Cari lettori, questo articolo che esce quasi due settimane dopo l’Anteprima Brunello che si è svolta a Montalcino il 5 e 6 marzo, è un compendio al pezzo scritto per La Stampa on line, pubblicato nello spazio TuttiGusti in data 18 marzo. Un articolo dove annuncio l’incoronazione del Brunello di Montalcino 2016 n.1 che è quello di Agostina Pieri che, a mio avviso, dopo l’assaggio di 141 campioni mi ha dato l’esatta interpretazione di quella che è questa annata, ma anche la tendenza di molti a produrre un Brunello dove l’eleganza vince. Le condizioni in cui abbiamo degustato sono state diverse dagli altri anni: appena 25/30 giornalisti nello spazio del chiostro dove solitamente eravamo in 200.
Siamo arrivati a Montalcino col tampone negativo del Covid fatto il giorno prima e siamo stati alloggiati nell’ottimo Hotel Il Giglio dove ogni sera si potevano degustare bottiglie di Brunello delle annate precedenti, ma in particolare del 2015, che già, lo scorso anno, in tanti, avevamo rilevato esser un’ottima annata. Un 2015 che per noi arrivò ad incoronare, nel 2020, l’azienda La Colombina.
Mario dell'Hotel Ristorante Il Giglio con la scottiglia di coniglioOra,
com’è questo millesimo 2016? Dico subito che dopo oltre vent’anni di Benvenuto Brunello, sono state spazzate via tante interpretazioni di questo vino che andavano dal vino “legnoso” e “ciprioso” (note fra la cipria e la vernice) dei primi anni, dove evidentemente non si sapeva usare bene la barrique e c’era una certa improvvisazione, agli anni dove il Brunello era muscoloso, perché sarebbe piaciuto di più agli americani. Ecco, tutto questo e altro quest’anno non c’era, nel senso che un po’ la coscienza e la raggiunta abilità dei produttori e un po’ il mercato, hanno portato a un certo equilibrio. O meglio all’eleganza del Brunello di Montalcino, alla setosità dei tannini, ancor più in questa annata che per molti sembrava già pronta. Altra considerazione: meno note animali in generale, rispetto al passato, molto frutto unito all’originale speziatura; ma in generale, ripeto, un equilibrio diffuso.
2016 meglio del 2015? Per rispondere a questa lecita domanda bisognerebbe analizzare azienda per azienda. Faccio un esempio: la sera di venerdì al Giglio ho assaggiato un 2015 dell’
azienda Uccelliera che era notevole per la sua evoluzione dopo un anno, ma quando ho scoperto il campione del 2016 ho trovato una linearità, una conferma.
Una veduta di MontalcinoEcco allora la parola chiave: conferma, posizioni consolidate a veder tornare ai livelli alti delle valutazioni (nel mio caso fatte con gli asterischi da 1 a 5 ed un + di corollario da uno a tre) certi nomi che si erano distinti anche con il millesimo 2015. C’è poi un dato statistico che mi ha colpito: 66 Brunello di Montalcino su 141 hanno avuto una valutazione superiore ai 4 asterischi (ovvero 4+, 4++, 4+++ o 5) segno di una qualità diffusa in questo millesimo. Anche i rari 5 asterischi sono stati di più degli anni precedenti, mentre la semifinale ha interessato esattamente 30 campioni per addivenire alla finale con 6.
I primi 3 Brunello 2016Sul podio, oltre al
numero 1 che è stato il
Brunello di Agostina Pieri (frutta secca appena accennata, viola imponente con note minerali ma anche incenso; quindi note balsamiche e un accenno di rabarbaro, per un sorso morbido equilibrato di persistenza lunga)
Agostina Pieriecco al secondo posto il campione di
Tenute Silvio Nardi, che già negli anni precedenti arrivò al podio. Qui abbiamo assaggiato le due selezioni dove ancora una volta il Manachiara ha vinto per perfezione. Il Brunello di questa azienda ha una viola diritta e intensa; è ampio al naso e in bocca, di notevole armonia e con un equilibrio pazzesco, già godibile appieno.
Emilia Nardi - Tenute Silvio NardiAl terzo posto il Brunello di Montalcino di
Palazzo (ha una viola filologica al naso, in bocca evidenzia tutta la complessità che denunciava al naso con quei tannini dolci ben amalgamati. Davvero molto, molto interessante).
Palazzo - la famiglia Gli altri tre a seguire, erano delle novità:
Castello Tricerchi (qui ho ritrovato tutti insieme i descrittori più ricorrenti di questa annata: rabarbaro e viola. Piacevolissimo in bocca, mostra note minerali dentro a un sorso rotondo);
Collesorbo (un fruttato intenso e inebriante, che ha rasentato il massimo dei voti per quel gradevolissimo equilibrio giocato su tannini fini ed eleganti);
Terre Nere (viola spiccata e sottofondo di rabarbaro, ma anche di geranio, giglio. Anche questo molto buono, dove ti avvince la morbidezza e una graffiante tannicità).
I Brunello dalla posizione 3 alla 6Ma veniamo ai 24 che sono entrati nel novero delle semifinali e a qualcuno che era sulla soglia, per dire che nel millesimo 2016 c’è tanto Brunello di Montalcino da scoprire. Li elenco in ordine alfabetico:
Baccinetti (caldo, note di prugna essiccata e trama tannica setosa)
Baricci (fine nella sua speziatura)
Camigliano (note verdi di rosmarino ed erbe officinali; tannini composti)
Capanne Ricci (immediata finezza al naso; in bocca pienezza, eleganza e tannini galoppanti)
Caprili (fiori e frutta, ampio, fine e delicato. Una conferma)
Ciacci Piccolomini d’Aragogna (ha un che di liquirizia e note verde. Bellissimo equilibrio. Grande!)
Col D’Orcia (un Brunello che si esprime al massimo dell’eleganza, con due note evidenti: la frutta intensa e i tannini dolci. Alla fine dici BUONO!)
Donatella Cinelli Colombini (tutte le note tendono all’eleganza: c’è stoffa e la sua evoluzione sarà di un Brunello esemplare)
Ferrero (senti la viola madida, rotondo e poi elegante)
La Colombina (replica la realizzazione di un Brunello filologico come fu il 2015: speziatura puntuale e acidità avvolgente, in contrappeso con tannini setosi)
Lazzeretti (qui sono intriganti le note di caffè con erbe officinali)
Le Chiuse (avvolge il naso un’essenza di rabarbaro. Piacevolissimo sorso)
Martoccia di Brunelli (al naso un caso raro di speziatura animale di pelliccia; in bocca è ricco, caldo, equilibrato)
Mastrojanni (fruttato e fine, e quindi subito intrigante. In bocca è avvincente il piacevole equilibrio)
Matè (qui è la spada a colpire: un’acidità che sorregge un vino dall’espressione fruttata)
Podere Le Ripi (come sempre un vino esemplare: pieno, caldo, complesso, con tutto il corredo di una grande annata e un equilibrio da immaginare dopo un po’ di affinamento in bottiglia)
Poggio Lucina (colpiscono i descrittori classici del Brunello: pelliccia, viola, rabarbaro, ma poi una pregnante acidità)
Ridolfi (è sempre lui: un Brunello che regala subito piacevolezza dentro a un equilibrio pronto dove tannicità e freschezza si compenetrano)
Tiezzi (In questo vino le note minerali si facevano sentire bene dentro a un sorso rotondo, fresco e nello stesso tempo caldo. La terza gamba, i tannini, erano seta)
La Togata (tanta roba: frutta secca, pelliccia e sottili speziature. In bocca la sensazione di un Brunello di grande personalità)
Tornesi (qui è avvincente il corpo, l’ampiezza del sorso e quei tannini dolci sul finale)
Uccelliera (senti una viola spiccata e pulita, poi un’acidità pungente che cerca coi tannini un equilibrio su un corpo solido)
Val di Suga (un Brunello graffiante, con note speziate ma anche sapide, che lo distinguono da tanti altri campioni. Molto interessante)
Villa I Cipressi (Un vino che merita l’attesa, che ha bisogna del suo tempo per mostrare come si evolveranno quei tannini, in un’eleganza che, come sempre, sorprenderà).
Il Brunello di UccellieraALTRI BRUNELLO DA TENERE IN SERIA CONSIDERAZIONE? Quelli che erano sulla soglia della batteria di 30, entrata nelle semifinali.
Albatreti (sempre notevole questo Brunello che il signor Salvioni produrrà per l’ultimo anno. E anche quest’anno merita i nostri complimenti incondizionati)
Argiano (la sua trama era filigranosa, con viola e frutta al naso)
Carpineto (se nei vini di questa azienda l’eleganza è un principio, in questo millesimo ci sono riusciti bene)
Casanova di Neri (si intuisce subito che si è di fronte a un grande vino che avrà una sua evoluzione nel tempo. Per ora l’equilibrio non lo trovi, ma paradossalmente ti offre già una grande piacevolezza)
Casanuova delle Cerbaie (la coerenza dell’annata: frutta fresca al naso, un buon corpo che mostra eleganza e poi tannini dolci. Bello)
Casisano (anche quest’anno si distingue questo Brunello di grande pulizia)
Collemattoni (ma che persistenza lunga!)
Fattoria del Pino (un mix di frutta secca e frutta fresca. Davvero piacevole)
Fornacina (quel mallo di noce al naso rivela poi un vino di stoffa con tannini scalpitanti e acidità presente)
La Fiorita (note minerali e acidità spiccata per un Brunello che promette molto bene)
La Poderina (un grande classico, anche in questa annata, con quel suo rabarbaro puro che rimarca le speziature. Intrigante)
Lambardi (l’abbondanza dei frutti rossi, l’ampiezza e poi quella speziatura che conosciamo bene, essendo uno dei nostri primi Brunello che premiammo, grazie alla sua stoffa contadina)
Palagetto (un Brunello particolare con una viola al naso che domina)
Pietra (al naso una soavità floreale; in bocca una stoffa tipica di questa bella annata, con acidità e tannini in bell’evidenza)
Poggio dell’Aquila (qui è piacevole l’equilibrio complessivo, ma soprattutto l’invito al naso con una frutta concentrata come fosse una caramella)
Renieri (un Brunello che potrebbe concorrere per la finezza. Una conferma) San Carlo (il profumo è trasognante, l’equilibrio filologico)
Sesta di Sopra (un effluvio di frutta secca e poi un sorso davvero ben equilibrato e subito immediato)
Solaria Cencioni (ci ha colpito il carattere di quest’annata e la solita eleganza)
Talenti (profondità di viola, innanzitutto)
Tenuta di Sesta (eleganza giocata su un bel corpo che mostra i suoi caratteri minerali)
Tenuta la Fuga (bellissima speziatura al naso, note animali, sorso di piacevole equilibrio)
Vasco Sassetti (pieno, profondo al naso e bell’interscambio acidità-tannini)
Benvenuto Brunello - le bottiglie in degustazioneAlla fine abbiamo conosciuto 52 campioni di Brunello di Montalcino 2016 degni d’essere presi in considerazione. Uno spettro molto ampio, come non è mai stato, ma che deve tutto a questa annata che davvero ci farà venire voglia di portare in tavola questo grande vino italiano, che ha fatto tanta strada.