Nell'affascinante cornice dei trattori e delle trebbiatrici in esposizione al Museo Orsi di Tortona, eccoci partecipi della coinvolgente presentazione della nuova Sottozona Derthona (ma perché continuano a chiamarla sottozona?).
I relatori della giornata, a partire da Gian Paolo Repetto - Presidente del Consorzio Tutela Vini Colli Tortonesi - passando per Walter Massa - vulcanico produttore e ambasciatore del Timorasso - hanno presentato il valore di un vitigno e di un territorio che nell'ultima decade è diventato un fenomeno su cui si stanno concentrando tante attenzioni, investimenti, soprattutto da parte dei produttori albesi (dai 25 ettari del 2009 ai 175 attuali).
Tutti lo conoscono come Timorasso, ma l'obiettivo del Consorzio è mutare la dicitura ufficiale in "Derthona" - antico nome romano di Tortona - e legarlo in modo indissolubile al tempo: sì, perché la grandezza del vitigno in questione è proprio la sua capacità di mutare e impreziosire il bouquet gusto-olfattivo negli anni. Ma non solo. Parliamo di un bianco travestito da rosso che possiede una spalla alcolica importante (dai 13,5% fino ad arrivare a 16%!!) mantenendo l'acidità dei grandi bianchi; caratteristiche da vino "superstar" anche grazie ai terreni dei Colli Tortonesi che, geologicamente parlando, sono praticamente identici ad alcuni cru delle Langhe.
Ne abbiamo avuto la prova tangibile nella Masterclass, con le annate 2018, 2016, 2014, 2013 e 2010.
Le prime due annate ci hanno parlato di freschezza e quindi di un'acidità pregnante, con vini verticali ma molti fini. Note erbacee, accenni di agrumi e qualche sfumatura minerale, che ci hanno portato alla mente il sauvignon blanc (forse condivide parte del suo DNA con il Timorasso).
Nella 2014 - annata molto piovosa - abbiamo trovato un colore più carico nel giallo paglierino e una struttura più importante, ma è dalla 2013 che il vitigno ha cominciato a mostrare la sua stoffa. Cereali, croissant e burro fuso su una chiusura erbacea elegantissima. Annata fresca e agosto non troppo caldo.
Nell'ultima batteria di 2010, invece, sono emerse note di miele, cioccolato bianco e un'evidente mineralità che parlava quasi di Riesling - lettura condivisa anche da qualche produttore.
Le bottiglie hanno confermato il fil rouge del racconto di tutti i relatori: il timorasso è un vitigno che può sfidare il tempo e non necessita di lunghi passaggi in botte per sorprenderci. Insomma, che sia giovane o che sia "vecchio", bevete Derthona e non rimarrete delusi.
Detto questo, ecco i migliori assaggi della giornata tra i banchi di degustazione dei produttori di Derthona: il primo è il Timorasso "Tantei" 2016 della cantina Mandirola di Casasco (AL) che, da un terreno calcareo-argilloso e un affinamento sulle fecce nobili di 12 mesi, ci regala un sorso elegante e morbido, giocato su sentori di mandorla e pere, poi di salvia e infine vaniglia. Anche le altre annate ci confermano la qualità di questo produttore.
Il secondo incontro è con la cantina Claudio Mariotto di Tortona (AL) e l'annata è la 2018: un Timorasso piacevolmente fruttato, con note floreali di camomilla su uno sfondo giustamente sapido e minerale. Fresco e persistente, con un finale di sensazioni tostate. Sul podio inseriamo il Derthona "Stato" di Terralba di Berzano di Tortona (AL), macerato sulle bucce per un paio di giorni, fermentato in acciaio con continui batonnage. Struttura e "ciccia" nel bicchiere, profumi di albicocca e miele accompagnati da acidità e mineralità ben evidenti. Equilibrato e molto persistente.
Vincitori a parimerito Ezio Poggio "Archetipo" di Vignole Borbera (AL) e Cantine Volpi di Tortona (AL): il primo sorprende per la speziatura evidente e una netta nota minerale quasi da Riesling. Fresco, di corpo, da bere e ribere. Elegantissimo con una persistenza infinita. Quello di Volpi, annata 2018, è il Derthona che si esprime al meglio in gioventù. Acidità inquadrata, erbe officinali, agrumi, frutta con polpa e cera d'api. Leggermente minerale e giustamente sapido. Un vino equilibrato che fa sperare nei migliori degli invecchiamenti.