Rosi Frigo riempie barattoli di frutta dimenticata per conservarla al futuro

NOTA: L'articolo fa parte della collaborazione con la rivista giapponese Ryoritsushin, dove viene pubblicato nella traduzione di Motoko Iwasaki.

Il sorriso di Rosi non è solo quello di una bella donna. Il sorriso di Rosella Frigo ha dentro la soddisfazione di una persona che sa di aver fatto una cosa buona, giusta. Aveva un sogno, con suo marito, che era quello di conservare i prodotti rari della sua terra. Lei, originaria di Roana, oggi vive a Marostica, il paese cinto dalle mura antiche nella cui piazza si disputa ogni anno una partita di scacchi coi figuranti. Suo marito è mancato 6 anni fa, ma lei non ha mai abbandonato il progetto di cui avevano iniziato a parlare insieme: quello di raccontare un tempo, una storia, attraverso la frutta antica e, per lo più dimenticata, trasformata in straordinarie confetture.

Un frutto in particolare le sta molto a cuore ed è la corniola. E qui merita aprire una parentesi su questo frutto spontaneo, di cui è ricca tutta la Pedemontana veneta. A Cornedo Vicentino, dove è stata istituita la Confraternita della Corniola, ogni anno fra la fine di agosto e settembre tutti vanno nei boschi a raccogliere le corniole. Lo fanno per la festa nazionale, ma anche per permettere alle pasticcerie locali di fare i dolci, i gelati, le mostarde, i liquori e persino la birra alla Corniole, che l’azienda Ofelia ha denominato Scarlet.

Il frutto della corniola è un potente farmaco della natura: le corniole hanno un alto contenuto in vitamina C: da 97,4 a 120 mg per 100 g di polpa (più di due volte la quantità contenuta negli agrumi); sono inoltre molto ricche di caroteni, pectine e tannini. Secondo la tradizionale farmacopea popolare il frutto gode di un ampio effetto tonico e astringente, mentre dalla corteccia, contenente l'alcaloide cornina (dall'azione tonica e febbrifuga), si può ricavare un decotto. Anche in cosmesi la polpa trova impiego nell'applicazione di maschere astringenti per pelli grasse e con pori dilatati.

Ma il legno di corniolo ha una storia antichissima, tanto che si narra che l'Arca di Noè fu costruita con quel tipo. Persino la bacchetta magica di Harry Potter è di corniolo, ma di corniolo era anche il legno che servì ai Greci per costruire il Cavallo di Troia così come quello della lancia che servì a Romolo per tracciare i confini di Roma.

E torniamo alla nostra Rosi, che le corniole se le ricorda da quando era bambina. Lei le raccoglie al termine dell'estate, nei terreni boschivi che ha intorno alla sua cascina sull'Altopiano di Asiago. Una volta pulite vengono cotte solo con acqua e zucchero: “Niente altro”, ci tiene a specificare. Le sue confetture, spiega, non devono aggiungere nulla alla natura: così come fa con il suo frutteto, che viene lasciato a svilupparsi da solo. Senza trattamenti: “L'unico – scherza – è la pioggia del cielo”. “Queste piante – racconta – sono qui da quasi un secolo e sono rimaste in abbandono per quasi quarant'anni, senza interventi dell'uomo”. Da qui la scelta di mantenere una situazione di ambiente incontaminato, dove ogni annata è a sé stante e dove sopravvivono tante varietà oggi abbandonate negli altri frutteti del territorio. C’è l’uva bacò che ha un gusto particolare che ricorda il ribes nero; la prugnola selvatica, più piccola e dolce; c'è la ciliegia durone tardiva che un tempo era fondamentale per i contadini che ne facevano confetture da consumare in inverno. Ogni confettura rappresenta un ricordo: “L'uva bacò era quella che i bambini mangiavano a fine estate prima di tornare in città. Il suo sapore che ricorda la fragola era l'ultimo che ricordavano delle visite ai parenti prima dell'inizio delle scuole”. E al suo passato è legata anche la lavorazione del cavolo cappuccio in agrodolce: “Quando abitavo a Roana ed ero una bambina, a scuola, appena vedevo cadere i primi fiocchi di neve, sapevo cosa avrebbe cucinato mia mamma: polenta, cotechino e cavolo cappuccio. Lei cuoceva il cavolo con il ginepro che aiutava a sgrassare la bocca, perché a mio papà piaceva questo sapore. Ma il ginepro era anche l'albero che mia nonna usava da decorare a Natale (Kranabet nel dialetto cimbro che si parla in queste zone). Il suo profumo si spandeva in tutta la casa e per noi bambini era l'odore del Natale”.

Ecco cosa può esserci dentro una semplice confettura di cavolo e ginepro. Poi c'è il tiglio che sta a significare, così come la mora, che anche dai rovi possono venire cose buonissime. “È un insegnamento di mio fratello gemello che fa il parroco in una località vicina: nel difetto si può trovare un pregio”. Oppure la lavanda, che racconta della passione per la Francia che condivideva con il marito e che rappresenta il profumo ideale per trasmettere l'intimità – di una coppia come di una famiglia. Tornando alla corniola, la dietista Silvia Santinato di Cornedo Vicentino ha fatto delle prove su un campione di sportivi e di lavoratori con un fisico ben allenato: ha creato un piccolo gruppo di prova a cui ha somministrato tutti i giorni, per un mese, un estratto di corniole fresche. Il riscontro è stato un sorprendente miglioramento nel recupero della stanchezza fisica. “Un altro modo in cui consiglio questo frutto antico - spiega - è nell'alimentazione dei bambini: può essere una merendina home made realizzata con le corniole e con altri prodotti del territorio".

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