Continuano senza sosta le nostre degustazioni dei migliori vini del Golosario, la cui edizione 2021 è in gestazione
Marco Gatti, Paolo Massobrio e Stefano Tucci hanno rilevato altre eccellenze, in attesa del 15 settembre quando si sveleranno i Top Hundred 2020 e i 30 “fuori di top”, oltre alle Cantine Memorabili di Golosaria.
Un lavoro intenso e interessante, che ci ha fatto conoscere nuovi produttori (è questo il senso del riconoscimento dei Top Hundred), e che ci ha sorpreso per le conferme, che anche questa settimana, al ritmo di 10 alla volta, vi andiamo a raccontare.
Torrette 2019 di Nicola del Negro - Saint Pierre (AO)
Non è la prima volta quest’anno che assaggio questo vino di una cantina che di fatto sta crescendo di anno in anno. Il sogno di Nicola Del Negro iniziò grazie ad un vigneto di famiglia a Saint-Pierre, fondovalle della Dora Baltea non distante da Aosta. La sua visione enoica ci entusiasmò a tal punto che scrissi un articolo per La Stampa raccontando il valore di questo ragazzo (era il 2013, oggi Nicola di anni ne ha 34). Questa volta, tre sono state le bottiglie in assaggio. Il Pinot Nero 2018 che aveva note fruttate e un accenno di grafite, ma anche una caratteristica nota di prugna. Da sorpresa il Chambave 2018 (da uve rosse autoctone, prevalentemente barbera) che si presenta nel bicchiere con un bel colore concentrato e in bocca con quell’acidità che accarezza un sorso allappante offerto dai tannini. Di questo vino colpisce la pulizia. Infine il Torrette 2019 che manifesta spezie dolci e una nota di prugna bianca, accanto ad espressioni minerali. In bocca è profondo e riporta in bocca le piacevoli note fruttate dell’olfatto. Vi piacerà la setosità dei tannini. (Massobrio)
Romagna Sangiovese superiore “Papesse” 2019 di VILLA PAPIANO - Modigliana (FC)
Francesco, Maria Rosa, Giampaolo ed Enrica sono i quattro fratelli che conducono le redini di questa bella azienda. Chi in cantina, chi nei vigneti, chi delle relazioni commerciali. Una squadra affiatata che quest'anno festeggia la diciannovesima vendemmia, grazie anche a una cura certosina dei vigneti (a regime biologico) e a una visione imprenditoriale interessante (etichette semplici ma artistiche, non te le dimentichi più). Producono anche un Vermouth Bianco che è sintesi golosa del Mediterraneo; oggi però voglio parlarvi del loro Romagna Sangiovese Superiore “Papesse” 2019. Che bello il suo colore porpora vivo e trasparente. Al naso avverti la carica delle ciliegia che rincorre l’amarena. E’ un Sangiovese molto equilibrato di piacevole profondità. (Massobrio)
Sito Web: www.villapapiano.it
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Romagna Sangiovese Predappio “Il Sangiovese” 2019 di NOELIA RICCI - Predappio (FC)
Noelia Ricci è la figlia del Commendator Giuseppe Ricci, imprenditore di Forlì che nel 1941 acquistò la Tenuta Pandolfa dai Marchesi Albicini. Dopo i travagli della Guerra Mondiale, la famiglia Ricci impiegò tempo e denaro per ridare vita alla Tenuta, sia da un punto di vista artistico che agricolo. Fu grazie a Noelia, dunque, che l'attenzione si concentrò sull'ampliamento della cantina e sui lavori in vigna. La proprietà oggi è della nipote del Ricci, Paola Piscopo, ed è proprio uno dei suoi figli, Marco Cirese, che oggi porta avanti l'azienda sull'onda dell'entusiasmo della quarta generazione.
Il terroir di Predappio ha come maggiore interprete il sangiovese, che qui incontra terre argillose di diverse sfumature: risalendo lungo il torrente Rabbi diventano sempre più ricche di minerali. L'azienda Ricci vede confluire nel proprio sottosuolo tre differenti matrici geologiche (spungone, arenaria e marna sulfurea) che donano ai vini una traccia identitaria.
Il Romagna Trebbiano 2019 “Bro'” è infatti molto particolare, si percepiscono asparagi bolliti e una nota sapida ben evidente in bocca come già al naso. Erbette aromatiche per un vino potente che finisce leggermente amaro. Devastante la ciliegia che trovi nel Romagna Sangiovese Predappio “il Sangiovese” 2019, davvero diretto nei profumi che si divertono a mutare verso note animalesche. Poi arrivano i fiori e le spezie e non smetti mai di berlo. Grande bottiglia. Della stessa caratura è il “Godenza” Romagna Sangiovese Predappio 2018 che è più speziato e possiede un'espressione minerale molto accentuata e accattivante. Entrambe le bottiglie godono di un'acidità pregnante da non sottovalutare. Complimenti! (Massobrio - Tucci)
Sito Web: www.noeliaricci.it
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Coste della Sesia Nebbiolo 2017 di ANTONIOTTI ODILIO - Sostegno (BI)
Che i nebbioli del Nord fossero qualcosa su cui porre attenzione lo avevamo scoperto da tempo, ancor prima degli investimenti eccellenti che stanno riguardando questa zona. Le viti, in questo caso, poggiano su terreni rocciosi di porfido ricchi di ferro e manganese. La storia di questa cantina inizia ufficialmente con Odilio nel 1997, ma in realtà la famiglia Antoniotti è un racconto lungo ben 7 generazioni. Oggi troviamo anche il figlio Mattia che nei 5 ettari di vigneto è totalmente a suo agio, circondato da nebbiolo, croatina, vespolina e uva rara. La sfida che vorrei proporre a tutti è di assaggiare questo Coste della Sesia Nebbiolo che si caratterizza, al naso, già con note di incenso e di liquirizia nera. E’ un vino equilibrato, benché allappante e in divenire, dove i tannini cercano la loro gentilezza. In ogni caso è un esemplare molto tipico, eccezionale. Vendemmia 2017. (Massobrio)
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Barolo Mosconi 2015 di Azienda Agricola PIRA & Figli CHIARA BOSCHIS - Barolo (Cn)
Una tradizione secolare alle spalle, quella dell’Azienda Agricola Pira & Figli Chiara Boschis di Barolo, che ha visto la famiglia produrre grandi vini fin da fine Ottocento, con Gigi Pira che è stato alfiere convinto della tradizione, e che per produrre i suoi rossi assemblava le uve provenienti dai vigneti di Cannubi, San Lorenzo e Via Nuova, sostenendo che i grandi vini potessero provenire solo dai migliori vigneti. Dal 1980 la cantina è guidata da Chiara Boschis, che, oltre ad aver fatto crescere l’attività, ha iniziato a vinificare le uve provenienti dai singoli cru separatamente, per poterne esaltare meglio le singole caratteristiche organolettiche. Da Maredivino, con quel formidabile patron sommelier che è Salvatore Biondo, abbiamo riassaggiato il suo Barolo Mosconi 2015 meraviglioso racconto della terra in cui nasce, che ci ha conquistato con il suo colore rubino luminoso, le sue note fruttate molto intense di amarena, lampone, ciliegia, per la sua fine speziatura e i sentori minerali; per il suo gusto pieno, caldo, il suo sorso giustamente tannico che rivela una splendida longevità, il suo finale di persistenza infinita. (Gatti)
Sito web: www.pira-chiaraboschis.com
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Barbaresco Asili Riserva 2013 di CA’ DEL BAIO - Treiso (Cn)
È un affare di famiglia l’azienda Ca’ del Baio, come dicono i titolari, visto che sono quattro generazioni che i Grasso custodiscono i loro vigneti, quasi un corpo unico che circonda la cascina. Oggi a occuparsi dei 28 ettari di proprietà vitata, divisi tra Barbaresco e Treiso, sono Giulio e Luciana, insieme alle figlie Paola, Valentina e Federica, tutti impegnati con passione e competenza a seguire i diversi settori aziendali, dalla cura agronomica alla vinificazione delle uve, dall’accoglienza in cantina alla commercializzazione dei vini. Ai tavoli della radiosa Vineria Vimercati di Carate Brianza, patron Alberto Vimercati, una grande esperienza nel mondo del vino, a un piatto splendido di Lorenzo Bulla, giovane chef sempre più bravo, ha abbinato il Barbaresco Asili Riserva 2013 di Cà del Baio di Treiso. Un vino di classe infinita, con colore granato, profumi di viola, lavanda, pino, petali di rosa, note di amarena e lampone, e sentori di erbe aromatiche, spezie e goudron. Caldo e di grande struttura, in bocca ha tannino non invasivo, eleganza, finale di lunghissima persistenza. (Gatti)
Sito Web: www.cadelbaio.com
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Barbaresco Basarin 2015 di ANGELO NEGRO & FIGLI - Monteu Roero (Cn)
È una delle cantine della nostra predilezione, quella della famiglia Negro, già nostro Top Hundred con l’Arneis “Perdaudin”, uno dei massimi bianchi d’Italia. Proseguendo la loro storia secolare – è dal 1670 che coltivano vigneti sulle colline del Roero – oggi lavorano senza risparmiarsi per valorizzare il loro territorio, splendido angolo di Piemonte, esaltando i prestigiosi vitigni autoctoni, ossia arneis e favorita a bacca bianca, nebbiolo, barbera, dolcetto e brachetto tra quelli a frutto nero, su 60 ettari di vigneti, distribuiti tra la storica Cascina Perdaudin in Monteu Roero, la Cascina San Vittore in Canale, la Cascina Basarin in Neive e la cantina a Serralunga d’Alba in località Baudana. In degustazione ci ha emozionato il Barbaresco Basarin 2015, di splendida tipicità, con il suo colore rosso granato intenso, i suoi profumi intensi di frutta rossa, spezie ed agrumi, il suo sorso bilanciato, elegante, con retrogusto mentolato e finale che chiude su note speziate. (Gatti)
Sito web: www.angelonegro.it
Barbera d'Asti Superiore “Rujon” 2018 di BUSSI PIERO - Calosso (AT)
Lo dichiariamo subito, senza fronzoli: i vini dell'azienda Bussi Piero vi conquisteranno subito, grazie alla loro franchezza, e a quella genuinità contadina che nel bicchiere mostra il suo volto, raccontando la storia di un terroir – quello di Calosso – davvero molto interessante, soprattutto per quanto riguarda l'interpretazione della barbera. L'albero genealogico dei Bussi in ambito vitivinicolo risale ai primi del Novecento con nonno Agostino che abbandona l'usanza di vendere le uve (come faceva il padre Nicola prima di lui) per concentrarsi sulla vinificazione; poi incontriamo Germano, il quale portò gli ettari vitati da 1,5 a 4 totali e puntò molto su quel moscato così impegnativo, sia in vigna che in cantina. Arriviamo ai giorni nostri con Piero e il figlio Federico che di ettari ne gestiscono ben 12 e tra le loro proposte troviamo anche un bel progetto di riscoperta della gamba di pernice, antico vitigno sopravvissuto alla fillossera e riportato in auge da alcuni produttori nei comuni di Calosso, Costigliole d'Asti e Canelli. L'ouverture è del Piemonte Chardonnay 2019, naso di frutta esotica (banana e ananas) che vira subito su una mela verde croccante. Vino fresco ed equilibrato, beverino. Procediamo poi con la Barbera d'Asti: l'annata 2019 è una ciliegia succosa e carnosa, per un sorso pieno e lievemente speziato. Grandissima è la Barbera d'Asti Superiore “Rujon” 2018 che è profonda, avvolgente, intensa. Senti la prugna (che poi ritorna in bocca) e l'inchiostro: interessante è l'acidità, che ha una inclinazione differente rispetto ad altre grandi Barbera d'Asti. Potrebbe essere una chiave di lettura per intraprendere un discorso più ampio sui cru della barbera astigiana? Mossi da questo interrogativo stappiamo l'annata 2016, “Castagna” in etichetta, che è sempre una versione Superiore di una Barbera ruggente di frutta sotto spirito e di incenso, come in chiesa. Molto buona, nel finale uno stravagante profumo di pesca che sorprende e conquista. A concludere brindiamo con il Calosso Gamba di Pernice 2018. Ha un sorso pieno e rotondo molto convincente e i sentori sono chiaramente verdi, vegetali. Una bella interpretazione di questo vitigno che regala anche sentori di frutti di bosco e un finale balsamico. (Massobrio - Tucci)
Sito Web e per acquisti: www.bussipierovini.it
Montepulciano d'Abruzzo “Concrete” 2018 di DE FERMO - Loreto Aprutino (PE)
Una bella avventura quella della De Fermo di Loreto Aprutino, gestita da Stefano Papetti Ceroni e sua moglie Nicoletta De Fermo. Si sono conosciuti mentre tutti e due studiavano all’Università, avviati a tutt’altra carriera, e mentre questa azienda agricola conferiva interamente le uve. Nel 2010 il cambiamento con Stefano che è partito con la prima prova di vinificazione, rimanendo definitivamente conquistato da vigna e vino. I vigneti sono a circa 320 metri d’altitudine su di una collina splendidamente esposta e sono coltivati secondo i principi dell’agricoltura biodinamica, con Maiella e Gran Sasso da una parte e mare dall’altra. Dal “cilindro” di Marco Marone, patron e sommelier di Nebbia di Milano, il Montepulciano di Abruzzo “Concrete” 2018 di Loreto Aprutino, un rosso che ha sostenuto a testa alta il confronto con vini d’oltralpe famosi. Rosso rubino fitto, con riflessi purpurei, ha profumi floreali di viola e peonie, note fruttate di more, ribes, sentori di liquirizia e di spezie, tra cui spicca la cannella, gusto pieno, morbido, con sorso caldo ed armonico. (Gatti)
Sito web: www.defermo.it
Per acquisti: piattaforme Callmewine e Tannico
Zibbì 2018 di MAZZARÒ - San Floro (CZ)
Rocco Mazza a San Floro produce uno zibibbo in purezza (moscato di Alessandria, non dimentichiamocelo) che in etichetta si chiama “Zibbì” e trae la sua silhouette dai territori del Catanzarese. Della vendemmia 2019 percepiamo fiori di zagara e albicocca, ma anche melone. Elegante, fresco ed equilibrato. Un bel bicchiere che però non ha nulla a che vedere con il millesimo 2018: vino che sembra vulcanico, con le sue note di zafferano e fiori secchi, quasi burroso nella sua morbidezza; naturalmente aromatico regala profumi che ricordano le castagne e poi il miele. Un vortice di profumi travolgenti che ci spiazza. Uno zibibbo con questa carta d'identità difficilmente lo si incontra. Last but not least, il Magliocco “O' Red” 2019 che è fittissimo nei colori e nei profumi di liquirizia e pepe. Molto buono in bocca grazie ad una vera e propria esplosione di frutta rossa: lunga la persistenza. Questa azienda ci ha davvero sorpresi, siamo curiosi di incontrare il produttore per conoscere la storia e i valori di questa cantina che con i suoi vini sembra scrivere poesie. Bravi! (Massobrio - Tucci)