Scrive Marco Gatti
Cosa bere con la colomba pasquale? Ricordato che “dolce va con dolce”. E che quindi se volete godervi un bel Franciacorta Brut, piuttosto che un Trento Doc, o ancora uno champagne, meglio che ve lo godiate prima del gran finale.
Il vino forse più adatto è il Moscato d’Asti, che, di bassa gradazione alcolica e profumato, regala un sorso finale leggero e rinfrescante. Tra i top, quelli di due maestri, ossia “La Caudrina” di Romano Dogliotti (tel. 0141855126) di Castiglione Tinella, e il Moscato d’Asti “Vigna Vecchia” di Alessandro Boido di Cà d’Gal (tel. 0141847103) di Santo Stefano Belbo, quest’ultimo figlio anche di invecchiamenti mai tentati da altri, e capaci di regalare la possibilità di gustare questo grande vino piemontese non solo nella sua giovinezza. Tra gli emergenti il “Crivella” di Mongioia di Riccardo Bianco (tel. 0141847301) di Santo Stefano Belbo, dal colore giallo oro, dal naso intrigante, con note di fiori gialli, glicine, erbe aromatiche, datteri e cedro candito, e sorso fresco e dolce, ma non stucchevole, e retrogusto di agrumi.
Un altro vino che bene si sposa è certo il Brachetto, e tra le interpretazioni che più si fanno apprezzare c’è certo quella di Braida (tel. 0141644113) di Rocchetta Tanaro, che conquista con i suoi profumi di rosa bulgara e frutta rossa, e il suo gusto brioso, e piacevolmente muschiato. Ma a Golosaria Milano abbiamo scoperto quello fantastico di Alessandro Motta (via Costa, 6 - tel. 0141760191) di Castelrocchero (At) mentre sempre in zona non bisogna dimenticare la Cantina di Alice Bel Colle (Reg. Stazione 9 - tel. 0144 74103) il loro Asti Metodo Classico è stato Top Hundred quest’anno.
Spostandoci in Veneto, meno celebre, ma non certo di minor fascino il Colli Euganei Fior d’Arancio de Il Filò delle Vigne di Baone (Pd). Giallo paglierino con riflessi verde acqua, ha profumi fini di agrumi, fiori di zagara e muschio e sorso dolce ed equilibrato.
Per chi non teme qualche grado in più, suggestivo l’abbinamento con il Vino Santo trentino. Figlio del vitigno autoctono nosiola, nasce da uve appassite per oltre cinque o sei mesi fino alla Settimana Santa (da cui il nome). Tra i migliori quello di Pedrotti (tel. 0461564123) di Pietramurata (Tn). Alla vista si presenta di colore ambrato, al naso ha profumi intensi di datteri, uvetta e fichi secchi, mentre al palato ha gusto dolce, fresco, sorprendente armonia e lunga persistenza.
Scendendo in Emilia Romagna, non si sbaglia con uno dei grandi vini d’Italia, con l’Albana Passito Scacco Matto di Cristina Geminiani della Fattoria Zerbina (tel. 054640022) di Faenza, dal colore ambrato, dal naso di rara intensità e finezza con note di albicocche, arance candite, zafferano, miele, sorso di magnifica armonia. E da provare Stil Novo di Terre della Pieve (tel. 0547611535) di Sergio Lucchi. Da uve albana in purezza, è vino dal colore che ricorda l’oro, naso complesso con note di crema pasticcera, zabaione, albicocche e datteri, sorso ampio e convincente.
Scrive Paolo Massobrio
Il pezzo di Marco Gatti non fa una piega e mentre descriveva mi venivano in mente anche i Recioto, di Soave e di Amarone, oppure un vino rosso dimenticato come la Cagnina che fanno in Romagna. Ma tant’è, perché non ci diciamo la verità. Ossia che tante volte con un lievitato abbiamo preferito berci sopra il sangue (il Sangue di Giuda dell’Oltrepò? No, anche se andrebbe rivalutato). Il sangue che dico io è il vino rosso madido e vinoso, che nel contrasto col dolce, vive una sorta di esaltazione. Ma avete mai provato una Barbera col dolce? Vi è mai venuto in mente di metterci un Marzemino? Io ricordo che il padre di Bartolo Mascarello, quando arrivava da lui un ospite importante, tirava fuori le paste di meliga. E le abbinava al Barolo. Bartolo lo fece anche con me una volta: una magnum di Barolo del 1967. Quel vino rosso che ha il colore del sangue, bagna la colomba. Non la si intinge, anche se poi, con un vino e un bicchiere tozzo si può fare ciò che si vuole.
La colomba è uno spettacolo, almeno le 10 colombe che abbiamo assaggiato in redazione. Ma anche il vino, il vino in generale è uno spettacolo. E se devo dire, concordo con Marco che un brut va evitato ovunque coi dolci, ma anche i passiti. Queste chicche sono bottiglie da considerare lontano dai pasti: da conversazione o da meditazione, come asseriva Veronelli. Alla fine di un pasto possono solo appesantire. In ogni caso buona Pasqua a tutti!