Questa settimana su Avvenire Paolo Massobrio parla dell'ordine e, al contempo, del caos di queste settimane d'isolamento. Tante attività hanno chiuso in seguito a un ordine, ma è emerso il disordine del lavoro nero, dei lavoratori dei campi sfruttati e sottopagati, che non ci sono più, ma che sono necessari per raccogliere frutta e verdura che alimentano tutta la filiera. Si pretende l'ordine nel disordine, ma non può funzionare.
Un altro allarme, meno grave ma comunque da considerare, è poi rappresentato dal restare chiusi in casa, una condizione che favorirebbe sedentarietà e maggiore quantità di cibo cucinato e, di conseguenza, sovrappeso e obesità.
Accanto al disordine alimentare c'è quindi quello del tempo libero, se esso è legato ai palinsesti televisivi. Pupi Avati ha proposto che almeno la tivù pubblica trasmetta programmi che diffondano bellezza, cultura, conoscenza. Ma anche la Rai deve fare i conti con l'Auditel, a meno che alcune grandi aziende non decidano di "adottare" alcuni film, serie e trasmissioni che aiutino gli Italiani a riscoprire la bellezza del loro Paese, riappropriandosi così di qualcosa di prezioso.
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