Per due anni consecutivi, durante le Anteprime del Chianti classico, dove ho degustato alla cieca svariati campioni (praticamente tutti quelli dell’annata al debutto), si è instaurata una gara fra i vini di Castellina e quelli di Gaiole. Ora, un campione che ha portato alto il vessillo di Castellina è questa azienda, la Fattoria La Castellina, che porta la firma dell'eclettico Tommaso Bojola.
Percorrendo la via Francigena lungo lo stivale e deviando pochi chilometri dalla tappa tra San Gimignano e Monteriggioni (mete imperdibili) si raggiunge il comune di Castellina in Chianti, che è appunto il cuore pulsante del Chianti Classico, la cui espressione di sangiovese è un gioiello invidiato da tutto il mondo. Qui, sarà facile perdersi tra le colline e le tenute vitivinicole che compongono un puzzle enogastronomico e culturale di enorme spessore.
Come questa azienda relativamente giovane, le cui radici – tuttavia – sono profondamente legate alla Toscana: nasce nel 1980 grazie a Tommaso Bojola e alla moglie Monica Targioni, custodi dell'eredità lasciata dalla famiglia Squarcialupi, antico lignaggio che nel 1250 era all'apice della sua potenza e che vantava importanti legami con la nobiltà fiorentina e senese, oltre ai possedimenti agricoli sopracitati. Quest'ultimi oggi sono rappresentati da 30 ettari vitati in Castellina e 8 in Maremma, per una produzione annua di circa 200.000 bottiglie.
Tommaso e Monica, inoltre, hanno rinnovato completamente le unità abitative e produttive, ispirandosi alla tradizione, per la valorizzazione del territorio, con un occhio di riguardo alle pratiche sostenibili e di impronta biologica.
Inoltre, la filosofia produttiva, oltre che alla sostenibilità ambientale, è improntata alla valorizzazione di elementi territoriali e alla ricerca di nuove forme di vinificazione del sangiovese, come ad esempio la produzione in anfora, utilizzando terracotta da argille locali.
Preso dunque dalla nostalgia, giovedì sera ho aperto cinque bottiglie che avevo in cantina per rivivere l’esperienza, accanto a un piatto di involtino di verza con carne suina e vaccina (slurp!).