Da autentico piemontese non ha mai fatto il passo più lungo della gamba. Ma da produttore fuoriclasse qual è, Walter Lodali, anno dopo anno, è cresciuto, senza cullarsi sugli allori man mano che raggiungeva traguardi importanti. L’impresa più ardua, si sa, è quella di migliorare quando si è già raggiunta l’eccellenza. Ebbene, a dire del suo valore, oggi, proprio questo suo esser stato, ed esser, in grado, di stupire sempre, crescendo ancora. Alla guida della cantina fondata nel 1939 da nonno Giovanni.
“In cantina – sottolinea Lodali – abbiamo rinnovato tutto utilizzando le tecnologie più avanzate, ma soprattutto semplificando al massimo: il buon vino nasce dall'uva migliore, nella trasformazione bisogna poi solo essere delicati e precisi cercando di rispettare il più possibile le caratteristiche del territorio. Insomma: poco uomo e tanta natura!”.
E tutto questo, che viene riassunto in poche parole, è il racconto di anni di esperienze che, vendemmia dopo vendemmia, hanno convinto Walter Lodali a produrre vini sempre più eleganti e longevi. Un ritorno alle origini nella ricerca di bottiglie che potessero essere identitarie per una famiglia e un marchio che hanno fatto la storia del vino di Treiso, uno dei cuori pulsanti delle Langhe. Bene così? Niente affatto. Quando hai rivoluzionato e portato ai vertici lavoro in vigna e in cantina, è il momento di dar veste all’altezza al vino. Morale. Anno nuovo, abito nuovo.
Un’altra, su carta colore avorio, con greca che la impreziosisce, con la scritta “Lorens”, che riproduce la grafia del padre Lorenzo, a cui sono dedicati i vini, con la sua firma che è stata presa da un suo tema datato 2 settembre 1950 e ritrovato in un suo quaderno.
“Con le nuove etichette abbiamo voluto, da un lato, rappresentare l’evoluzione della Cantina – spiega Walter Lodali –, e dall’altro, trasmettere la storia che si cela dietro ogni bottiglia. Il primo passo è stato quello di concentrarsi sulla realizzazione di un nuovo logo che comunicasse la storia e l’identità dell’Azienda. Così, dopo un lunghissimo studio che ha portato alla luce proposte differenti tra loro tutte bellissime, la scelta si è concentrata sul restyling di un lettering che era già elemento di riconoscimento sulle nostre etichette degli anni ‘50 e unico che sentivo appartenermi davvero”.
È stata poi la volta del packaging. “Il lavoro è stato lungo – prosegue Walter – ma studiato nei minimi dettagli e alla fine, con grande soddisfazione ed emozione, posso dire avere oggi dei vini le cui etichette sono state create davvero in modo sartoriale per ogni tipologia. Per le Riserve Lorens di Chardonnay, Barbera, Barolo e Barbaresco, collezione pensata e dedicata a mio papà (portano infatti il suo nome, Lorenzo in dialetto piemontese), abbiamo scelto di dar vita ad una grafica più elegante, grazie allo sfondo avorio, e che gli rendesse ancora più omaggio”.
Anche per quanto riguarda i vini, l’anno nuovo si è aperto con delle novità, e più che mai positive, con i nostri assaggi che ci hanno confermato che la scelta di Lodali di dedicare attenzione quasi maniacale alle vigne, e, in cantina, di fare spazio sempre più a botti in cemento e tonneaux, si sta rivelando più che mai illuminata.
A uscire dal cilindro come “il grande” che non ti aspetti poi, il Nebbiolo d’Alba 2020, che con una classe da puledro di razza, rivela la mano da mago dei rossi di Lodali. Rubino luminoso, brillante, si propone con note di viola e ciliegia, fine speziatura, un sorso che conquista per il bilanciamento tra struttura e freschezza, che ne rendono la beva dinamica e irresistibile. Fare attenzione, perché con facilità, si rischia di stappare e trovarsi la bottiglia vuota.