare. Si chiama
Perikete (C/Llauder, 6 – tel. 930242229) e fa parte del “
gruporeini”. Lo gestisce un italiano e il motivo di questa visita sta nella selezione davvero competente di vini, tutti spagnoli. L’invito sarà il loro vino a bicchiere, un Verdejo, ma anche un Rioja e un Ribera molto buoni. Il soffitto è costellato di jamon; si mangia sui trespoli con tavolini minuscoli e la filosofia è quella della tapas. Il locale è praticamente all’aperto, ma quel 25 dicembre non abbiamo patito il freddo. Ottima la ventresca di bonito, il polpo gallega, la tortillas di patate e ovviamente un assaggio generoso di Jamon Seron Reserva. Il menu offre una trentina di soluzioni. Wow!
Al quarto posto un localino di tapas stuzzicanti:
Ziryab (C/GrunYi, 5 – tel. 932681774). Una bella sequenza di degustazioni (prendete la butifarra catalana) e una scelta di vini accettabile. Più elegante, con un’accoglienza italiana è stato poi
Cecconi's (Passeig Colom 20 tel. 933204600). Ma qui i prezzi sono più alti ed anche il locale ha un alure di lusso, con una cucina a vista, dove si griglia e si organizza il brunch dei giorni di festa. Per noi calamari, burrata, puntarelle con alici, un piatto di spaghetti con astice, le uova alla benedettina, la porchetta. Si sta bene, il personale è gentile e accogliente.
Una sosta tuttavia ci è mancata, ma la segnaliamo per la prossima nostra visita: il
Monvinic di carrer de la Diputació, 249 (tel. 34932726187). Me l’hanno consigliato gli amici di Farola, per la selezione di vini a bicchiere, mentre mi ha molto colpito una boutique del gusto, che è offre anche assaggi al tavolo ed ha un’enoteca fornitissima:
Vila Viniteca (Carrer Dels Agullers, 7 – tel. 34 902 32 77 77). Hanno la torta di nocciole di Enrico Crippa, ed è stato curioso leggere i prezzi di tre vini italiani: Langhe Sori Tildin 2009 di Gaja: 515 euro; Barbaresco Asili 2013 di Ceretto: 144 euro; Sassicaia 2014 Tenuta San Guido: 175 euro.
Il nostro viaggio in Spagna finisce qui. La sosta al ritorno è stata a Saint Tropez. Per chiudere con una ragguardevole bouillabaisse da Le Girelier (tel. 0494970387).
Considerazioni finali. Mi ha colpito la vivacità di Barcellona, dopo il primo viaggio di 12 anni fa. Mi ha colpito trovare sempre dei giovani dietro ai locali citati, con un’attenzione ai vini spagnoli che finalmente è stata sdoganata (anche se non tifano moltissimo per i Cava e per l’olio patrio). L’apporto dei tanti italiani che hanno scelto questa meta sta poi diventando decisamente importante e in alcuni casi, come i locali gestiti da Marco del Farola (ne ha altri due più informali sulla piccola rambla) hanno condotto ad una riqualificazione del quartiere stesso. E questa è una storia molto italiana, dove il gusto viaggia con la bellezza, anche del design. Se questa è la strada, merita fare un viaggio. Ma se già siete in viaggio, fermatevi!
Buen año o meglio, in catalano, Bon Any!