Il postino me lo ha consegnato oggi: “Non temete per noi, la nostra vita sarà meravigliosa”. E’ l’ultimo libro di Mario Calabresi, il direttore del quotidiano La Stampa, il mio direttore: “Storie di ragazzi che non hanno avuto paura di diventare grandi”. E nella pagina bianca c’è una dedica di suo pugno: “Grazie per avermi fatto da guida. Mario”. Ora, per un romantico del giornalismo come sono io, ricevere un dono del genere è da sciogliersi, ma quando poi scorro il libro e arrivo al capitolo X “la ruota continua girare” mi commuovo, quando leggo la storia di Aldo Bongiovanni, il produttore di farina che a 18 anni si fece regalare le macine di pietra per fare la farina con i grani antichi. Un capitolo di dieci pagine, dove ad un certo punto Mario Calabresi racconta:
“Ci sono arrivato in modo insolito, grazie a Paolo Massobrio, grande esperto di vini e padre del “Golosario”. Era venuto a trovarmi alla “Stampa”, gli avevo offerto un caffè e poi mi ero sfogato contro quest’Italia che si ripiega e contro chi ripete che abbiamo una sola possibilità: la resa. Lui aveva sorriso per la mia fiammata polemica e si era messo a dirmi che il territorio italiano è pieno di persone che fanno, che silenziosamente costruiscono, ma nessuno li racconta perché non sono in sintonia con lo spirito dei tempi e mettono in discussione il sacro mantra del catastrofismo. Allora gli avevo chiesto di segnalarmi un giovane visionario, uno solo, qualcuno che valesse la pena incontrare. Una settimana dopo mi telefonò e mi disse: “Sei libero domani a pranzo?”. Passo a prenderti all’una”. Speravo mi portasse in una bella trattoria sotto le colline monregalesi, invece, dopo trequarti d’ora di macchina da Torino, siamo usciti all'autostradada di Mondovì, abbiamo superato il grande outlet chiamato Mondovicino e, dopo sette chilometri, ci siamo fermati davanti a un capannone sul ciglio della strada provinciale. Sulla facciata coperta di mattonelle chiare, una grande insegna scritta in corsivo: “Molino Bongiovanni, farine e bontà naturali”. Ci aspettava un ragazzo magrissimo, timido, con i jeans, le scarpe da tennis, una maglietta, un po’ di barba, pochi capelli e una collanina tibetana stretta intorno al collo. Devo essere onesto: dopo essermi guardato in giro e aver visto scaffali carichi di farina di ogni tipo sono rimasto un po’ deluso. Per calmare la fame ho chiesto se potevo prendere un pacchetto di cracker e ho diligentemente ascoltato la storia di Aldo. E’ stato sulla strada del ritorno che qualcosa ha cominciato a muoversi dentro di me, e soprattutto mi restava quella frase: “Il mondo cambia, le abitudini della gente pure: il segreto è lasciarsi contaminare”.
Ora sotto la copertina del libro c’è la foto rubata col mio iPhone di quell’incontro eccezionale, con un ragazzo che ha fatto la terza media e oggi scrive libri, vende i suoi prodotti via internet ed ha più di 50 richieste al giorno. E questa è solo una delle 14 storie di questo bel libro con cui iniziare l’anno (Mondadori, euro 17). Grazie Mario per aver raccontato questa positività!