Grazie allo sguardo dell'abile designer Ikumi Ishizaki che ha portato i tè giapponesi anche a Milano
Tokyo ha un territorio geograficamente molto vario tanto da comprendere persino isole galleggianti sull’Oceano (https://www.ilgolosario.it/it/la-passione-per-i-limoni-ha-fatto-nascere-unindustria). Per chi conosce l’estensione del territorio cittadino non c’è da stupirsi che ben il 40% del territorio sia occupato da una foresta fittissima. A ovest del centro città si trova una catena di monti sui 2.000 metri e, scendendo verso il centro, si cominciano a vedere colline ricche di verde. Sul dorso di queste colline si possono osservare piantagioni di tè ben curate. Queste sono chiamate “Colline di Sayama ( Sayama Kyuryo)” e sono note fin dall’antichità per la produzione del tè.
Questa zona di “Sayama Kyuryo” è soprannominata “l’isola verde della metropoli” e, tra tutte le parti di Tokyo, è quella dove si registra la maggiore escursione termica. Questa caratteristica climatica la differenzia dalle altre zone famose per la coltivazione del tè verde perché rende le foglie del tè più spesse e aumenta il gusto amaro. Per ammorbidire l’amarezza i produttori intervengono con la tecnica “fukamushi”, che significa vaporazione a lungo tempo; questa lavorazione, in seguito alla tostatura ad alta temperatura, aumenta la dolcezza e fa intensificare l’umami.
Oggi quando si parla del tè di Sayama quasi tutti pensano a quello prodotto nella prefettura di Saitama che confina con Tokyo e non tutti sanno che, prima che le Colline di Sayama venissero suddivise in due parti tra Tokyo e Saitama nel 1943, si produceva tè come una zona unica. Nel frattempo “il tè di Sayama”, detto Sayama-cha, prodotto nella zona di Saitama era diventato decisamente più conosciuto mentre la coltivazione e la produzione del tè a Tokyo, il cosìdetto “Tokyo Sayama-cha”, era diminuita drasticamente anche perché l’associazione della grande metropoli a un tè verde di qualità non era di facile comunicazione.
Ma a questo punto è arrivata una donna, che si è impegnata a proteggere la cultura del tè di Tokyo dandole un nuovo nome “Tokyo-cha (tè di Tokyo)” e lanciando una linea di prodotti del brand “丗SOU ( Sanjuu SOU)” allo scopo di portare alle generazioni successive una tradizione di altissima qualità ormai con pochi coltivatori e che stava per spegnersi. Ikumi Ishizaki, CEO di un’azienda di design “UMU DESIGN”, e ha preso la decisione di presentare Tokyo-cha proprio in Italia, a Milano, in occasione del Salone Internazionale del Mobile.
Ishizaki è nata a Kobe e, dopo aver fatto esperienza presso un’altra azienda di design, ha fondato Umu Design nel 2013 a Tokyo. Lei stessa è una designer emergente e pluripremiata. Tokyo è una città da cui e a cui si trasferiscono centinaia di migliaia di persone all’anno e quasi tutti si lasciano emozionare dal cielo ritagliato dai grattacieli o dal flusso di gente che attraversa la strada con silenziosa determinazione per recarsi al posto di lavoro e incoraggiano se stessi a non restare mai dietro agli altri. Invece lo sguardo di Ikumi Ishizaki, cresciuta a Kobe, città portuale da sempre la più internazionale della zona del Kansai, nella parte ovest dove si trovano anche Osaka e Kyoto, man mano cominciava a concentrare il suo sguardo verso le colline di Sayama ricche di verde, ma che quasi sembrano nascoste in fondo alla città di Tokyo. Perché lei non è soltanto un’abile designer ma, da più di dieci anni, è una brava praticante e appassionata della cerimonia del tè. È una donna minuta, ma i suoi occhi sono pieni di vitalità e allo stesso tempo dà l’impressione di mirare al futuro con molta calma, probabilmente grazie all’allenamento spirituale ottenuto attraverso questo antico rito. Ma mentre tutti gli altri intenditori della cerimonia del tè fanno piuttosto una ricerca della bellezza estetica o del gusto del tè, lei ha saputo dare anche importanza alla produzione del tè. Forse è a causa del suo nome; gli ideogrammi del suo nome Ikumi significano “far crescere il gusto”.
La sua attività per il tè è iniziata con dieci tipi di prodotti utilizzando i tè coltivati nelle piantagioni che si trovano a Mizuhomachi di Tokyo; oltre ai tipici tè verde giapponesi come Sencha, Houjicha, Genmaicha anche tè miscelati, tipo un tè al peperoncino dando una nota piccante con il Naito-Togarashi, peperoncino sempre originario di Tokyo, tè di scorzonera o tè nero alla giapponese. Questi prodotti sono molto preziosi e in ogni confezione si possono trovare tre bustine da teabag, confezionati con la carta giapponese con il tipico concetto giapponese di “incartare con il cuore”.
Ishizaki dice che questo cuore consiste di due messaggi importanti da trasmettere. “Tokyo, città capitale del Giappone, ha un'altra faccia meno conosciuta.” e “il fascino del tè giapponese è così grande che si deve propagare sempre a più persone.”
Tra i tè del brand “Sou” si trova anche il “Temomi-cha”, che è rarissimo in tutto il Giappone. Il “Temomi-cha” va prodotto tutto a mano e soprattutto va massaggiato a mano anche dedicando 6 o 7 ore affinché ogni foglia del tè venga arrotolata fino a raggiungere la forma di un ago finissimo. Sou, linea d’Ishizaki propone un “Temomi-cha” di primissima qualità prodotto da Takafumi Sugimoto, un giovane che, dopo l’università, ha deciso di continuare la tradizione familiare di coltivazione del tè, una via inattuale e faticosa, ma che gli ha dato la soddisfazione di vincere il concorso nazionale di produzione del Temomi-cha. In questa primavera a Milano Ishizaki presenta tè giapponesi di somma qualità, quasi introvabili anche in Giappone.
Ma tanta raffinatezza non può limitarsi a una serie di assaggi, la rarità dei prodotti va unita alla bellezza del momento; così Ishizaki ha deciso di creare con il suo stile un momento culturale unico trasportando a Milano una stupenda sala da tè realizzata in Giappone per accogliere gli ospiti con una cerimonia del tè eseguita personalmente da lei.
Questa sala da tè, prima dell’esposizione in zona di Brera, il 18 aprile verrà inaugurata attraverso un evento serale in collaborazione con il “Ristorante Ichikawa” guidato dallo chef Haruo Ichikawa, nominato recentemente ambasciatore della cucina giapponese in Italia dal governo giapponese.
Anche per gli esperti italiani di kaiseki sarà sorprendente perché a tavola i tè giapponesi non verranno utilizzati soltanto come bevanda in abbinamento, ma lo chef Ichikawa li considera ingredienti per realizzare una specie di menù kaiseki, quello servito durante la cerimonia del tè. Così con i gusti di Tokyo come il tè di Tokyo prodotto da SOU e i limoni dell’isola Hachijo, l’impegno di Ikumi Ishizaki di Umu Design per tramandare la tradizione giapponese più autentica alle generazioni del futuro fa un primo passo anche a Milano. È un approccio possibile solo a chi ha tanta passione e uno staff adeguato e stupirà anche chi pensa di conoscere profondamente la cultura gastronomica e lo stile giapponese.
[informazioni]
https://umu-design.jp/
https://sanjuu.jp/