Alessandro Perini ha puntato sul Metodo classico e i risultati sono “bollicine” di grande classe
Non solo Ortrugo e Gutturnio ma anche grandi Metodo Classico nel Piacentino? Perché no! Ci volevano imprenditori visionari ed enologi illuminati, per intuire che la provincia di Piacenza, potesse essere vocata alla produzione di bollicine formidabili. È un sogno diventato realtà con le Cantine Romagnoli, gioiello della Val Nure, e realtà, agli esordi, nel 1857, di proprietà del Podestà di Morfasso e divenuta poi azienda vitivinicola nel 1926 con il subentrare come proprietari della famiglia Romagnoli. Negli anni ‘70 la svolta, con la decisione di intraprendere la strada della viticoltura specializzata, e sulla scia della passione del proprietario Antonio Romagnoli, la scelta, condivisa con l’enologo Restani, di dedicarsi al mondo del Metodo Classico.
Sarà solo il 2018, tuttavia, l’anno in cui, dopo un passaggio di proprietà, con la nascita della Nuova Romagnoli, e con l’arrivo alla guida di Alessandro Perini, intraprendente vigneron ed enologo giovane, ma di grande esperienza – è figlio d’arte e ha costruito il suo bagaglio di conoscenze lavorando in aziende quali Antinori e Fratelli Muratori – che questa cantina ha iniziato a firmare produzioni di metodo classico di assoluto valore.
«Fare vino è una passione – dice Perini, raccontando del suo percorso – una filosofia di vita, un continuo sognare ed immaginare. Ma non è semplice, occorrono sacrifici. La natura è la nostra ricchezza, ma anche la nostra più grande paura: i vini migliori nascono da “scommesse” con le uve di ogni annata che raccontano sapori e aromi differenti. Penso che l’elemento più importante dietro ad ogni etichetta siano le persone: mani sapienti che si prendono cura di tutto il processo che parte dalla vigna e finisce nella bottiglia, dal grappolo al calice».
Con i piedi ben piantati “nella terra”, quindi con la consapevolezza del passato, ma guardando lontano, perché «la tradizione si fonde con innovazione e ricerca, poiché è essenziale mostrare, attraverso i nostri vini, come il territorio piacentino e la varietà dei vitigni autoctoni, ma non solo, possano competere con il resto dell’Italia e ogni nostro passo è finalizzato non solo a rendere grande Romagnoli, ma anche vincente l’Emilia del vino stessa».
Da quando ha preso le redini dell’azienda, Alessandro Perini ha avviato un significativo percorso di cambiamento con l’obiettivo di abbracciare completamente il concetto di sostenibilità a livello agricolo, sociale ed economico. In particolar modo, ha investito da subito sul Metodo Classico, riprendendo l’antica tradizione aziendale – recente l’importante investimento che ha portato alla ristrutturazione di un magazzino a temperatura controllata interamente dedicato al Metodo Classico, che permetterà lo stoccaggio di oltre 300mila bottiglie – con l’obiettivo di far conoscere il valore qualitativo del territorio piacentino.
Detto che in produzione l’azienda ha anche vini fermi di classe, imperdibili l’Emilia Bianco “Colto Vitato della Filanda” che ha meritato l’inserimento tra i nostri Top Hundred 2019 e quella Malvasia che, assaggiata di recente e prodotta in sole 3.000 bottiglie, ha profilo aromatico di somma eleganza e rappresenta un bianco di classe infinita.
Quattro invece le interpretazioni di Metodo Classico che dicono che qui si sta scrivendo una pagina importante della spumantistica italiana. Tutte nel segno del Pinot nero, protagonista assoluto di tutte le diverse espressioni, accompagnato da Chardonnay sempre in percentuali di circa il 30%.
Ha carattere e finezza Il Pigro Brut 2018, che dopo un affinamento sui lieviti minimo di 30 mesi, nel bicchiere ha colore giallo paglierino brillante, perlage fine e continuo, profumo con sentore di crosta di pane e frutta gialla, mentre al palato ha personalità e interessante tratto aristocratico che si esprime con un sorso che svela note di nocciola tostata con chiusura salina e cremosa.
Ha grinta e stile Il Pigro Dosaggio Zero 2017 che dopo un affinamento di 36 mesi si presenta di un luminoso giallo paglierino scarico, con perlage fine, ma persistente, con note minerali, gusto secco, freschezza sostenuta da spiccata salinità, finale lungo.
Per quanto riguarda Il Pigro Brut Rosè 2018 il colore è rosa tenue, con un perlage dalla grana molto sottile e di grande persistenza, mentre il profumo è intenso e verticale con sentori di rosa selvatica, garofano e fragoline di bosco, mentre il gusto si presenta fresco, di buono spessore, sapido con finale dove i piccoli frutti rossi emergono nel retrogusto intenso.
Ha il passo dei fuoriclasse infine Il Pigro Extra Brut Edizione Poetario 2007. In uscita dopo un periodo di affinamento di 12 anni a contatto con i lieviti - per noi la bottiglia 124 di 480, con sboccatura del dicembre 2020 - nel bicchiere brilla intenso e luminoso con la sua veste dorata, impreziosito da perlage fine e continuo, con un bouquet generoso che va dai profumi di pasticceria secca alla frutta gialla matura fino alla delicata speziatura, e un sorso che si propone pieno, di suggestiva ampiezza, con freschezza rinfrescante e sapidità che sostengono la beva, rendendola irresistibile, per chiudere con retrogusto di frutta secca e caramella d’orzo, e una persistenza infinita.
Cantine Romagnoli
Via Genova, 20
Villò Di Vigolzone (Pc)
Tel. 0523870904