Tra i sommelier e i bartender milanesi e torinesi non pochi mi dicono ultimamente che stanno facendo qualche corso sul tè giapponese o che hanno già inserito nel menu qualche proposta di tè nipponico. Può darsi che siano stati affascinati dalla sua amarezza unita alla dolcezza, dal lieve tannino e dall’umami che favoriscono l’abbinamento con qualche piatto.
Anche a Golosaria Milano 2022 è sbarcato “TEACOOD”, grande promotore del tè giapponese con sede in Italia, così molti visitatori di Golosaria hanno avuto l’occasione di sperimentare, senza muoversi da Milano, il fascino dell’autentico tè giapponese.
“TEACOOD” è
Kuniko Fukaya, milanese trapiantata dal Giappone, che ha sempre lavorato come coordinatrice di iniziative importanti nel campo dei rapporti di affari tra i due Paesi, dando un’assistenza a 360 gradi e che ha una passione speciale per il tè giapponese.
Lei è cresciuta nella città di Yokohama, città portuale da sempre crocevia di genti e culture e, mentre si interessava della storia e della tradizione del tè giapponese, si è particolarmente appassionata delle vicende dei commercianti di Yokohama e di Nagasaki che hanno iniziato a esportare il tè nel 1600. Così è stata presa dal fuoco sacro di creare anche in Italia uno spazio per il tè giapponese e si è attivata con la missione di
“creare un mondo del tè giapponese in Italia”. Stimolata dall’incoraggiamento degli appassionati, ha quindi avviato “TEACOOD” per presentare in Italia i veri tè di alta qualità, selezionati attraverso una ricerca attenta e scrupolosissima.
Una delle case del tè presentate a Golosaria si chiama
“Morihan” e ha una lunga storia che risale al 1836, quando alzò per la prima volta la tenda (così si dice in Giappone aprire un’attività) ad Uji, Kyoto. Questo significa che allora passavano ancora su e giù davanti alla tenda dell’azienda i valorosi samurai portando la loro katana al fianco.
Ma prima ancora nel
territorio di Uji la storia della coltivazione del tè era iniziata già nel 1200 e, nel periodo dello stato di guerra del 1500, i generali feroci che continuavano i massacri, aggiungendo sangue al sangue, avevano una predilezione particolare per il tè di Uji tanto che, appena ottenevano il potere, nominavano il loro personale maestro del tè detto “sadou”.
Quando Toyotomi Hideyoshi riuscì a unificare finalmente il Giappone, quello che fu nominato suo sadou era il più grande maestro vivente Sen no Rikyu, perfezionatore della “cerimonia del tè” detta “Cha no yu”. Dicono che proprio lui abbia dato una grande mano a consolidare la coltivazione del tè a Uji. Ancora oggi, quando i Giapponesi sentono nominare il tè di Uji, le prime cose che vengono in mente sono il raffinatissimo profumo e l’atmosfera di elevata cultura.
Morihan, radicata profondamente nella cultura del tè di Uji, è oggi guidata dalla sua sesta generazione cioè
Yasuhiro Morishita, amministratore delegato, che ora si sta dedicando attivamente all’esportazione. Oltre ai tè tipici come sencha, gyokuro, matcha, produce anche tè in polvere, facile da utilizzare per dolci e per bevande. Invece presso il loro stand di Golosaria veniva preparato con la massima cura il gyokuro, il tè più pregiato, nella teiera speciale che facilita la degustazione. Ogni sorso deve far sentire la fresca dolcezza e la profondità del sapore, che però si deve subito troncare per lasciar posto a nuovi sorsi e a nuove sensazioni.
Nel mondo della produzione del tè giapponese conta moltissimo il ruolo del
maestro del tè chiamato
“chashi”. Il Chashi deve saper selezionare il tè in foglie e poi miscelarle per ottenere la qualità che vuole. Questo lavoro di miscelazione viene chiamato “gougumi”. Nella stagione del nuovo raccolto deve testare anche mille tipi diversi di tè.
Il chashi di Morihan è il maestro
Masaru Kikuoka ed è stato ben due volte al concorso nazionale della tecnica di selezione del tè, quindi è senza dubbio uno dei migliori chashi. Per di più il maestro Kikuoka, oltre ad essere chashi, è anche il responsabile dell’acquisto del tè e gira per tutte le piantagioni del Giappone ad acquistare il tè raccolto, messo a evaporare e massaggiato dai coltivatori, che viene chiamato “aracha”. Quindi il tè di Morihan viene controllato in ogni fase della lavorazione: dalla materia prima fino alla selezione e alla miscela. Il segreto della qualità alta di “Morihan” si trova qui ed è il motivo per cui la signora Fukaya può presentare il loro tè come un vero tè giapponese di eccellenza con grande convinzione.
“Mi piacerebbe far inserire il tè giapponese nello stile di vita degli Italiani non soltanto come bevanda di piacere, ma come abitudine salutare sia per l’anima che per il corpo.”
La signora Fukaya così mi ha espresso il suo sogno:
“A Golosaria Milano vengono molti esperti del mondo dell’enogastronomia, come cuochi, pasticceri, ristoratori e produttori di vino e di altre bevande alcoliche e analcoliche, ma anche un pubblico di appassionati con una conoscenza molto alta del cibo e sono contenta di aver potuto scambiare qualche idea con loro. Spero che, come in Giappone noi prendiamo normalmente un caffè espresso, anche gli Italiani possano prendere quotidianamente una tazza di tè giapponese… non vedo l’ora che arrivi quel giorno.”
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